Chiamata diretta e ambiti territoriali: cosa cambia con l’avvio del nuovo anno scolastico

da Tuttoscuola

Il Parlamento, a larga maggioranza, ha approvato il disegno di legge che prevede l’abolizione degli ambiti territoriali e i connessi incarichi triennali ai docenti da conferire attraverso la “chiamata diretta” da parte dei dirigenti scolastici, previsti dalla legge 107/15. Il documento redatto da Flc Cgil, “Novità e questioni emergenti: cosa sapere prima della ripartenza”, ci aiuta fare un punto in vista dell‘avvio del nuovo anno scolastico.

Ricordiamo che nel luglio 2015 è stata approvata la legge 107/15 (La Buona Scuola), la quale:

– aveva introdotto gli ambiti territoriali (che verranno successivamente costituiti con decreto ministeriali) con i quali si raggruppa un insieme di scuole, anche di comuni diversi, prevedendo, obbligatoriamente, la titolarità dei docenti non più sulle singole scuole ma sugli ambiti. Questo sia per i futuri immessi in ruolo, sia per i docenti che, attraverso la mobilità, intendevano spostarsi perdendo obbligatoriamente la titolarità di scuola;

consentiva ai dirigenti scolastici di individuare i docenti necessari per la copertura dei posti vacanti nella propria scuola tra quelli titolari nell’ambito di appartenenza della scuola stessa, ritenendoli, in base ai requisiti in loro possesso, maggiormente rispondenti alle esigenze professionali del PTOF della scuola. Nei fatti con tale scelta, effettuata su base discrezionale da parte dei singoli dirigenti scolastici, si conferiva un incarico triennale nella scuola al singolo docente.

Già con il primo contratto integrativo sulla mobilità, successivo all’introduzione degli ambiti territoriali, i sindacati – come precisa Flc Cgil nel documento – si sono opposti con determinazione alla cancellazione della titolarità di scuola per tutti coloro che avessero presentato domanda di mobilità sia territoriale che professionale. La trattativa per la mobilità (che ha regolato i movimenti del 2016/2017, 2017/2018 e 2018/2019) si concluse con un compromesso: a seguito della mobilità, sia volontaria che d’ufficio, si poteva diventare titolari sugli ambiti come previsto dalla legge (se richiesti e quindi soggetti al successivo conferimento di incarico triennale da parte dei dirigenti scolastici), ma permaneva anche la possibilità di spostarsi e riacquisire una titolarità di scuola potendo esprimere nella domanda fino ad un massimo di 5 preferenze specifiche di scuola. Una possibilità che la legge negava (comma 73), ma ripristinata grazie al contratto e alla determinazione del sindacato.

Due contratti integrativi sul passaggio da ambito a scuola, nel 2017 e nel 2018, hanno posto criteri oggettivi alla chiamata stessa, gradualmente marginalizzando il ruolo decisionale del dirigente nella procedura delle operazioni.

Con l’ultimo contratto integrativo triennale riguardante sempre la mobilità, sottoscritto a marzo 2019, viene del tutto abolita la titolarità su ambito scolastico per tutti i docenti, compresi i futuri immessi in ruolo. Questo, o per effetto degli esiti della mobilità, oppure per automatica attribuzione a tutti i docenti della titolarità nella stessa scuola di servizio per effetto dell’incarico triennale avuto nei tre anni scorsi. Di conseguenza, e già dall’anno scolastico 2019/2020, non ci saranno più incarichi triennali (e quindi viene totalmente eliminata la chiamata diretta già fortemente ridimensionata negli anni precedenti) vista la definitiva scomparsa dei docenti titolari su ambito.

Con la legge approvata a luglio 2019, il Parlamento ha sancito in modo definitivo la cancellazione degli ambiti territoriali e la connessa “chiamata diretta” dei docenti da parte dei dirigenti scolastici. Si tratta di una modifica che, andando al cuore della legge 107/15, ne elimina definitivamente due disposizioni cardine dell’impianto ideologico, spacciate per opportunità meritocratica, ma rivelatesi negative nella loro attuazione e impraticabili nella tempistica delle operazioni. Si tratta di una conferma di quanto già fatto – con un costante lavoro di opposizione condotto nelle piazze e durante la trattativa per il rinnovo del CCNL – attraverso la contrattazione che aveva reso gli ambiti territoriali solo una sorta di connotazioni geografica, mentre la chiamata diretta non era mai decollata. In ogni caso, dopo i risultati ottenuti con il contratto, era indispensabile che il Parlamento abrogasse uno dei provvedimenti più controversi ed odiosi della legge 107/15, mettendo fine a un sistema discrezionale teso a disgregare i principi di garanzia ed equità nelle assegnazioni dei docenti e nella titolarità sulle sedi. Il CCNL è stato da questo punto di vista un cuneo nella legge 107/15, in particolare sul contrasto alla chiamata diretta e alle limitazioni nella mobilità, ma anche per cancellare il sistema premiale affidato anch’esso alla discrezionalità dei dirigenti scolastici e ricondotto alla contrattazione di scuola.

Il Senato si è espresso chiaramente: siamo in attesa che il provvedimento approdi alla Camera con risultati analoghi.