I HAVE A DREAM

9 NOVEMBRE – 7 DICEMBRE 2019

IN ANTEPRIMA A ROMA PRESSO 

SPAZIO5 DI VIA CRESCENZIO 99/D

PER IL PROGETTO:

HISTORY & PHOTOGRAPHY 

LA STORIA RACCONTATA DALLA FOTOGRAFIA

PRODOTTA PER I 50 ANNI DELL’ASSASSINIO DI MARTIN LUTHER KING (4 APRILE 1968) 

I HAVE A DREAM

LA LOTTA PER I DIRITTI CIVILI E POLITICI DEGLI AFROAMERICANI

DALLA SEGREGAZIONE RAZZIALE A MARTIN LUTHER KING

Apre il 9 novembre 2019 dalle 16.00 a Spazio5, in anteprima per il pubblico di Roma, l’esposizione fotografica “I have a dream. La lotta per i diritti civili e politici degli Afroamericani. Dalla segregazione razziale a Martin Luther King”. In programma fino al 7 dicembre 2019, rivolta al grande pubblico e alle scuole, la mostra si compone di circa 200 immagini (di cui oltre 60 stampate e le altre a monitor) provenienti per la maggior parte dagli archivi di stato americani Library of Congress e US NARA – National Archives and Records Administration. In esposizione anche una serie di rare foto a colori degli anni ‘30 e le opere di alcuni dei più grandi fotoreporter statunitensi della Grande Depressione e del New Deal. La mostra fa parte del progetto History & Photography (www.history-and-photography.com), che ha per obiettivo raccontare la Storia con la Fotografia (e la Storia della Fotografia) valorizzando e rendendo fruibili al grande pubblico e ai più giovani gli archivi storico fotografici italiani e internazionali pubblici e privati. Alle scuole sono proposte visite guidate, foto-proiezioni dal vivo e l’innovativa possibilità di utilizzare in classe per fare lezione le immagini della mostra (anche una volta terminata) tramite una semplice connessione web, un link riservato e una password.

LA MOSTRA

Apre il 9 novembre 2019 alle 16.00 presso SPAZIO5 (www.spazio5.com) di via Crescenzio 99/d, in anteprima per il pubblico romano, la mostra “I have a dream. La lotta per i diritti civili e politici degli Afroamericani. Dalla segregazione razziale a Martin Luther King”. Realizzata per i 50 anni dell’assassinio di Martin Luther King (avvenuto il 4 aprile 1968), in programma fino al 7 dicembre 2019, l’esposizione racconta la condizione dei neri nelle campagne e nelle città degli Stati Uniti tra la fine della Guerra Civile Americana e gli anni sessanta del Novecento, soffermandosi in particolare sugli eventi che portarono al Civil Rights Act del 1964 (il quale pose fine a ogni forma di discriminazione legale basata sulla razza, il colore della pelle, la religione, il sesso o le origini in ogni aspetto della vita pubblica) e al successivo Voting Rights Act del 1965 (che restaurò la tutela del diritto di voto a tutti i cittadini americani). Rivolta al grande pubblico e alle scuole, la mostra si compone di circa 200 immagini (riproduzioni digitali da stampe originali o da negativi, di cui oltre 60 stampate e le altre a monitor) provenienti per la maggior parte dagli archivi di stato americani, in particolare Library of Congress e National Archives and Records Administration. Molte delle foto esposte sono state realizzate da alcuni dei più grandi fotoreporter statunitensi dell’epoca – tra cui Dorothea Lange, Lewis Hine, Arthur Rothstein, Marion Post Wolcott, Jack Delano, Gordon Park – impegnati nella documentazione degli Stati Uniti degli anni trenta e quaranta per conto del governo americano che teneva in grande considerazione la fotografia come strumento per capire le condizioni di vita dei propri cittadini, in particolare nel periodo della Grande Depressione seguita al crack delle borse del 1929. In esposizione anche una serie di riproduzioni di rare foto a colori, per lo più diapositive. Curata da Alessandro Luigi Perna (www.alessandroluigiperna.com) e prodotta da Eff&Ci – Facciamo Cose (www.effeci-facciamocose.com), esposta a Roma in partnership con l’agenzia AGR di Maurizio Riccardi (www.agrpress.it) e l’Istituto Quinta Dimensione, la mostra fa parte del progetto History & Photography (www.history-and-photography.com) che ha per obiettivo raccontare la Storia con la Fotografia (e la Storia della Fotografia) valorizzando gli archivi storici fotografici italiani e internazionali, pubblici e privati. Alle scuole sono proposte visite guidate, foto-proiezioni dal vivo e l’innovativa possibilità offerta ai docenti di utilizzare in classe per fare lezione le immagini della mostra (anche una volta terminata) tramite una semplice connessione web, un link riservato e una password. Per i suoi contenuti e i suoi aspetti innovativi in campo educational Rai Scuola ha definito il progetto History & Photography “un unicum in Italia (e forse nel mondo)” – http://www.raiscuola.rai.it/gallery-refresh/i-have-a-dream-la-lotta-per-i-diritti-civili-degli-afroamericani-dalla-segregazione-razziale-a-martin-luther-king/1616/0/default.aspx.

