Metafore per l’insegnamento delle competenze di cittadinanza

Metafore per l’insegnamento delle competenze di cittadinanza

di Pier Gavino Sechi

Una prima possibilità per trattare le competenze di cittadinanza e l’Educazione civica, di prossima introduzione, può certamente consistere nello sviluppo di in un percorso che ne svolga i contenuti alla stregua di una materia in aggiunta a quelle tradizionali. Poiché tale approccio appunto “per aggiunta”, porterebbe, però, con ogni probabilità, sia ad un incremento dei contenuti oggetto di studio, che alla ben più temibile controindicazione di trascurare che si ha vero apprendimento solo di ciò che si agisce  (le neuroscienze confermano ancora una volta la maggiore efficace dell’esperienza diretta) abbiamo sperimentato un’altra  opzione: calare le competenze di cittadinanza direttamente nel vivo della lezione, articolandola in fasi cui assegnare specifiche finalità formative in tal senso.

Descriviamo qui di seguito, perciò, l’agenda-tipo di una lezione, nella forma con cui l’abbiamo esposta all’interno del laboratorio “A bordo con…Vitto”, tenutosi in occasione dell’open day del Convitto Nazionale “Vittorio Emanuele II” di Cagliari.

Ciascuna fase è affiancata dalla corrispondente sottocompetenza di cittadinanza che abbiamo espresso ricorrendo alla metafora dell’astronave, usata dagli economisti per rappresentare la condizione di finitezza del nostro pianeta e delle sue risorse[1]:

1)-RESET…………………………….SELF CONTROL

2)-SIT DOWN…………………….SINCRONIZZAZIONE SPAZIALE

3)-CALIBRAZIONE………….…..LETTURA STATO D’ANIMO

4)-DATAZIONE…………….…….SINCRONIZZAZIONE TEMPORALE

5)-PAROLA DEL GIORNO.……VALORIZZAZIONE QUANTICA

6)-REPORT…………………………TIROCINIO PER UN BUON LEADER

7)-LAVORO COMUNE………..TEAM WORKING

8)-VALUTAZIONE……………….CHECKING

Se si considera che la durata massima della lezione è di 60 minuti, ciascuna fase potrebbe durare una media inferiore ai dieci minuti.

Tuttavia, dall’esperienza condotta in classe, è risultato che se appena adottato il metodo ciascuna fase tende a protrarsi oltre tale media, con l’andare del tempo e la conseguente presa di consapevolezza del metodo da parte degli allievi, si registra un sempre più veloce svolgimento delle fasi inziali della lezione con conseguente aumento del tempo dedicato alla fase 6 e 7.

Ciò che, però, interessa in questa sede è soprattutto sottolineare la valenza che assume la conduzione della lezione secondo tale impostazione al fine di educare gli allievi all’ autodisciplina, all’autonomia e alla autoriflessività. Si tratta peraltro di competenze traversali indotte da una scelta didattica che se fosse condivisa coi docenti del consiglio di classe le porterebbe a livello di cornice (cioè del come si lavora) senza incorrere in quel incremento di contenuti che si avrebbe con l’adozione dell’approccio che sopra appunto abbiamo chiamato “per aggiunta”, il quale, peraltro, lascia ancora una volta del tutto non affrontato il tema di come poi operare il collegamento tra questo quid novis col resto dei contenuti tradizionali.

Al di là dell’anglicismo di alcune formule, atte a rafforzare, come detto, il contesto metaforico, passiamo ora a descrivere ciascuna fase della lezione tipo, per come effettivamente viene svolta quotidianamente, mettendo l’accento sulla finalità di ciascuna.

