La Giornata della Memoria tra liturgie e rituali

La Giornata della Memoria tra liturgie e rituali

di Domenico Ciccone

Tra poco, nelle prime ore del 27 gennaio del 2020, in tutte le scuole della Repubblica sarà celebrata, in un modo o nell’altro la Giornata della Memoria. Per chi svolge il lavoro di docente oppure di dirigente, questa ricorrenza è diventata giustamente memorabile, una giornata alla quale destinare attività , spesso frenetiche, con le quali si rinnova, o dovrebbe rinnovarsi nelle giovani generazioni, la memoria della immane tragedia che tutti conosciamo come “Shoah”.

I pochi testimoni che restano delle terribili violenze e degli assassini perpetrati nei campi di sterminio devono, troppe volte,quasi giustificare la lucidità dei loro ricordi ai quali si contrappone una società sempre più smemorata ed indifferente, spesso con dei rigurgiti negazionisti e con delle assurde rivendicazioni da parte di avverse schegge politiche. 

Molti contrappongono allo sterminio nazista quello perpetrato dai regimi comunisti, quasi a voler spalmare l’orrore ed a voler assurdamente redistribuire, tra gli eredi di forze politiche storicamente opposte, le responsabilità o gli oneri di dover ricordare gli orrori umani selezionando le vittime ed i carnefici. Essi dimenticano che l’orrore e la morte non hanno un valore ideologico né presente ai fatti nè postumo. Chi uccide in nome di un’idea è comunque un assassino e mai le sue azioni potranno essere giustificate da violenze incrociate e da faide ideologiche che, purtroppo, continuano a fare milioni di morti .

Liliana Segre, ha appena finito di parlare alla tv. Una delle non molte senatrici che dà lustro alla camera a cui appartiene, una donna novantenne che dichiara di avere un compito, quello di essere testimone della immane tragedia nella quale si è trovata, nell’età della sua vita che di solito si ricorda come la più bella e spensierata. Ascoltarla apre l’anima e proietta ogni pensiero verso una categoria che si racchiude in una parola di quattro lettere: “Pace”. La senatrice la declama dieci, mille volte. Non parla di altro, non è animata dall’odio, non ritiene che ci sia da sottolineare altro. Gira per le scuole, sostenuta da un’energia che sorprende,vista la sua età, parla con i ragazzi che, però, trova sempre più distanti ed indifferenti.

“-Non studiano la Storia-”, afferma, aggiunge che : -“Nemmeno i loro genitori l’hanno studiata-”  quindi è quasi scontato che quasi nessuno più si interessi ai fatti, agli eventi, alle catastrofi ed agli eccidi del passato, semplicemente giustificandosi  che ormai bisogna andare avanti e guardare al futuro.

Eppure mai nessuno ha pensato di abolire la Storia dalle discipline scolastiche oppure ha pensato di doversi liberare da pesanti fardelli del passato per evitare le angustie che essi ingenerano nelle coscienze; è solo più comodo evitare di imbattersi in astiose questioni e risolvere il dovere della memoria con una manifestazione ben fatta e dalla più ampia partecipazione. 

Infatti, nessuna scuola ha mai dimenticato di celebrare la Giornata della Memoria fin dalla sua ufficiale istituzione. La celebrazione non è mai inutile per rinnovare la memoria dell’Olocausto; è un’azione opportuna e doverosa. Quante scuole evitano però che anche questa occasione sfugga alle ormai conclamate “liturgie scolastiche” ? Quanti docenti evitano accuratamente ai propri studenti o alunni di essere sottoposti quasi ad un “lavaggio dell’ anima”, semplicemente per sentirsi (loro) a posto con la coscienza professionale e (loro) convinti falsamente di aver adempiuto ad un compito sociale, ad un dovere imprescindibile dettato dal sentire comune ?

I giovani, nonostante siano stati cresciuti nella memoria costante dell’Olocausto, non lo interpretano  sempre nella giusta maniera; provando a parlarne con qualcuno, fuori dagli stanchi e consunti rituali di celebrazione, poco o nulla gli resta, sul piano educativo, di quanto si a stato immane, inaccettabile e disumano quell’orrendo periodo dell’umanità.

E allora non posso fare a meno di ritornare, come talora molti altri fanno,  sulla vera essenza della disciplina “Storia” che dovrebbe essere insegnata da e per sempre, sfruttando la sua riconosciuta funzione di  “cerniera “ nell’assetto del curricolo di qualunque classe, grado ed indirizzo scolastico. 

La Storia insegnata nell’accezione cara a Bruner che, nel contempo, mira a coltivare la struttura della disciplina e propone contenuti ” a spirale” – gradualmente più accurati e tesi ad essere approfonditi con cadenza ciclica-  sfugge da ogni esposizione che si affida a ricorrenze, rituali, celebrazioni non supportate dalla volontà di costruire una coscienza. Spesso una metodologia non efficace produce piuttosto una memoria labile, simile all’acqua che, come affermava Carlo Levi,  bagna i sassi del greto e, quando si asciuga, li lascia uguali a com’erano. 

Liliana Segre ha salutato il pubblico assicurando che, fino a quando potrà, continuerà a svolgere il suo compito di testimone; da oggi ha ricevuto assicurazione di impegno dal ministro Azzolina che desidera di aiutarla, in tale compito, anche in ragione del suo passato di docente di Storia. 

Bruner ribatterebbe dicendo di non dimenticare che la struttura della Storia richiede l’analisi delle fonti che, quando sono dirette e viventi, come la senatrice Segre testimonia, andrebbero contrapposte a rituali e liturgie senza senso. Queste ultime, prima o poi, finiranno per offuscare la memoria dell’Olocausto piuttosto che ravvivarla e tramandarla.