AA.VV., La Rendicontazione sociale

M. Logozzo, D. Previtali, M.T. Stancarone, La Rendicontazione sociale, luglio 2019, 192 Pagine, Tecnodid

“ECCOCI… SIAMO LA SCUOLA!” COME RENDERE PUBBLICO IL VALORE“SOCIALE” DELLE SCUOLE

di Carlo De Nitti

La rendicontazione sociale è il modo – probabilmente l’unico esistente – per fuoriuscire dalla dimensione dell’autoreferenzialità che sovente ha caratterizzato l’agire scolastico. Rendicontare la propria azione agli Stakeholders significa dimostrare la validità del proprio operare ed anche, perché no?, il diritto ad esigere maggiori risorse ove questo agito sia efficace (oltre che efficiente) e che contribuisca a migliorare le condizioni dei fruitori del proprio servizio di istruzione e formazione.

Si deve alle sodali penne (tastiere?) di preclari esperti della materia – quali Monica Logozzo, Damiano Previtali e Maria Teresa Stancarone – ed ai tipi di Tecnodid, un pregevole recentissimo lavoro su di questo argomento di particolare attualità nel mondo della scuola: La rendicontazione sociale. Come rendere pubblico il valore della scuola Come rendere pubblico il valore della scuola (Napoli, 2019). La rendicontazione sociale, ovvero la pubblicizzazione presso le comunità territoriali di riferimento di quello che le istituzioni scolastiche dotate di autonomia progettano, realizzano e valutano. 

Questo volume a tre mani analizza puntualmente tutti i passaggi di cui la valutazione delle istituzioni scolastiche deve constare affinchè essa non sia un nuovo (ultimo?), mero adempimento formale, ma possa cambiare radicalmente, dal di dentro, le istituzioni scolastiche dotate, ormai da oltre venti anni, di autonomia funzionale alla progettazione ed alla realizzazione dell’offerta formativa (D.P.R. 275/99). A chi scrive piace sottolineare quanto sia assolutamente condivisibile la filosofia che anima gli Autori, sintetizzata da due mirabili citazioni latine (cfr. p.9): “primum non nocere” e ”festina lente”. “Intendiamo dire: la prima attenzione da porsi, per l’introduzione di qualunque novità, è premurarsi di non portare danno, ci si può affrettare, ma con la cautela necessaria” (p.9).  

Attraverso i suoi nove capitoli (corredati da un’utilissimaAppendice e da un’accurata Bibliografia) gli Autori ripercorrono con serietà e competenza pedagogica e giuridica la storia normativa della valutazione delle istituzioni scolastiche. L’autonomia delle istituzioni scolastiche funzionale alla progettazione della realizzazione dell’offerta formativa – delineata con la L. 59/97, definita con il successivo D.P.R. 275/99 ed assurtaal rango costituzionale con la riforma del Titolo V, novellato attraverso la legge costituzionale n° 3/2001 – avrebbe dovuto far approdare le scuole ad una dimensione non più autoreferenziale del loro lavoro, ma a farle essere sempre più espressione della comunità territoriale al servizio della quale esse sono ordinate: i portatori di interessi diffusi presenti sul territorio avrebbero dovuto essere parte in causa della progettazione, della definizione e della realizzazione dell’offerta formativa che si sarebbe configurata non già più come un’offerta di questa o quella scuola ma delle scuole del territorio agenti in perfetta sinergia tra loro e con gli altri enti istituzionali e non solo.

La scuola, cioè, avrebbe dovuto rendere conto di quanto veniva realizzando per lo sviluppo a trecentosessanta gradi della comunità, affinché potesse svilupparsi congiuntamente alla culturadell’autonomia, la cultura della valutazione delle scuole, fino ad allora estranee alla tradizione pedagogica italiana, ma molto presenti, per fare un esempio, nel modello e nella cultura scolastici

anglosassoni. Si parlava, illo tempore, di bilancio sociale. Esso doveva essere <il documento, da realizzare con cadenza periodica, nel quale l’amministrazione riferisce, a beneficio di tutti i suoi interlocutori privati e pubblici, le scelte operate, le attività svolte e i servizi resi […] deve rendere trasparenti e comprensibili le priorità e gli obiettivi dell’amministrazione, gli interventi realizzati e programmati, e i risultati raggiunti> (Direttiva del Ministro della Funzione Pubblica del 17.02.2006, citata a p. 17).

Al bilancio sociale sono dedicati i primi due capitoli del volume(Introduzione alla rendicontazione e Rendicontare nella Pubblica Amministrazione), i passaggi dall’autonomia fino alla rendicontazione sociale sono enucleati nel capitolo tre, Dall’autonomia scolastica alla rendicontazione sociale (cfr. pp. 35 – 47): infatti ”la rendicontazione nella scuola nasce ufficialmente con il Regolamento sul Sistema Nazionale di Valutazione (D.P.R. 80/2013)” (p. 35). All’art. 6 c. 1 lettera d, essa viene definita come “pubblicazione, diffusione dei risultati raggiunti, attraverso indicatori e dati comparabili, sia in una dimensione di trasparenza sia in una dimensione di condivisione e promozione al miglioramento del servizio con la comunità di appartenenza”.

