XI rapporto Osservatorio nazionale internazionalizzazione delle scuole e mobilità studentesca

Il 1 ottobre, presentazione al Ministero dell’Istruzione del Rapporto 2019 dell’Osservatorio

SCUOLE PIU’ INTERNAZIONALI? 10.200 STUDENTI ALL’ESTERO (+ 38% DAL 2016) E INDICE DI INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE SCUOLE IN AUMENTO

La ricaduta sociale dell’investimento in borse di studio nella formazione internazionale dei giovani al centro dell’indagine di quest’anno

1 ottobre 2019_ A dieci anni di distanza dalla nascita dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca della Fondazione Intercultura, le scuole italiane mostrano di aver intrapreso un passo deciso verso l’apertura internazionale. In uno scenario che vede l’indice medio di internazionalizzazione[1] delle scuole secondarie superiori continuare la sua crescita (44 punti, + 2 vs 2016 e + 7 vs 2009), la parte del leone è svolta dalla forte crescita del numero di studenti che frequentano un anno scolastico all’estero (o un periodo di almeno tre mesi); Fondazione Intercultura e Ipsos stimano questo numero in 10.200 studenti, (+38% sul 2016, ma soprattutto +191% sul 2009, anno di attivazione dell’Osservatorio).

Un numero decisamente in aumento anche grazie all’ampia offerta di borse di studio promosse da Intercultura negli ultimi 45 anni (onlus grazie alla quale sono all’estero attualmente 2.250 adolescenti). Le borse di studio danno accesso a un’esperienza che marca un segno deciso nella vita delle generazioni più giovani che si laureano con più facilità (86%) dei loro coetanei, trovano o cambiano più agevolmente lavoro (79%), e diventano indipendenti dalla famiglia più presto rispetto al resto della popolazione italiana (solo il 14% vive ancora in famiglia).

Ad illustrare e commentare i dati dell’XI rapporto dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca della Fondazione Intercultura si sono ritrovati oggi presso la sede del Ministero dell’Istruzione Carmela Palumbo, Capo Dipartimento per il Sistema Educativo e di Istruzione e Formazione del MIUR, Antonello Giannelli, Presidente dell’ANP (Associazione Dirigenti Scolastici), Maurizio Franzini, Professore ordinario di Politica Economica nell’Università di Roma “La Sapienza” e membro del consiglio ISTAT, Elena Garcea, Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, Salvatore Gulì, Responsabile welfare e servizi del Gruppo ENAV, Roberto Ruffino, Segretario Generale della Fondazione Intercultura e Nando Pagnoncelli, IPSOS.

Roberto Ruffino, Segretario Generale della Fondazione Intercultura: “E’ un risultato importante quello che emerge dalla rilevazione di quest’anno: in solo un decennio quasi il 200% di famiglie in più ha deciso di investire nella formazione internazionale dei propri figli, in molti casi grazie a una borsa di studio senza la quale non sarebbero mai partiti per un’esperienza i cui benefici sono tangibili nella crescita personale e scolastica dell’adolescente. Per far sì che il cammino verso l’internazionalizzazione è necessario essere davvero convinti riguardo all’utilità delle attività volte alla formazione delle generazioni di domani che dovranno essere in grado di sapersi muovere con sicurezza e competenza in un mondo sempre più connesso e globalizzato”.

Salvatore Gulì del Gruppo ENAV ha dichiarato: “ENAV è ormai una realtà internazionale e abbiamo ben chiaro che integrazione e multiculturalità sono due pilastri fondamentali per le nuove generazioni e per formare i professionisti del futuro. Peraltro, ritengo che le grandi imprese debbano avere anche un ruolo sociale oltre che di sviluppo del business e le sinergie che da tempo sviluppiamo con Intercultura a vantaggio dei giovani sono un esempio concreto della responsabilità sociale del Gruppo”.

L’INDAGINE IN BREVE

Il risultato più evidente della rilevazione 2019 dell’Osservatorio effettuata su un campione di 400 Dirigenti Scolastici delle scuole secondarie superiori (rappresentativo dell’universo di riferimento per tipologia di scuola e area geografica) è dunque il deciso aumento del  numero degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado che sono partiti dall’Italia per trascorrere almeno tre mesi di studio all’estero nell’anno scolastico 2018-2019, circa 10.200 (+38% rispetto al 2016, ma soprattutto +191% sul 2009, anno di attivazione dell’Osservatorio).  Circa la metà delle scuole (54%, +7% vs 2016) attesta che almeno uno dei propri studenti ha trascorso un periodo di studio individuale durante l’anno appena terminato: l’aumento degli studenti in uscita (la maggior parte per l’intero anno scolastico, 6.100 stimati) ha generato una scelta verso destinazioni diverse rispetto alle classiche anglofone che rimangono comunque prevalenti (USA al 24% in discesa dal 38% di tre anni fa; Spagna all’11%, Regno Unito al 10%, Canada al 7%, ma anche i Paesi del Centro-Sud America al 5%, l’Est Europa al 4%, la Cina all’1%). Sono soprattutto femmine (61% vs 39% di maschi) e provengono in prevalenza dai Licei (74%, +4% dal 2016), ma anche – e in crescita – da Istituti Tecnici (30,7%+7%), e Professionali (27%, +12%). Dal punto di vista della distribuzione geografica, si registra un buon riscontro anche nelle regioni del Sud (43%, +12% dal 2016), dove la mobilità studentesca individuale sinora era stata meno diffusa. Aumenta parallelamente anche il numero degli studenti stranieri che partecipano a programmi di mobilità individuale in Italia, dai 2.800 due anni fa ai 4.500 di quest’anno.