1)-IL RESET……………………………SELF CONTROL

2)-IL SIT DOWN…………………..…SINCRONIZZAZIONE SPAZIALE

Poiché nel nostro istituto, all’ingresso del docente in classe, deve corrispondere da regolamento l’alzata in piedi degli alunni, considerando che anche su tale aspetto educativo le famiglie possano aver basato la scelta di quest’istituto, si è cercato di aggiungere alla più evidente finalità di tale comportamento (il rispetto da manifestare al docente o a qualsiasi altra figura adulta), un’altra finalità più marcatamente didattica: creare una cesura tra la lezione precedente e quella che sta per iniziare, affinchè gli allievi si concentrino sui nuovi impegni. Solo alla presenza di tutte le condizioni rivelative di tale disposizione d’animo, il docente da il cosiddetto sit down di cui alla seconda fase. Sennonchè mentre il reset risponde ad una esigenza di arresto del flusso informativo proveniente dalla lezione precedente o in corso nella classe, il sit down fa riprendere la comunicazione tra gli allievi indirizzandola verso i contributi della lezione che sta per iniziare.

3)-LA CALIBRAZIONE………….…..LETTURA DELLO STATO D’ANIMO

La calibrazione, attraverso cui cogliere lo stato d’animo di ciascun allievo (potrebbe già essere questo un segno di accoglienza ed inclusione senza rinviare tali obiettivi a chissà quale altra ed indefinita pratica…), l’abbiamo esercitata cogliendo il suggerimento di quanto faceva Daniel Pennac ai tempi della sua esperienza di insegnante a Parigi[2]. Egli esplorava l’umore degli allievi con un uso meditato dell’appello, pratica invece da noi spesso bollata come fastidiosa procedura burocratica, quando invece può svolgere una importante funzione sia relazionale (chiamare le persone per nome…) che sul versante della sicurezza (una rilevazione approssimativa dei presenti, infatti, potrebbe rappresentare un serio problema in caso di emergenza…).

4)-LA DATAZIONE…………….………SINCRONIZZAZIONE TEMPORALE

Un’altra forma di sincronizzazione è quella temporale, con la quale si cerca di affrontare quel disordine nella strutturazione del tempo che se nelle vecchie generazioni poteva ingenerarsi, al limite a causa dei doppi o a volte tripli turni di lezione o dopo qualche viaggio esotico, oggi trova la sua assai più potente causa nell’esposizione al web, in grado di operare un vero e proprio stravolgimento del ciclo circadiano del sonno[3].

Nella pratica quotidiana questa funzione di adesione al qui ed ora lo abbiamo ottenuto attraverso la datazione ossia la tradizionale e semplice annotazione della data del giorno da appore in cima al foglio del quaderno dedicato alla materia. Foglio su cui prendere appunti manualmente non senza ver spiegato agli allievi che prendere manualmente appunti è una fase importante dello studio, cui soccorrono gli stessi contributi dell’Università di Milano con l’enucleazione della cosiddetta memoria gestuale.

5)-LA PAROLA DEL GIORNO.……VALORIZZAZIONE QUANTICA

Tale fase risponde all’esigenza di arricchire il vocabolario dell’alunno e di valorizzare ciascun termine della lingua secondo il principio che ogni competenza deve essere sorretta dalla conoscenza e valorizzazione di ogni singolo elemento come una cattedrale che basa la propria imponenza sulla stabilità e forza di ogni sua pietra. Allo scopo soccorre l’iscrizione degli alunni ad un sito (nella specie https://unaparolaalgiorno.it) che invia, tramite sms quotidiano, l’analisi etimologica di un termine nuovo che si analizza in classe con la rapidità necessaria a dare corso alle altre fasi. Tale momento è anche una simbolica professione di umiltà: fare in modo che ogni alunno porti a casa ogni giorno almeno una parola nuova…come segno tangibile di molte ore di lezione.

6)-IL REPORT……………………………TIROCINIO PER UN BUON LEADER

Saper fare un buon report non è solo un tentativo per celare le insidie della classica interrogazione, ma si propone quale competenza atta a racchiudere in un discorso organico l’intero percorso sviluppato sino a quel determinato momento. Del resto si tratta di uno strumento la cui padronanza produce effetti positivi su tutta una serie di altri campi quali quello del saper fare un riassunto, saper individuare le miles stones di un percorso, senza escludere la valorizzazione del materiale raccolto che a sua volta rinvia alla competenza del saper prendere appunti, organizzare una mappa concettuale e dunque racchiudere in uno spazio fisico padroneggiabile quanto deve essere successivamente “svolto” come una matassa per produrre un testo scritto, si tratti di una relazione, di un  tema o di una prova scritta per una selezione. Ovviamente il giudizio dell’insegnante sarà tanto più lusinghiero quanto più l’alunno non solo riuscirà ad abbracciare il numero maggiore possibile di argomenti trattati, ma, soprattutto, quanto più dimostrerà di averli fatti propri e, perché no, di collegarli ai contenuti di altre fonti di informazione sia interne alla disciplina che esterne, quali esperienze extrascolastiche o letture personali.

