D. Di Pietrantonio, L’Arminuta

Dall’Abruzzo una scrittrice…

di Antonio Stanca

   Dall’Abruzzo viene Donatella Di Pietrantonio: ad Arsita, in provincia di Teramo, è nata nel 1963, a L’Aquila si è laureata in Odontoiatria, a Penne, in provincia di Pescara, risiede e lavora come dentista pediatrica. Qui si dedica pure alle attività di giornalista e scrittrice. Nella narrativa sarà il romanzo Mia madre è un fiume del 2011 a rappresentare il suo esordio, poi, nel 2013, verrà il secondo, Bella mia, chiaramente riferito alle conseguenze del terremoto del 2009, e nel 2017 pubblicherà L’Arminuta, terzo romanzo che ora ha avuto presso Einaudi la sua prima edizione nella serie “Super ET”. Con quest’opera la Di Pietrantonio ha vinto nel 2017 il Premio Campiello e il Premio Napoli. Nel 2019 ne è stato tratto uno spettacolo teatrale. Altri riconoscimenti ha avuto la scrittrice per le altre sue opere, anche tradotte in lingue straniere sono state e tutte ambientate in quell’Abruzzo che lei vive con l’amore per la sua terra d’origine, al quale si sente indissolubilmente legata. Dell’Abruzzo vuole dire, l’Abruzzo vuole mostrare la Di Pietrantonio, i luoghi, gli ambienti, gli usi, i costumi, la lingua di questa terra vuole far vedere, la testimone vuole essere di una storia, di una vita che è rimasta indietro nel tempo, che dimenticata è stata da quel processo che ha assunto il nome di modernità. Soprattutto le zone interne dell’Abruzzo hanno sofferto questo problema e lì è andata la scrittrice a scoprire come si vive, cosa succede, da lì ha tratto i motivi della sua scrittura, i temi della sofferenza, della pena, quelli che derivano dalla povertà, dalla privazione, dalla perdita. Anche ne L’Arminuta scrive di una famiglia povera, numerosa, che negli anni ‘70 vive lontana dal centro urbano, all’interno della sua regione, in montagna, e che ha affidato uno dei suoi figli, una piccola bambina, ad una famiglia agiata, quella di una cugina della madre che non ha figli e vive in città. Questo confronto tra la montagna e la città, tra l’interno e l’esterno dell’Abruzzo, tra la povertà e la ricchezza, percorrerà tutto il romanzo e prenderà maggiore evidenza quando la cugina deciderà di rimandare, di far tornare presso i genitori la piccola che le era stata affidata. Ora aveva tredici anni, l’aveva tenuta da quando era in fasce e madre era stata da lei creduta. Ritornata a casa, tra i veri genitori e i tanti fratelli, soffrirà della differenza tra i due ambienti, non si adatterà allo stato di miseria di quello attuale, vorrà rientrare nella condizione precedente ma non sarà possibile ché separata si era quella cugina dal marito, con un altro uomo si era messa, con questo aveva avuto un figlio e a lui doveva ora badare. Non poteva più essere la madre buona, la madre ricca di prima, non poteva più tenere in casa la ragazza e la situazione per questa diventerà drammatica. Sarà lei “l’arminuta”, la ritornata, e intorno a lei comincerà a crearsi una lunga, interminabile storia fatta di passato e di presente, di genitori creduti e di genitori veri, di fratelli e sorelle sconosciuti, di bene prima vissuto e di male ora sofferto. Saranno tante le situazioni nuove, impreviste che quella ragazza vivrà, tanti i pensieri che attraverseranno la sua mente, gli aspetti che la sua vita assumerà. Sempre incompiuta, però, rimarrà, mai le sarà possibile ordinarla, realizzarla. Mai potrà più stare nella città, nella casa, con la donna che voleva e che aveva creduto madre senza sapere di essere figlia di un’altra. Quella la potrà solo aiutare, sostenere economicamente mentre la vera madre non può fare neanche questo: la situazione che si è creata è la vicenda che la scrittrice fa scorrere nel romanzo e che rimane sospesa, priva di soluzione, che per tutti diventa amara.  

  Un dramma si è rivelata quella che era sembrata la semplice soluzione di un problema tra parenti che tanto si fidavano l’uno dell’altro. Un’opera di letteratura ha fatto la Di Pietrantonio di una storia della sua terra. A nudo ha messo l’interiorità di tante persone, tanti modi di pensare, di vivere ha fatto conoscere, un universo soprattutto femminile ha disvelato e sempre con la semplicità, la facilità propria della sua lingua. In avvenimenti naturali ha trasformato questa situazioni che si andavano sempre più complicando.

   E’ un altro merito della scrittrice!