Se, dunque, da una parte si afferma una consapevolezza sempre più decisa da parte di studenti e famiglie verso la necessità di vivere un’esperienza internazionale (ma solo il 46% dei docenti la apprezza pienamente, -3 punti dal 2016), nel complesso le scuole secondarie di secondo grado in Italia continuano nel proprio percorso di progressiva apertura verso l’estero. L’indice di internazionalizzazione guadagna infatti 2 punti in più rispetto al 2016 (da 42 a 44), ma soprattutto 7 punti in più rispetto ai 37 del 2009. In particolare cresce la base delle scuole coinvolte, (diminuisce dal 46% del 2016 all’attuale 33%, la percentuale delle scuole con un indice medio-basso, con una scarsa propensione o capacità di attivare azioni di internazionalizzazione (individuate con un punteggio inferiore a 37); calano proprio le scuole con indice più basso (inferiore a 25) che passano dal 20% del 2016 al 12% del 2019, segno di una distribuzione più omogenea sul territorio nazionale di istituti aperti all’internazionalizzazione.

Tra queste, Licei e IIS continuano ad essere le tipologie di scuola maggiormente internazionalizzate, tuttavia sono Istituti Tecnici (+7) e Scuole professionali (+4) a evidenziare un cambio di passo nella rilevazione 2019, espandendo così il fenomeno tra la popolazione degli studenti e rendendolo meno elitario/più accessibile a tutti. Non è un caso che vi è la consapevolezza tra la metà dei dirigenti scolastici della possibilità di poter accedere a una borsa di studio (Intercultura ne mette a disposizione più di 1.500 ogni anno). Dal punto di vista geografico cala di 3 punti l’indice complessivo delle scuole del Centro dopo un 2016 in cui risultavano le meglio posizionate; ai primi posti troviamo Nord Ovest (+3) e Nord Est (+5). Il Sud si conferma l’area meno aperta, ma mostra un indice in crescita di 4 punti.

Tra le altre iniziative di internazionalizzazione, si segnala l’aumento della mobilità di gruppo (+3% dal 2016), gli stage di studio all’estero (79% vs il 64% di tre anni fa), la realizzazione di corsi che educhino alla cittadinanza europea (dal 61% all’85%), il CLIL (l’insegnamento in lingua straniera in discipline non linguistiche) che coinvolge oggi il 72% delle scuole (vs 66% del 2016). È anche grazie a questo scatto in avanti di molte scuole che l’indice medio di internazionalizzazione è potuto aumentare. L’obbligatorietà degli insegnamenti di tipo CLIL sta dando i primi effetti: la speranza è che questa iniziativa non venga considerata da presidi, docenti e studenti una mera attuazione di obblighi di legge, ma possa invogliare sempre più scuole secondarie di secondo grado in Italia ad intraprendere un percorso di piena apertura verso l’estero

L’INVESTIMENTO IN BORSE DI STUDIO[2] PER FAR RIPARTIRE L’ASCENSORE SOCIALE

Negli ultimi decenni l’Italia ha registrato un profondo cambiamento. Diventare adulti è sempre più difficile: la vita oggi segue più di rado le tappe tipiche delle generazioni precedenti, quando diventare adulti era un percorso cadenzato da momenti chiave chiari. Oggi queste tappe sono mischiate e non sempre raggiunte e sempre più spesso i giovani devono percorrere una strada più lunga e tortuosa per raggiungere l’autonomia nei confronti del nucleo familiare d’origine.  In questo contesto l’apertura internazionale dei giovani che accettano la sfida di vivere per un periodo all’estero rappresenta un’opportunità unica per arginare questo momento di criticità. Gli studi effettuati sugli ostacoli alla mobilità indicano come prima causa della mancata partecipazione il costo elevato. Per questo Intercultura ha istituito da oltre 45 anni un sistema di borse di studio per permettere la partecipazione a chi non avrebbe i mezzi economici.

Oggi oltre il 78% dei partecipanti ai programmi di mobilità studentesca di Intercultura intervistati per la ricerca dice che senza la borsa di studio non avrebbe avuto la possibilità di vivere l’esperienza all’estero

Questo processo di democratizzazione generato dall’offerta di borse di studio e teso a diminuire la forbice di disuguaglianza economica sociale tra le famiglie genera un impatto sulla società italiana che ha bisogno di soggetti autonomi, indipendenti, attivi nell’agire e in grado di impossessarsi di un ruolo nel mercato del lavoro.