7)-IL LAVORO COMUNE………………..TEAM WORKING

Tale fase rappresenta il cuore della lezione tradizionale. Essa nella nostra proposta non perde ovviamente la sua importanza ma non è più l’unico momento in cui si svolga il processo di insegnamento-apprendimento, consentendo all’insegnante l’introduzione di nuovi argomenti o la ripresa di quelli già svolti  utilizzando il più possibile metodologie interattive, tra le quali, la sottoposizione alla classe di prove di realtà, di studio di casi, previa, eventualmente, la divisione in piccoli gruppi allo scopo di implementare la competenza della collaborazione.

Le competenze di cittadinanza e l’uso di metodologie interattive, a nostro modo di vedere, costituiscono un connubio inscindibile che richiede una preparazione specifica sul versante delle metodologie di gestione della classe, senza la quale si determina il rischio non solo di appesantire il processo di insegnamento-apprendimento, con, soprattutto in certi contesti, una crescita dell’impegno del docente sul versante del rispetto della disciplina e quindi sul terreno del controllo, ma soprattutto di perdere  un’occasione irripetibile. Ossia di disporre della scuola come un luogo da cui guardare all’esterno, alla cosiddetta Realtà, avendo la possibilità di osservarla e di progettare stili di gestione della sua complessità senza che ancora ne sia iniziato l’attraversamento. In altre parole con la protezione di quella dimensione “del come se…” tipica di quello che Karl Popper chiama “Mondo 3”[4]. Cioè una dimensione reale realtà simile a quella esterna ma in cui si possono commettere errori utili a mettere meglio a fuoco le strategie di azione. Una sorta di palestra o di macchina del tempo di cui la velocità sia regolabile secondo i ritmi della comunicazione umana e in cui l’insegnante faccia da sparring partner che insegna a cadere e ad andare al tappeto ma senza danni irreparabili (ioci causa, per scomodare il linguaggio giuridico).

8)-LA VALUTAZIONE………………….CHECKING

Questa fase finale tende ad insegnare l’autoriflessione. L’alunno viene invitato a dare una valutazione (su scala Likert da 0 a 5[5]) sull’esperienza appena vissuta a seguito di un lavoro lungo il quale si cerca di comunicare che il suo contributo non solo è atteso ma è parte integrante della lezione. In altri termini non si tratta di dare un giudizio su una sessione di lavoro incentrata sul docente e sulla sua lezione cattedratica, ma di includere nella valutazione anche il proprio contributo affinchè l’esperienza risulti il più possibile significativa.

Considerazioni finali

La scelta di fare delle competenze di cittadinanza l’impalcatura della lezione di diritto ed economia, ma pure di quella di qualsiasi altra disciplina, ci sembra possa offrire l’occasione  per accomunare le diverse discipline sul piano metodologico, con una importante conseguenza: renderne i contenuti immediatamente spendibili sul versante del problem solving.

Non deve apparire impossibile immaginare, infatti, che di fronte ai problemi che gli alunni studiano a scuola e vivranno in futuro, questa possa proporsi come fonte di “strategie” utili ad affrontarli.

Torna utile infatti rammentare il richiamo moreniano che una testa ben fatta sia preferibile a una testa ben  piena[6].


[1] Cfr. Kenneth E. Boulding, The Economics of the Coming Spaceship Earth In H. Jarrett (ed.) 1966.

[2] Daniel Pennac, Diario di scuola, Feltrinelli 2008.

[3] Per un approfondimento sulla sua importanza cfr https://shorturl.me/fFY5

[4] Karl Popper, I tre mondi, il Mulino, 2012

[5] Cfr https://bit.ly/2v66Vkm

[6] Edgar Morin, La testa ben fatta, Raffaello Cortina Editore, 1999.