Concorso presidi, mille candidati all’attacco: “Ecco le nuove prove dei falsi”

print

da la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA – Il ritorno dei dirigenti scolastici nelle nostre scuole – oggi una su quattro ne è sprovvista – è affidato a un concorso che, ogni giorno che passa, mostra la qualità e la profondità dei suoi inganni. Il concorso, bandito nel 2017 e realizzato sotto l’era del ministro Marco Bussetti, ex preside a sua volta, è in attesa di giudizio da parte del Consiglio di Stato. Arriverà, il giudizio, il 22 marzo 2020.

La lunga prova, ridimensionata in corsa nei passaggi, dovrebbe consegnare 2.146 presidi agli istituti d’Italia entro settembre 2020, a fronte di oltre 35 mila domande consegnate a inizio percorso. Bene, il Tribunale amministrativo del Lazio lo scorso 19 luglio ha annullato l’intera procedura per l’illegittimità della composizione della Commissione plenaria nella seduta in cui sono state redatte le griglie di valutazione delle prove e i quesiti di lingua straniera. Ha annullato, ma – per ragioni di tenuta del sistema scolastico – non ha concesso lo stop al percorso rimandando tutto, appunto, al Consiglio di Stato.

Ottantaquattro correzioni in un pomeriggio

Sulle falle del concorso presidi ha scritto molto l’Espresso, ma il Comitato trasparenza e partecipazione, nato lo scorso maggio e forte di mille docenti che hanno partecipato alla prova nazionale senza passarla, ha portato alla Procura di Roma nuovi documenti che rendono ancora più opaca  la credibilità del concorso. Tra gli atti consegnati, ci sono verbali di correzione redatti, per esempio, in casa dello stesso presidente di commissione, in stanze d’albergo (questo a Palermo), in scuole che, seguendo i badge del personale amministrativo, risultavano chiuse. Altri verbali di rettifica, secondo le evidenze raccolte, sarebbero stati fatti e firmati solo dopo lo scioglimento dell’anonimato, ovvero sapendo chi era l’autore della prova. Ci sono schede di valutazione di candidati che presentano punteggi non previsti dalle griglie, tra questi il voto “zero”. E compiti che dovevano essere corretti in mezz’ora e sono stati esaminati in quattro minuti (ottantaquattro di fila, per esempio, in un solo pomeriggio).

In alcune sedi (un’università romana) durante la prova scritta sono stati permessi strumenti elettronici quando il disciplinare li vieta espressamente. E tra gli allegati portati a integrazione in procura si segnalano esaminatori che avevano svolto, nei dodici mesi precedenti, corsi di preparazione per i futuri esaminati (anche questo, ovviamente, è vietato). Tra loro, c’era il sindaco di Alvignano (provincia di Caserta): il verbale di concorso della sua sottocommissione, la “12”, è stato annullato. Altri commissari, denuncia il presidente del Comitato Michele Zannini, “erano agronomi, farmacisti, dottori in Scienze dell’alimentazione, professionisti che nulla sanno di normativa scolastica”.

Gli sconfitti sono scesi in piazza

Dal 2004 al 2017 tutti i concorsi per dirigenti scolastici hanno avuto strascichi giudiziari e in questi giorni i docenti di “Trasparenza e partecipazione” hanno ripreso la loro battaglia. Giovedì scorso di sono schierati in Piazza Montecitorio per poi andare a raccontare “le prove scempio” alla Camera dei deputati. Ieri mattina il comitato è stato ascoltato in Senato dai membri della commissione Cultura.

Una delle candidate dell’ultimo concorso per dirigenti scolastici è stata Lucia Azzolina, che ha fatto sia lo scritto che l’orale da deputata dei Cinque Stelle (membro della commissione Cultura-Istruzione) e a settembre è diventata sottosegretaria all’Istruzione. Ha superato gli esami: è tra i vincitori. Nei prossimi due anni, scorrendo la graduatoria, potrà essere nominata. Se vorrà