Merenda vietata fuori dall’aula. Per i presidi è incubo sicurezza

da la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA – Niente ricreazione bimbi, non possiamo controllarvi. La tragedia di Leonardo, caduto, e poi morto in ospedale, dalla tromba delle scale delle scuole elementari Pirelli di Milano, ha scosso la scuola italiana. Lo racconta Paola Bellini, per esempio, dirigente scolastica di Cremona. In diversi istituti del Paese hanno scelto di cautelarsi così: non ci sono abbastanza bidelli ai piani, i venti minuti di sosta, intervallo, corsa e chiasso non si possono più fare. Si resta tra i banchi, pena consistente tra i sei e i dieci anni. Anche oltre, in verità.

Alla primaria “Virgilio” di Mestre a metà mattina non si esce dalla classe. Da mercoledì scorso la circolare della dirigenza illustra: “L’intervallo viene svolto sotto la stretta sorveglianza del docente in servizio. I collaboratori vigileranno al piano facendo particolare attenzione ai corridoi e agli accessi ai bagni”. I genitori sono insorti: “I nostri figli non sono carcerati”. Chiederanno a breve che si cambi la direttiva. La preside Anna Dello Buono al Corriere Veneto ha spiegato: “Non è semplice sorvegliare tutti gli alunni che si muovono per i corridoi, se qualcuno dovesse farsi male ne risponderebbbe la scuola”. La paura che si facciano male, la responsabilità della scuola.

Sempre a Mestre, pausa merenda rigidamente in classe anche alla “Jacopo Tintoretto”, località Carpenedo. Chi fa tempo pieno a scuola, resta in aula nell’intervallo: potrà uscire nell’ora di mensa, sempre sotto stretta sorveglianza. “Io li tengo in classe”, spiegano singole maestre, “qualsiasi inconveniente ne rispondo io”. È un’abitudine da diversi anni per le nostre scuole, d’altro canto, che s’incrocia con i pochi spazi all’aperto di molti plessi italiani. La tragedia di Milano, però, ha reso tutto più difficile.

Nell’Istituto comprensivo Calcedonia di Salerno la preside ha deciso di agire “nell’interesse primario della sicurezza degli allievi” adottando la turnazione per recarsi ai bagni “in modo da assicurare sempre la vigilanza degli studenti”. Si legge su questa circolare: “Se i bidelli non sono in guardiola o nei corridoi gli allievi di tutte le scuole non possono usufruire dei bagni individualmente”. Lo scorso 25 settembre duecento genitori della media “Paoli” di Modena, ancora, hanno organizzato un sit-in contro la ricreazione statica imposta. La tragedia di Milano non era ancora avvenuta, ma la preside ha preferito tutelarsi comunque. In alcune giornate, alla “Paoli”, gli studenti restano a scuola nove ore.

Elena Centemero, preside all’Istituto Vanoni di Vimercate, dice: “Tenere bambini e ragazzi in aula non è un bene, ma siamo tutti sotto organico. Nelle scuole italiane mancano sessantamila collaboratori scolastici. Sto chiedendo la possibilità di utilizzare lavoratori socialmente utili ai piani”. Mercoledì scorso i dirigenti scolastici hanno manifestato davanti al ministero dell’istruzione, a Roma: “Ottantottomila incidenti in un anno non bastano?”. L’Associazione nazionale presidi fa sapere: “Servono quattro collaboratori in più per ogni scuola, lo abbiamo detto alla viceministra Anna Ascani”.