“Tagli alla scuola per pagare i professori”

da la Repubblica

“Tagli alla scuola per pagare i professori”

Proposta del governo ai sindacati. La Cgil: in Toscana quindici milioni in meno

MARIO NERI

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CORSI di recupero, lezioni di inglese e francese pomeridiane, gite scolastiche, attività didattiche e laboratori per la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie e dell’informatica. Perfino i corsi di alfabetizzazione per gli immigrati e per le fasce deboli. I dirigenti scolastici delle scuole sono in subbuglio. Non sanno se potranno garantire fino alla fine dell’anno scolastico tutte le attività aggiuntive ed extracurriculari finora organizzate per gli studenti.
E questa volta non perché a interromperle saranno i maestri e i prof in segno di protesta contro i tagli e l’ipotesi dell’aumento dell’orario di lavoro avanzata e poi ritirata dal ministro Profumo. Ma perché le scuole della Toscana, come quelle italiane, stanno per essere travolte da un’altra ondata di tagli. Per pagare ai docenti gli scatti di anzianità maturati in questi anni, ma congelati dal 2009 per effetto della finanziaria Tremonti, il ministero dell’Istruzione e quello dell’Economia il 22 novembre hanno presentato ai
sindacati un piano che prevede di recuperare le risorse necessarie decurtandole dai fondi di istituto (Fis). Cioè dai finanziamenti che le scuole ricevono per migliorare l’offerta formativa. Giovedì, in un nuovo incontro, il taglio è stato confermato e per l’istruzione in Toscana potrebbe arrivare a 15 milioni. «Una stima al ribasso – dice Alessandro Rapezzi, segretario regionale della Cgil scuola da noi ci sono 500 istituti che quest’anno avrebbero dovuto ricevere dagli 80mila ai 140mila euro. Considerando una media di
100mila euro per istituto il totale del fondo di istituto per la Toscana si attesta sui 50 milioni. Beh, il governo ci chiede di prendere il 25-30 per cento di quei soldi per pagare gli scatti di anzianità ai docenti che hanno maturato il diritto all’aumento a fine 2011. In sostanza ci ha proposto una partita di giro. Noi non l’accettiamo. Primo: perché si tratta comunque di un taglio allo stipendio. Quei fondi servono proprio a retribuire i docenti che organizzano le lezioni aggiuntive, i corsi di recupero, che preparano i progetti.
Secondo: in questo modo il governo punta ancora una volta a delegittimare la figura degli insegnanti. Il messaggio da far passare è quello di una categoria corporativa che pur di ottenere adeguamenti contrattuali è disposta a svilire la qualità della scuola». Una posizione netta quella della Flc-Cgil. L’unica sigla, insieme ai Cobas, finora contraria all’operazione. Cisl, Uil e Snals hanno detto sì. «Utilizzare il salario accessorio – scrive in un comunicato la Cisl-scuola – è l’unica via praticabile per salvaguardare la retribuzione
tabellare di tutti. Abbiamo già perso tempo per la latitanza del governo, la questione va chiusa al più presto». E anche sulle cifre ci sono visioni diverse. Se il Fis italiano vale 1 miliardo e 386 milioni, per la Cgil nel 2012-2013 le scuole si ritroveranno con 474 milioni in meno, 234 per il 2013-14. Per la Cisl il taglio è da 300 milioni. E non comporterebbe alcuna paralisi nelle scuole. Per sapere come andrà a finire bisognerà aspettare il milleproroghe
di fine anno.