Il Miur spacchettato a costo zero

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da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

La lunga attesa di Lucia Azzolina e Gaetano Manfredi sta per terminare. I nuovi ministri designati all’Istruzione e all’Università e ricerca saliranno oggi pomeriggio al Colle per giurare davanti al Capo dello Stato, Sergio Mattarella. La formalizzazione di un incarico che a voce avevano ricevuto il 28 dicembre scorso dopo le dimissioni post manovra di Lorenzo Fioramento. E che arriva a 24 ore dal via libera del Consiglio dei ministri al decreto legge che, di fatto, spacchetta il Miur in due distinti dicasteri.Come era prassi fino al 2008.

Il provvedimento varato ieri sostanzialmente ricalca quanto anticipato nei giorni scorsi su questo giornale.A cominciare dal fatto che non si limita ad aumentare da 13 a 14 i ministeri con portafoglio del Governo Conte bis ma anticipa una parte della riorganizzazione che sarà poi completata con i successivi regolamenti organizzativi. Una scelta – spiegano da viale Trastevere – che consentirà ad Azzolina e Manfredi di essere subito operativi.

L’assetto è quello annunciato. l’Istruzione avrà due dipartimenti dei tre oggi esistenti. L’Università non ne avrà nessuno, ma – sfruttando la strada alternativa concessa dal decreto legislativo 30/1999 – avrà un segretario generale. Le direzioni generali saranno nel complesso 30: 24 per la parte Scuola (inclusi i due capi dipartimento) – che continuerà a vedere Anna Ascani come viceministra e acquisterà anche la competenza sugli Its – e 6 per Università e Ricerca, compreso il segretario generale.

La divisione del Miur non avrà costi aggiuntivi per lo Stato. Nel decreto si prevedono oneri pari a circa 2,5 milioni di euro nel 2020 e a 3,4 milioni a decorrere dal 2021; fondi comunque reperiti tra le risorse già oggi appannaggio di viale Trastevere. Un palazzo – ed è un’altra conferma di quanto trapelato nelle scorse ore – ospiterà gli uffici di entrambi i ministri.

Dopo aver giurato Azzolina e Manfredi potranno prendere possesso delle rispettive stanze, nominare gli staff e cominciare ad affrontare i dossier già sul tavolo. Per la scuola si partirà dai concorsi ordinari e straordinari previsti dal decreto precari per stabilizzare oltre 48mila cattedre, e dal rinnovo contrattuale; per l’università dalla riforma dei dottorati in stand-by da oltre un anno e dall’utilizzo degli specializzandi in corsia dal terzo anno (su cui servirà il concerto con la Salute).

Nel frattempo bisognerà completare l’assetto amministrativo dei due dicasteri. Entro il 30 aprile è atteso il Dpcm che suddividerà le risorse del Miur assegnando i primi due terzi all’Istruzione e il restante terzo all’Università e ricerca. Entro il 30 giugno invece toccherà ai regolamenti su risorse umane e organizzazione definitiva.

Novità in vista infine per gli enti che finora sono stati vigilati dal Miur. Sui vertici di Invalsi e Indire i poteri di nomina dei relativi presidenti e componenti dei consigli di amministrazione resteranno all’amministrazione guidata da Azzolina mentre la vigilanza spetterà all’apparato di Manfredi.