Autismo, un nuovo approccio con i neuroni specchio

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Redattore Sociale del 15.11.2019

Autismo, un nuovo approccio con i neuroni specchio 

Per Vittorio Gallese, ordinario di psicobiologia all’università di Parma, possono diventare alleati per una nuova visione del problema: “Puntare più sul movimento, anche se non è una panacea per tutto”. 

ROMA. “Il tema dell’autismo è molto complesso, per molti anni si diceva che fosse legato a un deficit esclusivamente cognitivo” spiegabile con la teoria della mente. “Da quando abbiamo scoperto i neuroni-specchio abbiamo cominciato a occuparci anche di questo tema. Abbiamo intravisto la possibilità di affrontare il tema di questa condizione da un punto di vista del movimento, dell’azione”. Lo spiega alla ‘Dire’ il professor Vittorio Gallese, ordinario di psicobiologia all’università di Parma. Gallese è il protagonista della prima giornata del VI convegno nazionale sul metodo Feldenkrais. All’hotel Baglioni, a Firenze, è stato invitato per una lezione magistrale su Corpo, movimento e intersoggettività e a confrontarsi con altri studiosi in una successiva tavola rotonda. Il neuro-scienziato si è conquistato una notorietà nel mondo accademico avendo fatto parte del team che negli anni ’90 giunse alla scoperta dei neuroni-specchio. E da allora è iniziata una rivoluzione che ha portato a lambire anche l’approccio rispetto al disturbo dell’autismo con i neuroni-specchio che possono diventare alleati per una nuova visione del problema: “Sicuramente- afferma il docente dell’università di Parma- sono stati fatti dei passi avanti nel determinare il ruolo di questo meccanismo nel consentire un tipo di relazione più compiuto, completo, ricco”. Del resto, sottolinea Gallese, “psicomotricità, danza terapia, tutti gli interventi che attengono meno all’ambito cognitivo e più a quello corporeo sembrano garantire alcuni vantaggi terapeutici, pur rimanendo vero il fatto che ci stiamo confrontando con uno spettro in cui c’è una variabilità enorme di condizioni cliniche, ognuna delle quali richiede un intervento mirato e specifico”.
Perché a prevalere deve essere uno sguardo prudente: “Sicuramente- ammette- non si può parlare di una panacea o di un approccio che risolve tutti i problemi, ma diciamo che avvalora quegli approcci che puntavano di più sul corpo e sul movimento”. (DIRE)