Concorso riservato… e per i giovani, si vedrà

Concorso riservato… e per i giovani, si vedrà

di Gabriele Boselli, consigliere CNPI

 

Tesi: il prossimo concorso a cattedre è un fatto positivo, dopo tanti anni di accesso per sola stagionatura; non è però configurato secondo uno scenario teleologico, non è pubblico ma di fatto riservato e vi sono ammessi solo laureati avviati verso la quarantina e selezionati da test solo in base alla capacità di ricordare.

 

Un positivo accenno di ritorno alla concorsualità degli accessi

E’ certamente buona cosa che, dopo vent’anni di accesso a posti di insegnante solo per “diritto di stagionatura” in interminabili graduatorie ad esaurimento, un barlume di correttezza costituzionale (“ai posti pubblici si accede mediante concorso”) torni a regolare l’accesso al posto. Al Ministro Profumo, al Sottosegretario Rossi Doria e al Direttore Stellacci va dato atto di aver agito con forte volontà e vincendo con un duro e intelligente lavoro molte resistenze. Ma non ce l’hanno fatta del tutto: non si tratta di un vero e proprio pubblico concorso e i più giovani (quelli con meno di 35 anni) ne sono di fatto esclusi.

Eppure i giornali sono in questi giorni pieni di notizie sulle manifestazioni dei precari d’annata contro il “concorsone”: i concorsi –affermano- si facciano dopo che tutti noi avremo ottenuto un posto. Ovvero tra altri dieci anni.  Umanamente si può comprendre, ma quelli che avrebbero ben più ragione di protestare sono i giovani laureati dopo il 2002 (dunque non più giovanissimi) i quali sono esclusi anche da questo concorso. Per loro ce ne sarà un altro, ma non prima di altri due anni; campa cavallo che l’erba cresce. I giovani migliori non staranno ad aspettare e cercheranno altre strade, lasciando le aule a chi non può far altro che attendere.

 

L’idea mancante e le contingenze del suo non accadere

Nelle bozze di bando presentate al Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (si chiama ancora così, “pubblica”) manca un ritratto ideale di docente, una rappresentazione delle qualità umane, culturali, magistrali che questi dovrebbe detenere. Come presidente del comitato CNPI per la scuola secondaria di II grado ho cercato di fare il possibile per proporne uno ma dati i tempi, considerando che si sta appena cominciando a uscire dalla tristissima era gelminiana e che pertanto anche solo un po’ di filosofia dell’educazione potrebbe risultare mortale al debolissimo corpo scolastico, in quella sede si è ritenuto che fosse chiedere troppo.

Il CNPI ha comunque licenziato il 21 di questo mese un proprio parere –ampiamente raccolto- sulla bozza presentata dal MIUR circa i programmi, le prove d’esame e la valutazione dei titoli de prossimo concorso per la copertura di cattedre e posti nelle scuole dell’infanzia, del primo e secondo ciclo di istruzione. Sono 12.000 posti, la metà di quelli probabilmente vacanti nei due anni di riferimento. Il resto sarà coperto con le vecchie graduatorie ad esaurimento, fitte di giovani sessantenni.

 

Un concorso riservato

Questo concorso ha comportato fin nelle sue fasi preliminari un lavoro piuttosto oneroso sia per l’Amministrazione che per il CNPI; questo per l’accelerazione con cui il Ministro ha ritenuto di procedere nonchè per le pesanti contro-pressioni esercitate dagli iscritti ai vari sindacati. Un concorso pubblico (benché di fatto riservato) non si teneva da una quindicina d’anni e i precari si erano ormai convinti che il “diritto di stagionatura” in graduatoria avrebbe sempre automaticamente prevalso sul diritto dei ragazzi ad avere gli insegnanti migliori e su quello dei giovani di valore ma non in graduatoria di potersi dedicare all’insegnamento. Il fatto è che i precari storici (molti anche in età avanzata) sono iscritti ai sindacati mentre i giovani laureati che aspirano ad entrare nella scuola generalmente non lo sono. E non vanno in piazza a protestare. Ergo, questo concorso li vede del tutto fuori.

 

La prova preselettiva

Dopo le brillanti e unanimemente apprezzati esiti dei concorsi a posti di dirigente tecnico, di dirigente scolastico e dell’accesso al TFA, anche questo concorso non poteva sottrarsi alla selezione secondo quiz. Saranno 50, con quattro opzioni di risposta ciascuno: 18 “logici”, 18 di comprensione del testo, 7 di competenze digitali e 7 linguistiche, individuati in modo automatico su 3.500 ipotesi di domanda rese note su internet alcune settimane prima, in tempo per essere memorizzate. Per superare questa fase concorsuale, occorre ricordare o indovinare 35 risposte.

Si tratta di un tipo di prova che privilegia il “pensare conforme” ed esclude strutturalmente il pensare critico e creativo (1). Ne usciranno vincitori i soggetti dal pensiero veloce e seriale ma con minori capacità in termini di pensiero divergente, di pensiero proprio, poiché l’importante non sarà discernere ma ricordare (le risposte giuste saranno rese note prima della prova). Chi supera i quiz ha elevata probabilità di ottenere un posto.

I Maestri dovrebbero sì avere buona memoria, ma anche alta capacità di pensare in proprio. Dote, quest’ultima, che dai quiz non può venir fuori.

 

(1) Vedi il focus da me curato Studio sulle possibili fondazioni fenomenologiche di una valutazione “di sistema” scientificamente attendibile e condivisibile dalle scuole  in Encyclopaideia n.30, Bononia University Press, Bologna, 2011.

 

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