Ripensare profondamente l’Alternanza scuola-lavoro, non rilanciarla
Roma, 13 novembre – La vice ministra all’Istruzione, Anna ASCANI, rilancia ancora una volta il tema dell’Alternanza scuola-lavoro, e, a margine della Convention dei Giovani Imprenditori di Confartigianato dichiara che “negare ai ragazzi il diritto” di entrare in contatto con il mondo del lavoro e delle imprese mentre sono ancora a scuola, “riducendo le ore di Alternanza è un errore molto grave e quelle ore vanno ripristinate”.
È
davvero sorprendente come la vice ministra non abbia saputo cogliere,
in questi anni, le elaborazioni e i segnali di difficoltà provenuti dai
professionisti della scuola. Docenti, studenti, associazioni
professionali, lo stesso Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione
hanno chiaramente espresso forti contrarietà all’utilizzo forzoso e
massiccio delle ore di attività in alternanza. Perfino le associazioni
dei genitori hanno rappresentato preoccupazioni e timori per la presenza
obbligata dei ragazzi in alcuni contesti di lavoro.
Come
FLC CGIL
non
riteniamo auspicabile tornare al modello di Alternanza proposto dalla
Legge 107, anzi, crediamo opportuno riportare l’Alternanza scuola-lavoro
a una libera opzione, una possibilità di apprendimento concreto,
laboratoriale e, soprattutto, didatticamente scelta dalle scuole, non
imposta dall’alto con numeri improponibili in tante realtà del Paese e
con l’ennesima amplificazione della disuguaglianza di opportunità tra
Nord e Sud.
Le scuole sono il luogo deputato all’istruzione e
alla formazione, non fabbriche o negozi, questi possono rappresentare
una parte di attività orientata alla concretezza, ma solo dietro la
supervisione di chi quelle attività sa e deve programmare all’interno di
un più complessivo quadro di educazione alla cittadinanza, al rispetto
della legalità, dell’ambiente e dei diritti.
La FLC CGIL ha ripetutamente rappresentato queste criticità, tanto da chiedere al Ministro Fioramonti, uno specifico incontro e il contestuale ritiro delle attuali Linee Guida.