17 marzo Giornata dell’Unità d’Italia e del Risorgimento

17 marzo Giornata dell’Unità d’Italia e del Risorgimento

di Omer Bonezzi

L’otto novembre 2012, nonostante la gazzarra della Lega Nord, il Senato  ha approvato con 208 voti a favore, 14 contrari e 2 astenuti, La Legge che istituisce per il “17 marzo  Giornata nazionale dell’Unita’ d’Italia, della Costituzione, dell’inno nazionale e della bandiera”. La legge  rende anche  obbligatorio lo studio e la conoscenza dell’Inno di Mameli a scuola. A  partire dal prossimo anno  saranno organizzate  iniziative  finalizzate ad informare  sugli eventi e sul significato del Risorgimento nonché sulle vicende che hanno condotto all’Unita’ nazionale, alla scelta dell’Inno di Mameli, alla bandiera nazionale e all’approvazione della Costituzione, anche alla luce prospettiva  europea.

I valori di cittadinanza, fondamento di una positiva convivenza civile, nonché la riaffermazione ed il consolidamento dell’identità’ nazionale attraverso il ricordo e la memoria civica saranno così promossi anche  nella giornata del 17 marzo, data della proclamazione nel 1861  dell’Unita’ d’Italia,

Tra i principali fautori di questa nuova legge va segnalato il protagonismo fattivo sia dell’on.le Coscia che dell’on.le Ghizzoni del PD. Una notazione oggettiva :  il PD, aggregazione  recente, con il ruolo propulsore che ha dimostrato in questa vicenda,   si innesta a pieno titolo in una delle radici profonde  di questo Paese e di questo Stato. Diventa un importante  erede  del Risorgimento Italiano, dei  suoi valori e della sua prospettiva , culminata nella Resistenza.

Questa  è una legge che permette a pieno titolo di rilanciare la valorizzazione del nostro Risorgimento.  La ricorrenza del 17 marzo può diventare,sulla falsariga di quanto avviene per il 27 di gennaio, dove le scuole  promuovono buone pratiche per creare una cultura della democrazia e della Memoria, una notevole opportunità educativa  anche per un’associazione patriottica quale è l’ANPI.

Si potranno  implementare  valori fondamentali come il senso d’identità nazionale, l’orgoglio della nostra bandiera carica di valori e significati postivi quali la libertà, l’uguaglianza e la fraternità. Il nostro inno nazionale scritto da un giovanissimo Mameli e ben spiegato nella indimenticabile esegesi di Benigni in TV, sarà finalmente conosciuto da tutti .  La Resistenza ( non a caso) viene definita anche come il secondo Risorgimento ed una buona conoscenza delle vicende storiche che riguardano il processo di costruzione dell’Unità d’Italia  può permettere a tutti i giovani di sviluppare meglio i loro sentimenti democratici.

Dobbiamo un po’ tutti, quindi, attrezzarci perché l’opportunità che il Parlamento Italiano offre alla scuola,  all’associazionismo patriottico, agli enti locali,  venga colta in pieno  poiché è evidente  il significato simbolico di questa nuova ricorrenza.

Aspetta a tutti un lavoro impegnativo poiché il nostro Risorgimento, per effetto della mala predicazione della Lega Nord e di circoli legittimisti, attivi anche a Modena, è stato oscurato,  pur vivendo nella coscienza di migliaia e migliaia di persone.

Sono, oggi, essenzialmente tre le forme più eclatanti di revisionismo. La più significativa riguarda il creazionismo.   Il  secondo negazionismo  riguarda l’esistenza della distruzione di massa di ebrei, zingari, omosessuali,  comunisti e degli  oppositori politici, nei campi di sterminio nazisti. In Italia, poi, vi  si affianca  un revisionismo storico che nega ruolo e significato della Resistenza, sminuendone la portata e descrivendola spesso come un’azione al limite del banditismo.

Il terzo negazionismo riguarda il Risorgimento,  ridotto dai suoi detrattori ad azione  provocata  da minoranze, fatta a dispetto del popolo e favorita da potenze straniere quali Inghilterra e Francia.

I protestanti americani hanno fermato i loro orologi alla fine del 500  e tutt’ora interpretano la Bibbia in modo letterale;  da qui la richiesta di intervento legislativo per impedire l’insegnamento delle supposte eresie evoluzioniste.

Il negazionismo storico prende avvio dai pregiudizi neonazisti e neofascisti e da necessità politiche pelose, per  negare l’olocausto contro ogni evidenza e per sminuire il ruolo della Resistenza.

Per il Risorgimento la situazione non è da meno, vengono sminuite dai negazionisti  vere e proprie epopee, come lo sbarco dei Mille  e tutto il fermento innovativo, modernista e riformista che il Risorgimento ha seminato.

A titolo esemplificativo un argomento dei negazionisti sostiene che i plebisciti videro la partecipazioni di esigue minoranze al voto. In quel periodo storico, però, non era concepibile una partecipazione al voto di tutti, il suffragio universale è conquista del 900 ed il numero di cittadini che votarono  per Bonaparte Presidente della Repubblica Francese ( poi Napoleone III) era,   in proporzione,  ben più esiguo della platea dei votanti in Italia per il Plebiscito.

Le tre forme di negazionismo sono legate da un solido filo rosso: il metodo del pensiero che imposta prima la conclusione e poi cerca,  attraverso un uso allegro e leggero  delle informazioni ed attraverso qualche salto logico,   di confermarle.  Questo vale    per  il creazionismo, per la negazione dell’Olocausto , per l’occultamento del  Risorgimento Italiano.  Questo metodo di pensiero gassoso  è cosa allarmante, soprattutto nel 2012.

Se non si contrastano punto per punto le affermazioni decontestualizzate su Resistenza e Risorgimento,  riaffermando l’importanza storica per entrambi e per l’Italia, accettando che vegano messe in campo sui due periodi le più fantasiose ricostruzioni storiche, noi come  cittadini ed educatori  veniamo meno al nostro dovere e dobbiamo allarmarci perché la negazione della verità alimenta  la crisi della democrazia.