Troppe assenze e poche risorse: 15enni italiani indietro in lettura

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Da un lato, le assenze dai banchi quasi triple rispetto al resto del mondo. Dall’altro, la carenza generalizzata di risorse lamentata dai presidi. Fatto sta che la capacità di lettura degli studenti italiani continua a peggiorare. E anche in scienze sono messi male mentre in matematica se la cavano. A dirlo sono le rilevazioni Pisa-Ocse 2018 che valutano le conoscenze e competenze chiave dei 15enni sparsi per il globo. Ad arrancare, dal punto di vista territoriale, sono soprattutto il Sud e le isole. Mentre, per tipologia di scuola, a restare indietro sono soprattutto gli istituti professionali.

La classifica Pisa-Ocse

L’indagine 2018 esamina più di 11mila studenti in Italia (600mila nel mondo, con 79 Paesi partecipanti di cui 37 dell’Ocse). Il focus (che esce dal 2000 con cadenza triennale) stavolta è sulla literacy in lettura, definita nel Pisa come «la capacità degli studenti di comprendere, utilizzare, valutare, riflettere e impegnarsi con i testi per raggiungere i propri obiettivi, sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità e partecipare alla società». Con due focus minori sulla literacy matematica (intesa sostanzialmente come le capacità di impiegarla per spiegare e prevedere fenomeni più generali) e quella scientifica (che può tradursi come l’abilità di interpretare i dati e le prove in modo scientifico).

In ritardo Sud e isole

Entrando nel dettaglio, i 15enni italiani ottengono un punteggio di 476, che è inferiore alla media Ocse (487) di 11 punti e che ci colloca a distanza siderale dalle prime: le cinesi Pechino, Shanghai, Jiangsu, Zhejiang e Singapore. Di fatto, su 37 Paesi Ocse ci posizioniamo tra il 23° e il 29° posto. Nello stesso gruppo di Svizzera, Lettonia, Ungheria, Lituania, Islanda e Israele. E dietro a Spagna e Portogallo. A penalizzarci è soprattutto il ritardo del Mezzogiorno: se Nord Est (501) e Nord Ovest (498) si piazzano addirittura sopra la media Ocse e il Centro (484) è lì lì, Sud e isole invece arrancano, dal basso rispettivamente dei loro 453 e 439 punti.

Ok i liceali, male i professionali

Lo studio conferma anche il peso del tipo di scuola frequentata: i ragazzi dei licei ottengono i risultati migliori (521), davanti a istituti tecnici (458), professionali (395) e centri di formazione professionale (404). Guardando alle competenze, la fotografia non cambia: nei licei il 9% di studenti raggiungono livelli elevati nel Pisa (top performer) e al contempo solo l’8% non raggiunge il livello minimo (low performer). Laddove negli istituti professionali e nei centri di formazione professionale il 50% non raggiunge il livello minimo di competenza.

Male le scienze

Il ritardo si manifesta anche in matematica e scienze. Perché se è vero che i 15enni italiani, in matematica, ottengono un risultato medio in linea con la media Ocse (487 contro 489), nelle scienze siamo in ritardo di oltre 20 punti (468 noi contro una media di 489). In entrambi i campi tornano le divaricazioni territoriali, con il Nord e il Sud della penisola separati di circa 70 punti. Anche in matematica e scienze uno studente su quattro non raggiunge il livello base di competenze. Specialmente a causa di una riduzione del gruppo top. In matematica – dove i risultati sono migliorati nel 2009 e poi rimasti stabili – è low performer circa il 15% di studenti del Nord contro il 30% del Sud. In scienze la stessa forbice diventa di 15-20% a 35% e i dati peggiorano quasi inesorabilmente dal 2006.

Differenze di genere

Il gender gap italiano si manifesta già in classe. Le studentesse italiane ottengono 25 punti in più dei colleghi maschi. Nel Nord Est e nel Sud isole i punti di differenza sono perfino superiori. Ma lo stesso non accade per le discipline Stem. In matematica i ragazzi ottengono un risultato superiore alle ragazze di 16 punti (più del doppio della media Ocse). In scienze le ragazze incassano performance leggermente superiori (due punti in più). Ma, guardando avanti, il quadro resta sconfortante: uno studente su 4 e solo una studentessa su 8 con i risultati migliori in matematica o scienze prevedono di lavorare come ingegnere o come professionista nelle scienze all’età di 30 anni.

I fattori di ritardo

Passando all’esame del clima scolastico dai dati emergono due fattori di contesto degni di nota. Il primo riguarda i ragazzi. Nelle due settimane precedenti le rilevazioni il 57% dei 15enni di casa nostra ha saltato almeno un giorno di lezione contro il 21% di media. Il secondo interessa il contesto. Con i dirigenti scolastici che – nonostante le maxi-assunzioni degli ultimi quattro anni – lamentano una maggiore carenza di personale e di materiale rispetto agli stranieri. E qui senza alcuna distinzione di ceto sociale o ambito territoriale.

L’ascensore sociale si è bloccato

Il rapporto Pisa-Ocse si sofferma infine sull’equità del sistema italiano. Gli studenti con alto livello di rendimento che si aspettano di conseguire un titolo di studio superiore al diploma sono 9 su 10 di quelli che provengono da realtà socio-economiche avvantaggiate; mentre solo 6 su 10 da realtà svantaggiate. Ed è una zavorra che rischia di penalizzarli per sempre se consideriamo che 2 studenti su 5 svantaggiati sì, ma dall’alto rendimento non si aspettano di finire l’università. L’ennesimo spreco di capitale umano che non ci possiamo permettere.