da Il Sole 24 Ore
di Eu.B.
Tra le tante carenze che sta flagellando l’inizio dell’anno scolastico anche nel Lazio ce n’è una che trasversale alle scuole di ogni ordine e grado. E che sta turbando il sonno di centinaia di famiglie. Si tratta dell’assenza degli insegnanti di sostegno per bambini con disabilità anche gravi e con certificazioni ex lege 104/92. Un’emergenza vecchia che sta assumendo connotati nuovi, quanto meno dal punto di vista numerico, e che sconta l’assenza di un direttore generale al vertice dell’Ufficio scolastico regionale.
Andiamo con ordine e partiamo dalle segnalazioni che l’Anp Lazio sta ricevendo quotidianamente. Ad esempio all’istituto di istruzione superiore Lombardo Radice (Roma Sud, zona Anagnina) ci sono ancora 5 cattedre scoperte sul sostegno (pari al 25% dell’organico) con giorni e giorni di convocazioni andate deserte. Se ci spostiamo di qualche chilometro, nel quadrante est della capitale, il quadro non cambia: all’istituto comprensivo di via Aretusa (La Rustica) mancano 4 posti comuni e 6 di sostegno. Più altri 3 alla secondaria.
Ma va così anche in centro. Dall’Istituto Celasio Caetani, in pieno quartiere Prati, segnalano che non ci sono diversi prof e anche che non è mai stata realizzata una serie di interventi urgenti sulle strutture: dalle porte tagliafuoco all’abbattimento delle barriere architettoniche. All’Itis Giuseppe Armellini, a due passi dalla basilica di San Paolo, oltre ai docenti (di sostegno e comuni) manca ancora una cinquantina di banchi con relative sedie. Per non parlare delle sedi senza un capo segreteria. Come l’Istituto comprensivo Lucio Fontana (Labaro, Roma Nord) che si trova a farne a meno da cinque anni.
Ad aggravare il quadro, come detto, nel Lazio c’è anche la situazione di vacatio in cui versa l’Ufficio scolastico regionale. L’ex direttore generale, Gildo De Angelis, è andato in pensione a fine luglio e la nomina del suo successore (individuato dall’ex ministro Marco Bussetti in Jacopo Greco) si è arenata dopo i rilievi della Corte dei conti. Nel frattempo il nuovo titolare del Miur, Lorenzo Fioramonti, ha fatto approvare in Consiglio dei ministri lo stop alla riorganizzazione del ministero – che avrà effetto a cascata anche sugli Usr scoperti, vale a dire Lazio, Sicilia, Liguria e Abruzzo – voluta dal suo predecessore e mai andata a buon fine. Se ne occuperà lui ma a sentire Mario Rusconi, presidente dell’Anp Lazio, «considerando che il nuovo regolamento dovrà andare a Consiglio di Stato, Corte dei conti e Consiglio superiore della pubblica istruzione per riempire la casella vacante ci vorranno, nella migliore delle ipotesi, otto mesi. Un anno e mezzo nella peggiore».
Decisamente troppi. Anche perché senza un capo dell’Usr è molto più difficile trovare un dirigente o un funzionario che si assuma la responsabilità di autorizzare la divisione di una classe o avallare una deroga sul sostegno. Con gli effetti nefasti, per scuole e famiglie, che abbiamo provato a riassumere.