LA STORIA

Con l’abolizione della schiavitù avvenuta alla fine della Guerra Civile Americana si aprono prospettive nuove per gli Afroamericani che cominciano una migrazione in più ondate verso le città industriali del Nord e dell’Ovest. Ma scoprono presto a loro spese che tutta la nazione è impregnata di razzismo nei loro confronti: sono molteplici infatti le rivolte contro l’arrivo delle famiglie di colore nei quartieri delle città abitate dai bianchi. Alla libertà non segue poi l’integrazione razziale ne la parità concreta dei diritti che rimane di fatto sulla carta. Alla fine dell’Ottocento, dopo una serie di sentenze costituzionali, comincia infatti la segregazione in ogni ambito della società: nelle scuole, nei cinema, negli ospedali, ecc. Anche la possibilità di esercitare il proprio diritto di voto, soprattutto negli stati del Sud, diventa sempre più difficile, ostacolata da un’infinita quantità di impedimenti burocratici concepiti apposta per gli Afroamericani. È anche l’epoca d’oro del Ku Klux Klan e dei linciaggi, che negli stati del Sud continueranno fino agli anni ‘60 del ‘900. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la lotta per l’integrazione e il diritto di voto effettivo ovunque negli Stati Uniti prende nuovo vigore. A fare la differenza è la seconda metà degli anni ‘50, quando una serie di sentenze cominciano a demolire il sistema della segregazione nelle scuole. Ma è negli anni ’60 che finalmente l’obiettivo dell’effettiva parità è a portata di mano, quando si afferma il Movimento per i Diritti Civili degli Afroamericani capitanato da Martin Luther King – movimento non violento, sebbene le continue esplosioni di violenza a sfondo razziale sia da parte dei bianchi che dei neri. A favorirne il successo è il supporto dei bianchi progressisti (e delle star del cinema e della musica), il denaro fornito dai sindacati democratici e l’appoggio alla causa antirazzista prima del presidente John Fitzgerald Kennedy e poi, dopo il suo omicidio, del suo successore Lyndon B. Johnson. Con la fine degli anni sessanta finisce la segregazione dal punto di vista legale e vengono rimossi gli ostacoli al libero esercizio del voto degli Afroamericani. Ma i razzisti hanno la loro vendetta: il 4 aprile del 1968 infatti Martin Luther King viene assassinato.

IL CURATORE 

Alessandro Luigi Perna è un giornalista pubblicista, un consulente (editoria, fotografia, comunicazione) e un curatore e organizzatore di iniziative con la fotografia sia contemporanea che storica, sia rivolte al grande pubblico che a scuole e università. È specializzato inoltre nella valorizzazione e promozione di archivi di fotografi, agenzie, case editrici, musei, aziende. Fornisce servizi di consulenza a fotografi (progettualità, comunicazione, cura e organizzazione) e gallerie espositive (direzione artistica, organizzazione, gestione spazi, comunicazione). In curriculum ha moltissimi articoli di fotografia, numerose interviste a grandi fotografi internazionali, alcuni volumi fotografici, decine di mostre realizzate con enti pubblici e privati, la cura di tre festival. È stato co-ideatore e co-curatore delle prime tre edizioni di Memorandum – Festival della Fotografia Storica di Biella e Torino, co-curatore della sezione fotografica del festival Urbana di Biella e ideatore, curatore e co-produttore di All you need is photography! Unlimited Edition Photo Festival di Milano. Ha curato mostre in Triennale, Fondazione Stelline di Milano, Casa dei Tre Oci di Venezia, Museo di Arte Contemporanea di Lucca, Museo delle Scienze di Torino, etc. Ha realizzato mostre o fotoproiezioni con gli archivi fotografici di Fiat, Alenia, Pirelli, Olivetti, Unione Industriali Torino, L’Europeo – RCS, Touring Club, Società Geografica Italiana, Museo del Risorgimento di Torino, Musei Civici di Pavia, Università degli Studi di Torino – Museo della Facoltà di Antropologia, Museo del Calcio di Coverciano, etc. E con numerosi archivi internazionali publici e privati tra cui, tra gli altri, quelli dei Musei di Londra, degli US National Archives, della Library of Congress, della US Navy, del US Marine Corp, del Ministerio de Educación, Cultura y Deporte di Madrid, etc. Ha curato esposizioni di numerosi fotografi, viventi e non, tra cui Michel Comte, Roberto Polillo, Cesare Colombo, Romano Cagnoni, Giovanni Porzio, Giancolombo,  Frank Hurley, Gianfranco Moroldo, Santi Visalli, Guido Alberto Rossi, Nicola Ughi, etc. Ha esposto (occupandosi di promozione, coordinamento, organizzazione e/o produzione, etc.) mostre di: Magnum (collettiva), Bruno Barbey (Magnum), Herman Leonard, Pino Ninfa, Roberto Polillo, etc. Da qualche anno con il progetto History & Photography, realizzato in partnership con Eff&Ci – Facciamo Cose di Federica Candela, racconta la Storia della Fotografia e del mondo contemporaneo sia al grande pubblico che ai ragazzi delle scuole con mostre e foto-proiezioni.

