Dal progettificio alla progettazione

Dal progettificio alla progettazione
Una concreta proposta di lavoro

di Carmen TALARICO


La piena dei progetti

Come l’irruenza dei fiumi in piena che tendono ad esondare dagli argini e che in queste settimane preoccupano l’Italia intera, anche in quest’anno scolastico ha avuto inizio la stagione delle piogge dei progetti.

Ormai da tempo impera nelle scuole di ogni ordine e grado il progettificio, una sorta di bulimia dei docenti che li spinge ad aderire a progetti che talvolta didatticamente «non si parlano fra loro» e, soprattutto, spesso sono poco coerenti rispetto alle scelte educativo-didattiche del consiglio di classe.

Nell’apparecchiare il sapere scolastico, inoltre, le ricette didattiche messe a cuocere nelle scuole italiane hanno una commistione di ingredienti: prevale il sapore della lezione frontale, mentre minoritario è il gusto laboratoriale che ha un pungente retrogusto per il docente innovatore.


Le competenze e le soft skills

La recente Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea del 22 Maggio 2018 [1], partendo da un’analisi del nuovo contesto sociale, culturale e lavorativo degli ultimi dieci anni, ha dato una nuova veste alle competenze chiave per l’apprendimento permanente.

Giuridicamente si restituisce, non solo agli appartenenti del mondo della scuola ma anche del lavoro e alla società intera, uno sguardo nuovo, aperto al futuro e che investe nel talento delle nuove generazioni.

In piena armonia con il panorama europeo, già le Indicazioni Nazionali del 2012 [2] sottolineavano che «l’obiettivo della scuola non può essere soprattutto quello di inseguire lo sviluppo di singole tecniche e competenze; piuttosto […] la scuola è chiamata a realizzare percorsi formativi sempre più rispondenti alle inclinazioni personali degli studenti, nella prospettiva di valorizzare gli aspetti peculiari della personalità di ognuno».

La rinnovata architettura del sistema delle competenze si arricchisce delle soft skills e degli atteggiamenti proattivi: capacità di pianificare e organizzare, conseguire gli obiettivi, gestire le informazioni, precisione e attenzione ai dettagli, autonomia, fiducia in sé stessi, adattabilità, resistenza allo stress, apprendere in maniera continuativa, spirito d’iniziativa, problem solving, capacità comunicativa, team working, leadership.

L’intuizione normativa è una buona occasione per interrogarsi e riflettere su più fronti.


La formazione dei docenti della scuola di base: la start up

La Norma UNI ISO 21500:2013 e la Guida alla Gestione dei Progetti (Project Management) rappresentano il nuovo standard riconosciuto a livello internazionale della disciplina progettuale [3].

Affinché l’aggancio con il mondo del lavoro sia reale, è indispensabile partire dalla scuola di base.

L’attenzione verso la progettualità e il linguaggio che le sono propri, oggi viene volta verso gli ultimi anni dell’ultimo segmento di scuola secondaria di secondo grado. È una contraddizione in termini.

Occore essere più lungimiranti e pazienti: bisogna gettare i primi semi nella Scuola dell’Infanzia, con cura farli germogliare nella Scuola Primaria, successivamente farli fiorire nella scuola secondaria di primo e di secondo grado e infine raccogliere i preziosi frutti nel mondo del lavoro.

È indispensabile che il docente in aula indossi le vesti del Project Innovation Manager al fine di far sperimentare agli alunni il processo della progettualità: l’idea di progetto nuova, lo stabilire il chi fa cosa in gruppo, avere un obiettivo S.M.A.R.T., la gestione dei tempi, la scelta dei luoghi, la documentazione del prodotto, la condivisione.

La formazione dei docenti è prioritaria.


Le attività laboratoriali con le metodologie didattiche innovative: la chiave

In una programmazione per competenze, il talento è valorizzato proprio potenziando le soft skill.

È uno splendido viaggio per lo studente, seppur non privo di strade tortuose e contraddizioni: ha inizio nella Scuola dell’Infanzia dove si inizia a seminare; continua nella Scuola Primaria dove l’allievo può già lavorare sulla progettualità e l’organizzazione in team working; prosegue poi nella scuola secondaria di primo e secondo grado con l’aggancio all’Alternanza Scuola-Lavoro.

Maria Montessori saggiamente insegnava: «Aiutiamoli a fare da soli».

Preziose sono le attività laboratoriali poste in essere con le metodologie didattiche innovative quali: learning by doing, cooperative learning, peer to peer, debate, tutoring, chemigliorano l’interesse, l’attenzione e la concentrazione degli alunni stessi e, soprattutto, ascoltano i bisogni educativi degli alunni stessi.


Il ripensamento dello spazio di apprendimento: un beneficio

Lo spazio di apprendimento ha un ruolo decisivo.

Fernando Franco, DGE, Portogallo osserva che «in una classe in cui banchi e sedie sono disposti in modo tradizionale, non c’è personalizzazione dell’insegnamento perché a tutti gli studenti vengono dette le stesse cose e assegnate le stesse attività. Se cambiamo il layout della classe predisponendo ambienti in cui i discenti possono svolgere attività diverse, ognuno di essi potrà sentirsi a proprio agio e lavorare nella modalità più appropriata in base alle caratteristiche individuali».

Per l’alunno il docente è la guida del cammino, il custode dell’epistemologia dei saperi disciplinari, lo sguardo che sa accogliere lo smarrimento. Ciò può avvenire in spazi flessibili, morbidi e colorati in cui l’alunno può riflettere, raccogliere le informazioni, esplorare, sperimentare, condividere.

Un utile documento sono le Linee guida per il ripensamento e l’adattamento DEGLI AMBIENTI DI APPRENDIMENTO A SCUOLA [4], pubblicate nell’aprile del 2018, che individuano le Zone di apprendimento del Future Classroom Lab: Ricercare, Creare, Presentare, Interagire, Scambiare, Sviluppare.


[1]  Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea del 22 Maggio 2018

[2]  Indicazioni Nazionali 2012

[3]  La Norma UNI ISO 21500:2013 e la Guida alla Gestione Progetti (Project Management) rappresenta il nuovo standard riconosciuto a livello internazionale della disciplina.

[4]  Linee guida per il ripensamento e l’adattamento DEGLI AMBIENTI DI APPRENDIMENTO A SCUOLA