L’86% dei borsisti Intercultura è laureato (una percentuale molto superiore alla media sia nazionale che UE) e il 79% dichiara di aver sempre trovato o cambiato lavoro con facilità (contro il 45% del gruppo di controllo), e di avere già raggiunto un livello di benessere socio-economico più elevato di quello della famiglia di origine (dichiarato dal 41% del campione) e migliore dei coetanei che non hanno vissuto la stessa esperienza (vs 23%). Le scelte in ambito lavorativo degli ex partecipanti a un programma di studio all’estero con una borsa di studio testimoniano una maggiore attitudine e sensibilità verso l’ambito sociale: il 26% ha un’occupazione in tale contesto, di cui il 14% in organizzazioni non profit o istituzioni (contro il 3% circa della popolazione. Fonte Istat 2017). Il 12% lavora in ambito educativo, contro il 7% circa della popolazione (fonte Istat 2017).

La sensibilità verso la società è inoltre testimoniata dal 43% che ha svolto attività di volontariato nell’ultimo anno (contro il 13% della popolazione. Fonte Istat 2018). La maggior capacità di diventare soggetti autonomi e indipendenti è confermata dal fatto che solo il 14% vive ancora con la famiglia di origine, un dato largamente inferiore alla media. Sono inoltre persone con maggior apertura internazionale: il 72% viaggia all’estero regolarmente e il 46% ha fatto un’esperienza di lavoro all’estero.

Grazie alle borse di studio Intercultura, migliaia di persone hanno potuto raggiungere un livello di benessere socio-economico non solo più elevato di quello della loro famiglia d’origine, ma anche migliore di quello dei loro coetanei che non hanno fatto un’esperienza all’estero durante le superiori. Un percorso di successo che conduce ad una felicità percepita molto alta (il 96% dei borsisti Intercultura si dichiara molto felice, contro il 69% del totale della popolazione italiana e il 71% tra la popolazione di 18-34 anni; fonte dati sondaggi Ipsos 2018).

Nello scenario descritto fin qui appare strategico il ruolo delle aziende sponsor: senza il loro appoggio sarebbero molti meno i ragazzi che avrebbero intrapreso questo percorso di vita. L’88% degli ex partecipanti al programma all’estero grazie a una borsa di studio dà un giudizio molto positivo a questo tipo di iniziativa e, in generale, il 96% di entrambi i campioni intervistati ritiene che il coinvolgimento delle borse di studio abbia un riflesso positivo o molto positivo sulla reputazione delle aziende coinvolte.

L’Osservatorio Nazionale sull’internazionalizzazione della scuola e la mobilità studentesca è stato creato nel 2009 dalla Fondazione Intercultura Onlus per il dialogo tra le culture e gli scambi giovanili internazionali. Si propone di documentare quanto avviene in Italia in questo settore e di stimolare l’apertura delle scuole all’Europa e al resto del mondo.  Collaborano a questo progetto la Direzione Generale per gli Affari Internazionali del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, l’Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola. La rilevazione dei dati è affidata a IPSOS e viene ripetuta con frequenza annuale. Sul sito www.scuoleinternazionali.org sono disponibili gli abstract dei dati delle ricerch.e


[1] L’indice di internazionalizzazione fornisce un’indicazione del livello di internazionalità delle scuole intervistate, che si basa sulla loro capacità e volontà di partecipare a progetti di portata internazionale, oltre che di investire all’interno della propria scuola in attività che incentivino le relazioni con altre scuole estere o che implementino progetti rivolti a migliorare la conoscenza della cultura e delle lingue straniere. Le variabili utilizzate per la costruzione dell’indice sono le seguenti:

Numero di lingue straniere insegnate presso l’istituto; Insegnamento linguistico extra-curriculare; Attivazione insegnamento CLIL in qualche materia; Adesione ai progetti europei/internazionali nel corso dell’anno scolastico; Adesione ai progetti europei/internazionali in passato; Realizzazione di scambi di classe; Partecipazione a gemellaggi con scuole straniere; Adesione a progetti di solidarietà con scuole di Paesi in via di Sviluppo; Gli studenti hanno svolto stage di studio all’estero; Hanno studenti che frequentano un anno/semestre/trimestre scolastico all’estero; Accolgono studenti stranieri che frequentano un anno/semestre/trimestre scolastico presso l’istituto; Presenza di studenti appartenenti a gruppi linguistici diversi; Numero di classi coinvolte sui diversi progetti; Partecipazione attiva del corpo docenti ai progetti che riguardano gli studenti; Partecipazione del corpo docenti ad incontri con docenti stranieri; Organizzazione di corsi/lezioni di educazione alla cittadinanza; Auto valutazione del grado di internazionalizzazione della scuola

[2] indagine compiuta da IPSOS su 122 ex borsisti che hanno usufruito della borsa di studio Intercultura tra il 2000 e il 2012, e 250 interviste al gruppo di controllo -studenti selezionati con un profilo omogeneo agli ex borsisti tra categoria sociale, reddito e rendimento scolastico, ma che non hanno fatto l’esperienza di studio all’estero in età adolescenziale