EFF&CI – FACCIAMO COSE 

Fornisce servizi a chi opera nella cultura e nel sociale come enti pubblici e associazioni e propone agli artisti dal supporto alle loro esigenze espositive fino alla progettazione, cura, allestimento, esposizione e promozione delle loro mostre. Nel corso di questi anni ha organizzato presso la Casa di Vetro di Milano diverse iniziative espositive – personali e collettive di fotografia, pittura e scultura, di artisti italiani e stranieri. Nell’ambito del progetto History & Photography, di cui è partner e produttrice, ha realizzato numerose mostre di fotografia storica.

ISTITUTO QUINTA DIMENSIONE – SPAZIO5

Spazio5 è la sede dell’Istituto Quinta Dimensione che si propone alle aziende, al mondo dell’arte e della comunicazione mettendo a disposizione competenza, esperienza e professionalità. L’Istituto Quinta Dimensione è un’associazione senza scopo di lucro, che nasce dalla volontà di dare spazio a fotografi, artisti e scrittori fornendo loro la possibilità di presentare i propri lavori nel centro di Roma a costi contenuti. L’intento dei soci dell’Istituto è anche quello di preservare questo luogo, ora denominato Spazio5, ma già punto di ritrovo di innumerevoli artisti negli anni ’60 e ’70 col nome “Galleria Scalette Rosse”.

AGENZIA AGR DI MAURIZIO RICCARDI

Dal 1992, l’agenzia AGR di Maurizio Riccardi fornisce immagini di archivio e foto relative a notizie di cronaca, politica, economia, sport e spettacolo alle principali testate giornalistiche ed emittenti televisive, nazionali e internazionali. L’agenzia affonda le sue radici nel lontano 1945, quando subito dopo la Seconda Guerra Mondiale Carlo Riccardi inizia a comporre quello che sarebbe diventato il più grande archivio fotografico privato italiano: l’Archivio Riccardi. Iscritto presso la Sovrintendenza Archivistica del Lazio di Roma in qualità di Patrimonio di interesse nazionale, l’Archivio Riccardi è composto da oltre tre milioni di negativi originali e altrettante foto digitali, che ritraggono infiniti momenti più o meno noti della vita politica, sociale e di costume che hanno caratterizzato gli ultimi settanta anni di Storia italiana.