La rendicontazione sociale non può non configurarsi come un percorso attraverso il quale una comunità professionale illustra la propria opera mirata al conseguimento degli obiettivi fissati: essonon può né deve essere un adempimento cartaceo tra i tanti cui la scuola è tenuta ad adempiere né un ulteriore documento da affiancare al Rapporto di Autovalutazione, al Piano di Miglioramento, al Piano dell’Offerta Formativa al Programma Annuale, al Conto Consuntivo alla Relazione del Dirigente Scolastico al Consiglio di Istituto ovvero quei documenti che, in teoria, rappresentano un’esplicita e formale dichiarazione degli impegni che la scuola assume in carico nei confronti della comunità territoriale al cui servizio si colloca ovvero un bilancio conclusivo che la scuola compie della sua attività per il conseguimento reale e fattivo degli oneri assunti. Chi vive e lavora nelle scuole di ogni ordine e grado sa bene che, sovente, sono solo pratiche rituali compiute da una ristretta minoranza di persone intorno al dirigente scolastico (il D.S.G.A. per la parte amministrativo – contabile di sua competenza, la funzione strumentale per il P.T.O.F. ed il docente vicario, se tutto va bene).

Proprio ai dirigenti scolastici, che nell’opera di costruzione della rendicontazione sociale di un’istituzione scolastica debbono essere sicuramente il fulcro, il punto di riferimento per tutte le altre componenti coinvolte, il volume qui presentato offre un illuminante vademecum affinché il lavoro sia compiuto da un gruppo eterogeneo sì, ma motivato e competente con una visionchiara e distinta, in quanto nessuno, lavorando da solo, puòcoltivare anche la mera speranza di risultare vincente: in campo educativo si vince soltanto tutti insieme sul terreno della qualità dei servizi offerti alla comunità territoriale di riferimento, che è contestualmente, qualità dei processi formativi, qualità degli apprendimenti, qualità dell’organizzazione che non può che essere  apprendere un’organizzazione che apprende, formata da “professionisti riflessivi”, come li chiamava già dagli anni Novanta Donald A. Schön in un testo giustamente molto famoso, divenuto un classico della letteratura sulla materia.

Valutare la qualità dei processi formativi progettati, realizzati e monitorati nelle istituzioni scolastiche autonome, nella loro complessità attraverso lo strumento ermeneutico della rendicontazione sociale è il modo migliore per rendere ragionedella qualità degli apprendimenti, che nelle medesime scuole, vengono realizzati da tutti i discenti, consentendo ai portatori di interessi diffusi di comprendere e giudicare il valore aggiunto costituito dalla scuola nella comunità di riferimento. Se la scuola,cioè è capace di costruire il successo formativo di ogni studente,misurabile attraverso parametri ed indicatori netti, precisi e soprattutto non autoreferenziali.

L’implementazione di uno sviluppo efficace della valutazione delle performances delle scuole, dei dirigenti, del personale tutto e degli esiti dei discenti in momenti topici del loro percorsoscolastico – come esige l’applicazione della normativa – significa cercare di utilizzare razionalmente tutte le risorse a disposizione, evitando i piagnistei, spesso legittimi, sulla loro quantità. Peraltro, tale razionalizzazione è doverosa, considerato che le scuole utilizzano denaro pubblico per funzionare (dalla remunerazione del personale alla dotazione strumentale, dalla manutenzione edilizia alle necessità infrastrutturali) o di privati, portatori di interessi come i genitori dei discenti, che danno contributi finalizzati per finanziare questa o quella attività (laboratori piuttosto che visite di istruzione, corsi di strumento musicale piuttosto che attività sportive o certificazioni linguistiche ed informatiche).

Per il lettore che abbia un ruolo “istituzionale” nell’opera di rendicontazione sociale fondamentale è lo studio del capitolo sette (La rendicontazione sociale nel sistema nazionale di valutazione) e del capitolo otto (Come definire le priorità della scuola per rendicontarle) in cui gli Autori lo guidano, accompagnandolo – quali novelli ‘Virgilio’ – allo studio dell’operatività e delle opportunità della piattaforma messa a disposizione delle scuole all’interno del portale del Sistema Nazionale di Valutazione, notoriamente divisa in quattro sezioni:Contesto e risorse; Risultati raggiunti; Prospettive di sviluppo;Altri documenti di rendicontazione.

Come comunicare la rendicontazione sociale è il pregnante titolo del nono ed ultimo capitolo di questo volume, interessante e di cogente attualità: “la piattaforma, soprattutto nella sua versione navigabile, è stata studiata per prestarsi ad una consultazione autonoma da parte del cittadino interessato, ma deve essere anche occasione per una comunicazione intenzionale, che parta proprio dall’istituzione scolastica e si rivolga sia al suo interno sia all’esterno” (p. 115). La rendicontazione sociale è, quindi, uno strumento nelle mani delle istituzioni scolastiche autonome per comunicare se stesse, la propria immagine reale al fine di rinsaldare il legame con la comunità territoriale di riferimento: “una buona comunicazione interna è sinonimo di condivisione e assunzione partecipata delle scelte di gestione, che nella scuola attengono tanto ai processi educativo-didattici, quanto a quelli di natura organizzativa-amministrativa” (p.116).

Rendere conto del proprio valore aggiunto ai portatori di interessi diffusi – famiglie in primis –seguendo le procedure informatiche dettagliate nell’Appendice di questo volume, potrà essere in futuro uno dei punti di forza delle scuole autonome di ogni ordine e grado, per essere uno dei veri protagonisti del territorio al cui servizio si pongono, volàno della sua crescita scolastica, culturale, sociale e, conseguentemente, economica… che non è poco!