Nadef e scuola: poche aperture sul futuro e tanti «ripescaggi»

da Il Sole 24 Ore

di Ilaria Ricci

Poco più di cinquanta righe, qualche apertura sul futuro (ad esempio sulla valorizzazione economica del ruolo dei docenti) e molto ripescaggio dal (recente) passato.
Per il mondo dell’istruzione la Nota di aggiornamento al Def approvata ieri a Palazzo Chigi non prospetta rivoluzioni. Ma qualche annuncio e molto “ripescaggio” di politiche già avviate nella precedente esperienza di governo lasciate a metà dall’ex ministro Bussetti (in qualche caso, come quello del decreto precari, anche per i “no” pronunciati dai 5 Stelle) che ora Fioramonti sembra voler portate a casa. Ecco dunque che rispuntano l’Agenzia nazionale per la ricerca, più volte annunciata dall’ex ministro leghista, così come la revisione dell’accesso ai corsi di laurea a numero programmato, cavallo di battaglia di diversi inquilini di viale Trastevere che, però, ha sempre incontrato, soprattutto per la facoltà di Medicina, le perplessità dei rettori universitari.

Gli impegni per la scuola
Ma andiamo per gradi. La parte relativa al mondo istruzione si apre con la questione delle «classi pollaio» che vanno «limitate». Un tema su cui i 5 stelle si erano già spesi in Parlamento durante il primo governo Conte. A farlo era stata la deputata Lucia Azzolina, oggi sottosegretario, che ha presentato un disegno di legge in materia ora pronto, forse, per un cammino più veloce. Secondo punto: valorizzare «anche economicamente» il ruolo dei docenti. Fioramonti ha già promesso un aumento a due zeri per i prof nel prossimo rinnovo contrattuale. Lo stesso, a dire il vero, aveva fatto anche Bussetti che aveva anche annunciato di voler trovare le risorse nella legge di bilancio per il 2020. Ora toccherà all’attuale responsabile dell’Istruzione farlo. Ad una prima lettura della Nota varata lunedì i soldi ancora non sono sul piatto. Occorrerà attendere il testo della legge di bilancio che sarà presentata in ottobre. Sarà, come sempre, corsa contro il tempo per accaparrarsi le risorse fra Ministeri. E Fioramonti dovrà convincere Mef e Funzione Pubblica che la scuola è una priorità. Molto del consenso che in queste ore ruota, anche sui social, attorno alla figura del neo ministro nasce dalla speranza di una vera inversione di tendenza sugli stipendi.

Le altre misure annunciate
La Nota di aggiornamento al Def parla anche di potenziamento del Piano nazionale per l’edilizia scolastica. Qui Fioramont ha già promesso un ufficio ad hoc per supportare di più gli enti locali nella progettazione. Il precedente governo aveva previsto stanziamenti, per la prima volta, proprio a questo scopo. Fioramonti sembra voler garantire attraverso le strutture Miur un maggior supporto logistico. Gli enti locali sono spesso in difficoltà, infatti, al momento di mettere in piedile gare di appalto e di progettaregli interventi.
Occorrerà poi garantire, annuncia il Governo, con le Regioni, «la gratuità degli asili nido e dei micro-nidi, ampliandone l’offerta soprattutto nel Mezzogiorno nonché quella del percorso scolastico per gli studenti provenienti da famiglie con redditi medio-bassi». Molto chiaro il primo punto su cui anche il premier Conte e la ministra per la Famiglia Elena Bonetti si sono già spesi. Meno il secondo: la scuola, di fatto è già gratuita o quasi. Sui nidi pende, ovviamente, il nodo risorse. E, al di là della gratuità, ad oggi a mancare sono spesso i posti. Servirà un piano complessivo. Ripartendo, magari, dal progetto 0-6 anni della Buona scuola che procede a rilento.
«Saranno contrastati infine la dispersione scolastica e il bullismo», cita ancora la Nota di aggiornamento al def. La dispersione resta un tema cruciale per l’Italia, seppur in diminuzione come dimostrano i dati pubblicati recentemente dal Miur. Quanto al bullismo, il Ministero ha da tempo avviato piani specifici di intervento, ma il tema è sempre attuale, le cronache parlano choaro, e va di pari passo con il ritorno i classe dell’educazione civica che per ora, però, resta al palo dopo il rinvio della sua reintroduzione al 2020.
«Per garantire una maggior funzionalità e qualità del sistema nazionale di istruzione e formazione si rende opportuno ripensare i percorsi di formazione e abilitazione del personale docente», annuncia il governo che presenterà alle Camere un disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica. Il Ddl arriveràa gennaio.

Ricerca e università
Quanto al sistema della ricerca «va potenziato, favorendo un più intenso coordinamento tra centri universitari ed enti di ricerca, nel segno dell’internazionalizzazione». Il sistema di reclutamento nelle istituzioni di alta formazione e di ricerca «va allineato ai migliori standard internazionali e va rafforzato anche attraverso l’istituzione di un’agenzia nazionale, sul modello di quelle già attive in altri paesi europei». Qui Fioramonti dovrà portare a casa, insomma, l’Agenzia più volte annunciata da chi lo ha preceduto e mai istituita. Il governo vuole poi «ripensare il modello di accesso ai corsi di laurea a numero programmato». Da Renzi in poi una promessa fatta da tutti e finora mai mantenuta.
L’ultima parte del testo ricorda quanto fatto dal precedente governo (di cui Fioramonti faceva parte): il bando per la selezione di 120 docenti esperti in materia di scuola digitale, il via libera, a luglio, all’assunzione fino a 53.627 docenti, per la copertura di altrettanti posti vacanti e disponibili in dotazione organica, gli accordi con la Bei (Banca europea per gli investimenti) sui mutui per ristrutturare le scuole, le nuove regole per l’inclusione dei disabili (frutto di un lungo lavoro dell’allora sottosegretario Salvatore Giuliano oggi tornato a scuola a fare il dirigente scolastico).

I concorsi già previsti
Poi l’annuncio: entro la fine del 2019 sarà bandito un concorso ordinario per coprire 16.959 posti della scuola dell’infanzia e primaria. Che però era già stato previsto da Bussetti. Così come, si legge, tra il 2019 e il 2033 sono previste risorse per l’edilizia scolastica: 1.410 milioni per la messa in sicurezza e l’adeguamento anti-incendio degli edifici scolastici e 1.020 milioni per l’adeguamento delle strutture per rischio sismico. Anche queste ereditate dal (recente) passato.