H&P RACCONTA L’EPOPEA DEI DIRITTI CIVILI

In occasione del cinquantenario dell’assassinio di Martin Luther King, avvenuto il 4 aprile del 1968 la mostra “I HAVE A DREAM. La lotta per i diritti civili degli Afroamericani. Dalla segregazione razziale a Martin Luther King” racconta la condizione dei neri nelle campagne e nelle città degli Stati Uniti tra la fine della Guerra Civile Americana e gli anni ‘60 del Novecento, soffermandosi in particolare sugli eventi che portarono al Civil Rights Act del 1964 (che pose fine a ogni forma di discriminazione basata sulla razza, il colore della pelle, la religione, il sesso o le origini in ogni aspetto della vita pubblica) e al successivo Voting Rights Act del 1965 (che restaurò la tutela del diritto di voto a tutti i cittadini americani). Rivolta al grande pubblico e alle scuole, l’esposizione si compone di circa 200 immagini (riprouzioni digitali da stampe originali o da negativi, di cui oltre 60 stampate e le altre a monitor) provenienti per la maggior parte dagli Archivi di Stato americani, in particolare Library of Congress e National Archives and Records Administration. Molte delle foto esposte sono state realizzate da alcuni dei più grandi fotoreporter statunitensi dell’epoca – tra cui Dorothea Lange, Lewis Hine, Arthur Rothstein, Marion Post Wolcott, Jack Delano, Gordon Park – impegnati nella documentazione degli Stati Uniti degli anni ’30 e ’40 per conto del governo americano che teneva in grande considerazione la fotografia come strumento per capire le condizioni di vita dei propri cittadini, in particolare nel periodo della grande depressione seguita al crack delle borse del 1929. In esposizione anche una serie di riproduzioni di rare foto a colori, per lo più diapositive. Curata da Alessandro Luigi Perna (www.alessandroluigiperna.com) e prodotta da Eff&Ci – Facciamo Cose (www.effeci-facciamocose.com), la mostra fa parte del progetto History & Photography (www.history-and-photography.com) che ha per obiettivo raccontare la Storia con la Fotografia (e la Storia della Fotografia) valorizzando gli archivi storici fotografici italiani e internazionali, pubblici e privati. Alle scuole sono proposte visite guidate, foto-proiezioni dal vivo e l’innovativa possibilità offerta ai docenti di utilizzare in classe per fare lezione le immagini della mostra (anche una volta terminata) tramite una semplice connessione web, un link riservato e una password.

DALLA GUERRA CIVILE A MARTIN LUTHER KING

Con l’abolizione della schiavitù avvenuta alla fine della Guerra Civile Americana si aprono prospettive nuove per gli afroamericani che cominciano in più ondate a emigrare verso le città industriali del nord e dell’ovest. Ma i cittadini di colore scoprono presto a loro spese che tutta la nazione è impregnata di razzismo nei loro confronti: sono infatti molteplici le rivolte di bianchi che si oppongono all’arrivo delle famiglie afroamericane nei loro quartieri. Alla libertà non segue poi l’integrazione razziale né la parità concreta dei diritti che rimane di fatto sulla carta. Alla fine dell’800, una serie di sentenze costituzionali locali e federali riassumibili nel concetto di “uguali ma separati” sanciscono sì la parità di diritti ma anche la segregazione, che si applica ovunque: nelle scuole, nei cinema, negli ospedali, etc. L’esercizio del diritto di voto poi, soprattutto negli stati del sud, diventa sempre più difficile, ostacolato da un’infinita quantità di impedimenti burocratici concepiti apposta per gli afroamericani. Il passaggio tra i due secoli è l’epoca d’oro del Ku Klux Klan e dei linciaggi, che negli stati del sud continueranno fino agli anni ’60 del ‘900. Dopo la seconda guerra mondiale, quando molti soldati neri tornano dal fronte dopo aver combattuto per sconfiggere la follia razziale nazista e giapponese,  la lotta per l’integrazione e il diritto di voto effettivo prende nuovo vigore. A fare la differenza è la seconda metà degli anni ’50, quando una serie di sentenze cominciano a demolire il sistema dell’apartheid nelle scuole. Ma è negli anni ’60, quando si afferma il  movimento per i diritti civili degli afroamericani capitanato da Martin Luther King, che finalmente l’obiettivo dell’effettiva parità è a portata di mano. A favorirne il successo è il supporto dei bianchi progressisti (e delle star del cinema e della musica), il denaro fornito dai sindacati democratici e l’appoggio alla causa antirazzista prima del presidente John Kennedy e poi, dopo il suo assassinio, del suo successore Lyndon B. Johnson. Con la fine degli anni ’60 finisce l’apartheid e vengono rimossi gli ostacoli al libero esercizio del voto degli afroamericani. Ma i razzisti hanno la loro vendetta: nell’aprile del 1968 infatti Martin Luther King viene assassinato. La violenza si prende la sua rivincita sulla non-violenza.

