F. Bernasconi, Como una lucecita (Come una piccola luce)

La luce del ricordo

di Antonio Stanca

Tra l’8 e l’11 Novembre prossimo a Lugano, nella Svizzera Italiana, si terrà la rassegna cinematografica “Other movie. Lugano international film festival”. Tra le proiezioni ci sarà quella del cortometraggio Como una lucecita (Come una piccola luce) realizzato dal professore Fiorenzo Bernasconi che insegna in un istituto superiore di Lugano e da tempo si mostra impegnato nella scrittura e nella cinematografia. La proiezione del suo breve film avverrà il 9 Novembre alle ore 15,30 presso il Cinestar della città e sarà seguita dalla tavola rotonda “Una stella nel buio della dittatura”. Il cortometraggio presenta a tratti una voce fuori campo in lingua spagnola tradotta in italiano. Nella sua breve durata, 15 minuti, risale ai drammatici eventi verificatisi in Argentina dal 1976, quando s’insediò la dittatura militare di Jorge Rafael Videla, al 1983, quando fu restaurato il governo democratico. La più grave delle vicende di allora fu quella dei “desaparecidos”, delle persone, cioè, che la polizia del regime arrestava come se rapisse, deteneva in carceri segrete, torturava e quasi sempre eliminava perché si erano mostrate contrarie alla dittatura o soltanto perché erano sospettate di questo. “Persone scomparse”, delle quali non si è più saputo niente, significa “desaparecidos” e moltissime, migliaia furono queste persone. Vasta eco avrà l’avvenimento nella narrativa, nella cinematografia, nella musica e ad esso si è riferito il Bernasconi nel suo film. Alle vicende di una di quelle persone, al caso di Ana Teresa Diego, studentessa di astronomia, uccisa senza colpa, è risalito con l’intento di trarne l’esempio, di farne il simbolo di una realtà ben più vasta e più drammatica quale quella argentina del momento. Di una serie d’immagini, di brevi scene si compone l’opera e con esse l’autore vuole liberamente ricostruire quanto è accaduto alla ragazza e intanto mostrare come la segnalazione delle vittime avvenisse in modo arbitrario, come dei “desaparecidos” si sia saputo molto tempo dopo e come il fenomeno avesse anche implicazioni straniere. In particolare fa vedere la Diego nel suo ambiente familiare, durante i suoi studi, insieme al compagno nella felice vita dei campi fino a giungere al momento dell’improvviso “rapimento”, della tragica fine e del ricordo a lei consacrato in seguito tramite l’attribuzione del suo nome ad un piccolo pianeta del sistema solare. Ben riuscito si può dire il procedimento usato dal Bernasconi dal momento che nel breve spazio di un cortometraggio fa rientrare tanta realtà, riassume tanta vita, tanta pena. Un procedimento per segni, per accenni, per allusioni è il suo. A volte si sente la musica del Bercàndeon, nuovissimo strumento qui usato per la prima volta. Le note musicali sono sporadiche e così le parole della voce fuori campo. Tuttavia suggestionato è lo spettatore, coinvolto si sente e questo intende ottenere il Bernasconi col suo lavoro. Vuole unire nello spirito, vuole trarre dal caso della ragazza uccisa ingiustamente il mezzo per destare le coscienze, renderle accorte dei gravi pericoli che incombono sulla società pur in tempi moderni. Le sue immagini invitano a non dimenticare il disastro argentino, a considerarlo un insegnamento, un’esortazione perché ci s’impegni contro simili orrori, richiamano al valore sacro della vita. Un significato religioso esse assumono poichè vogliono difendere l’uomo da quanto lo minaccia, condannare il male in qualunque modo o posto si verifichi. Un messaggio ricava il regista dal caso della giovane Diego, un messaggio che supera i confini di tempo e di luogo e giunge a tutti, una luce che da “piccola” diventa grande, simile a quella della “stella” di nome Ana Teresa Diego.