Troppo vecchie, poco ecosostenibili e pensate per una didattica trasmissiva: la maggior parte delle nostre scuole è inadeguata

da Tuttoscuola

Didattica, sicurezza e sostenibilità ambientali: sotto tutti e e tre questi aspetti, gli edifici scolastici italiani non sono più adeguati. Le scuole sono quindi inadeguate a garantire il benessere di docenti e studenti, e con questo la qualità degli insegnamenti e degli apprendimenti; sono inadeguate a favorire la diffusione dell’innovazione didattica e organizzativa e sono inadeguate a garantire livelli crescenti di inclusione. E ancora: sono inadeguate a soddisfare buoni requisiti di sicurezza e come luogo esemplare di educazione alla sostenibilità. A raccontarlo è l’ultimo “Rapporto sull’edilizia scolastica” della Fondazione Agnelli, presentato proprio oggi, mercoledì 27 novembre

Le scuole sarebbero, prima di tutto, troppo vecchie. Gli edifici scolastici fotografati dal rapporto della Fondazione Agnelli hanno infatti un’età media ormai avanzata, ben 52 anni. Due terzi risalgono a più di 40 anni fa. In Italia la costruzione delle scuole ha sempre proceduto a strappi, con momenti di investimento più intensi: subito dopo l’Unità d’Italia, all’inizio del Novecento, in epoca fascista fra il 1929 e lo scoppio della Seconda guerra mondiale, all’inizio del terzo millennio. Nessuna di queste fasi è, però, paragonabile a quanto accaduto fra il 1964 e il 1979, il periodo che segue il baby boom: sotto la spinta della fortissima crescita demografica, un terzo delle scuole ancora oggi attive è stato completato in quella manciata di anni, gli stessi nei quali si è avviata la vera scolarizzazione di massa del paese.  Era un periodo in cui si costruiva in fretta, su modelli predefiniti e spesso con materiali di modesta qualità e dove gli spazi della scuola continuavano a essere pensati per una didattica tradizionale, trasmissiva: cattedre rialzate, lavagne al muro, banchi rigidamente disposti in file di fronte alla cattedra, attaccapanni nei corridoi. Sporadicamente affioravano elementi di novità, soprattutto nelle logiche che ispiravano la forma dell’edificio, la disposizione e gli usi degli spazi che non erano aule.

La gran parte degli edifici scolastici attualmente in uso, che risale agli anni Settanta o prima, inoltre, non favorisce – secondo il rapporto della Fondazione Agnelli – la diffusione di metodi didattici diversi dalla lezione frontale. Infatti, solo più recentemente si è progressivamente giunti alla consapevolezza che tutti gli spazi scolastici e gli arredi influenzano i modi e i risultati dell’apprendere, come pure il benessere delle persone: vanno perciò resi funzionali a strategie didattiche diverse, che un buon docente dovrebbe saper padroneggiare e integrare con attenzione.

L’età avanzata del patrimonio scolastico comporta poi altre due altre conseguenze negative presentate all’interno del Rapporto sull’edilizia scolastica. La prima: molte nostre scuole sono fragili e insicure, costruite spesso senza attenzione ai criteri antisismici e con l’impiego di materiali scadenti e rapidamente deperibili; a questo va frequentemente aggiunta l’assenza di adeguate politiche di manutenzione ordinaria e straordinaria da parte delle amministrazioni locali proprietarie.

Anche nelle situazioni meno preoccupanti, qualunque dirigente scolastico, direttore dei servizi amministrativi o presidente di consiglio d’istituto sa quanto sia impegnativo evitare di infrangere gli standard di sicurezza di legge. Sono ancora troppi gli istituti che presentano carenze diverse, sia nelle strutture portanti e nelle coperture, sia negli impianti; così come sono numerosi i casi in cui non sono state adottate misure per l’abbattimento delle barriere architettoniche, precondizione per poter assicurare l’accesso e l’utilizzo degli spazi scolastici agli alunni con disabilità.  Senza contare che gli aspetti più critici, secondo quanto segnalato dal Rapporto, sono forse quelli meno visibili: si sa infatti molto poco, ad esempio, sullo stato delle fondazioni delle scuole, dei loro solai, dei pilastri, ecc.

La seconda criticità è entrata solo da qualche anno nel dibattito pubblico. Sia gli edifici degli anni Settanta sia quelli antecedenti sono carenti dal punto di vista della sostenibilità ambientale e dell’efficienza energetica: materiali non isolanti, vetrate e infissi che disperdono il calore, fonti di riscaldamento o raffreddamento inquinanti e inefficienti. Oggi bisogna invece tenere conto che esiste un problema di benessere degli studenti e di loro educazione allo sviluppo sostenibile che deve entrare nella più ampia nozione di educazione alla cittadinanza,

C’è infine, per la Fondazione Agnelli, un problema di costi di manutenzione delle scuole e di abbattimento degli sprechi: come dimostrato nel testo presentato oggi, se considerati sull’arco di un decennio gli investimenti ambientali sarebbero indicativamente in grado di abbattere di un terzo i consumi di energia termica per riscaldamento, della metà quelli di energia elettrica per illuminazione e di un quinto quelli dei consumi di acqua, con conseguente riduzione dei costi di gestione.