LA STORIA DEL COMMERCIO DEGLI SCHIAVI IN OCCIDENTE

Schiavi per natura o schiavi per legge. Gli schiavi greci rientrano nel primo caso, quelli romani nel secondo. In Europa lo schiavismo è abolito durante il medioevo, soprattutto grazie all’azione del papato. Ma il commercio è tollerato. E il principale mercato di schiavi è organizzato dai re di Francia nella città di Verdun, “la fabbrica degli eunuchi”. A esserne vittime sono soprattutto polacchi e lituani, a tenere le redini della tratta sono mercanti ebrei. I clienti invece sono arabi e turchi e li usano come muratori, contadini e rematori sulle galee. Chiunque siano di volta in volta gli interlocutori, Arabi e turchi in ogni caso il commercio degli schiavi a spese dei bianchi europei lo portano avanti su larga scala fino al XVIII secolo con una recrudescenza ai tempi di Napoleone. In particolare gli piace rapirli nei paesi slavi oppure razziarli sulle coste dell’Italia e in quelle spagnole. All’epoca è per questo che il Mediterraneo è considerato il “Mare della Paura”. Sono invece direttamente gli arabi a gestire gran parte del mercato degli schiavi in Africa. Li rivendono ancora integri fisicamente agli europei che li portano nelle Americhe, castrati ai loro clienti nordafricani e del medio oriente. Ecco perché si trovano discendenti di schiavi neri al di là dell’Atlantico ma non nel mondo mussulmano. Il commercio è autorizzato dal Corano. Maometto infatti ha degli schiavi presso di sé. E se li ha lui possono averli tutti. Solo negli anni ’60 del ‘900 lo schiavismo è abolito per legge nei paesi mussulmani dalle autorità coloniali europee, anche se molti iman locali la reputano un’imposizione indebita degli occidentali. Ai bianchi delle Americhe gli schiavi neri servono per sostituire le popolazioni locali, asservite e sterminate perché non reggono allo sfruttamento fisico e alle malattie portate dai conquistatori. In particolare ai bianchi del sud degli Stati Uniti servono nelle piantagioni, per produrre cotone a basso costo e rivenderlo alle industrie tessili inglesi, alimentando la rivoluzione industriale. I primi schiavi neri arrivano negli Stati Uniti (allora ancora colonie inglesi) nella prima metà del ‘600 come servi con l’obbligo di servire almeno 7 anni prima di essere liberati. Ma nell’illuminato ‘700 invece di migliorare la situazione peggiora e si passa dalla servitù alla schiavitù. La materia prima in carne e ossa si compra sulla Costa degli Schiavi tra il Senegal e il Benin. Oltre agli arabi, a rifornire i mercanti occidentali razziando le tribù dell’interno del continente sono in particolare due regni africani dalla pelle nera, sempre in guerra tra loro per il monopolio dell’infame commercio: il  regno del Dahomey e l’Impero Oyo – dotati di armi da fuoco, cavalleria e amazzoni.  A comprargli uomini e donne in  cattività e poi a gestirne il commercio nell’Oceano Atlantico sono compagnie commerciali francesi, olandesi, tedesche e inglesi. Fra tutte spicca la English Royal African Company, che vende schiavi alle colonie più disparate. Il commercio di persone via mare in occidente finisce progressivamente a metà dell’800 quando tutti i paesi europei si mettono d’accordo nel considerarlo atto di pirateria. Il primo paese delle Americhe ad abolire la schiavitù è Haiti, l’ultimo il Brasile. 

Titolo:

I have a dream. La lotta per i diritti civili e politici degli Afroamericani. Dalla segregazione razziale a Martin Luther King”

Una produzione di: 

Eff&Ci – Facciamo Cose 

In partnership allo Spazio 5 con:

AGR Press 

Istituto Quinta Dimensione 

A cura di: 

Alessandro Luigi Perna 

Per il progetto:

History & Photography – La Storia raccontata dalla Fotografia

Foto di:

N.A.R.A. – National Archives and Records Administration

Library of Congress

Archivi vari

INFORMAZIONI

Apertura al pubblico:

9 novembre 2019 – ore 16.00 / 20.00

Periodo di esposizione:

Dal 9 novembre al 7 dicembre 2019 

Giorni e orari:

Tutti i giorni dalle 16.00 alle 20.00 

Ingresso: 

€ 6,00

Visite guidate:

€ 12,00 (su appuntamento per un minimo di 10 persone)

Sede dell’esposizione:

Spazio 5

via Crescenzio 99/d 

00193 – Roma

Come arrivare:

Metro A, fermata Ottaviano

Tram 19 e autobus 81, capolinea Piazza Risorgimento

Autobus 492, fermata via Crescenzio/Piazza Risorgimento

Info per il pubblico: 

Tel: 348/4814089 

info@spazio5.com

www.spazio5.com

www.effeci-facciamocose.com

www.history-and-photography.com