Uno studente su cinque sbaglia scelta della scuola

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Ogni anno uno studente su cinque sbaglia la scelta delle superiori. E si perde per strada. O abbandona i banchi anzitempo oppure arriva alla maturità senza le competenze minime. A confermarlo sono due diversi (e ravvicinati) studi dell’Invalsi sulla dispersione scolastica, che ritornano d’attualità nel momento in cui le famiglie sono chiamate a scegliere la scuola dei propri figli. Dal 27 dicembre, infatti, si apriranno le registrazioni alla piattaforma del Miur per le iscrizioni online; dal 7 al 31 gennaio, invece, sarà il momento delle decisioni vere e proprie.

La Guida del Sole 24 Ore

L’appuntamento si annuncia cruciale soprattutto per i ragazzi che nel 2020/21 andranno in prima superiore. In vista di quella data, Il Sole 24 ore di giovedì 5 dicembre uscirà in edicola (a 0,50 centesimi più il prezzo del quotidiano) con una guida alla scelta di 96 pagine, realizzata in collaborazione con l?Associazione nazionale presidi (Anp): una “cassetta degli attrezzi” che aiuti ragazzi e genitori ad andare oltre i passaparola e individuare il percorso formativo più adatto. Sia che vogliano iscriversi all’università, sia che puntino a lavorare dopo il diploma.

Il rischio dispersione

Il pericolo da evitare è che una partenza sbagliata condizioni l’intero percorso. E i precedenti non aiutano, come ci ricorda l’Invalsi in un focus recente del responsabile prove, Roberto Ricci, sulla dispersione scolastica implicita ed esplicita. Se quest’ultima – che fotografa i giovani di 18-24 anni fermi alla licenza media – è nota e vede l’Italia ferma al 14,5% di fine 2018 (contro un obiettivo del 10% entro il 2020), l’altra è una “creatura” dell’Istituto di valutazione e serve a misurare i ragazzi che arrivano al diploma con competenze di base neanche sufficienti. Il quadro è quello rappresentato qui accanto. Con il 22% di “dispersi” totali che al Sud superano addirittura il 30 per cento (il 37,4% in Sardegna).

A rendere più fosco il quadro interviene un altro report sempre a firma di Ricci che si sofferma sul passaggio dalla secondaria di I a quella di II grado. Per evidenziare che gli studenti più in difficoltà al termine delle superiori sono tendenzialmente gli stessi che già lo erano alla fine delle medie. Dei 515mila alunni che hanno conseguito la licenza media nel 2014, solo il 68% è arrivato al diploma cinque anni dopo. Escludendo quelli iscritti ai percorsi di istruzione regionale e quelli che non hanno partecipato ai test Invalsi di quinta superiore (e che dunque non sono campionabili) restano circa 100mila studenti tra ripetenti e abbandoni scolastici, che portano la stessa Invalsi a parlare di «uno studente su cinque che vive nei cinque anni della scuola superiore un’esperienza di insuccesso».

Il lavoro per i diplomati

In un Paese con la terza disoccupazione giovanile d’Europa logica vorrebbe che la scelta delle superiori venisse fatta prestando almeno un occhio al lavoro futuro. E sotto questo aspetto può risultare utile l’ultimo report Unioncamere, realizzato in occasione del Job&Orienta di Verona, che contiene le chance occupazionali per i diplomati. Ebbene, nei prossimi cinque anni le imprese richiederanno “periti” degli indirizzi amministrazione, finanza/marketing e industria/artigianato (tra cui spiccano gli indirizzi meccanica, meccatronica ed energia, elettronica ed elettrotecnica). Ci saranno chance anche per i diplomati nell’ambito del turismo. Tuttavia, per alcuni indirizzi di studio, vi sarà maggiore richiesta di ragazzi di quanti ne usciranno dalle scuole superiori. È il cosiddetto “mismatch” e, a oggi, riguarda soprattutto gli indirizzi in amministrazione/marketing, costruzioni, elettronica ed elettrotecnica. Nomi da tenere a mente.