I Congresso ANIEF

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I Congresso ANIEF: Pacifico rieletto presidente

Il I Congresso nazionale ANIEF, tenutosi l’8 dicembre a Cefalù (PA), ha visto la rielezione per acclamazione di Marcello Pacifico alla carica di presidente nazionale.

Il Congresso, inoltre, ha approvato all’unanimità il documento di programmazione dell’attività sindacale dell’ANIEF per il quadriennio 2013-2016, che dona un respiro europeo all’azione del giovane sindacato.

 

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MANIFESTO ANIEFApprovato dal I Congresso – Cefalù, 8 dicembre 2012

L’EUROPA CHE VOGLIAMO
Una scuola italiana per la UE, un moderno sindacato europeo per:

  • Pensare e sviluppare un neoumanismo sindacale che parta dalla tutela dei diritti acquisiti dal civis europensis, maturati in quanto ζῷον πολιτικόν
  • Ribadire il valore del diritto come ius rispetto al privilegio
  • Superare corporativismi nazionali e transnazionali, e attivare battaglie sindacali europee adeguate alle sfide dell’economia di mercato globale
  • Interloquire con il legislatore comunitario, nazionale e regionale in favore della cultura e del suo patrimonio materiale e immateriale
  • Promuovere la scuola come interlocutrice principale e partecipe della vita pubblica, ripristinandone valore, rispetto e considerazione
  • Riconoscere la peculiarità dell’alta professionalità della funzione docente
  • Riportare l’Italia agli standard della Ue per investimenti nel settore della conoscenza (strutture e remunerazioni, ruoli e competenze)
  • Sconfiggere la precarietà come ordinario strumento di organizzazione del lavoro
  • Esercitare il ruolo di guardiani della lex, di fronte all’arbitrio o alla contingenza, attraverso il costante e sapiente ricorso alla giustizia

 

Una premessa: il sindacato, l’Europa, l’Italia

Nel 1957, a Roma, a distanza di quasi dieci anni dall’approvazione della Carta costituzionale che intende garantire, nel dopoguerra, alcuni diritti, quasi inalienabili, per i suoi cittadini, nasce il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea che insieme al diritto comunitario oggi regola la vita dei suoi ventisette stati membri (art. 117 della Costituzione italiana). Il premio Nobel per la pace è l’ultimo dei riconoscimenti che rende evidente come un’impostazione comune verso i diritti e i doveri degli Stati membri e dei cittadini da parte della UE diventi un esempio di valori condivisi e condivisibili, un faro luminoso in quest’epoca difficile, tanto più in un momento politico dove i Governi cedono sempre più la propria autorità nazionale.

L’ANIEF, sindacato che fin dalla sua nascita ha sempre fatto propri i riferimenti alla cultura, alla giustizia, all’etica, al lavoro assunti nelle carte europee, nel prossimo quadriennio, quattro anni dopo la sua fondazione, intende sposare questo manifesto per costruire una nuova scuola italiana che possa ridisegnare una nuova Europa attraverso una militanza attiva dei propri associati, in primo luogo uomini di cultura che vogliono creare quel terreno fertile per far fiorire i semi della conoscenza indispensabili per il buon governo di una società giusta e pacifica, quale intende essere quella europea. Non è un caso se nel Trattato è data priorità alle politiche della UE (art. 2, art. 6), nel rispetto delle politiche sociali (Titolo X, art.. da 151 a 164), della trasparenza (art. 15 c. 3, art. 24, art. 226, art. 227), dell’esercizio della giustizia (art. 81, art. 82), mentre l’attuale bilancio copre per più della sua metà spese legate alla formazione, all’istruzione dentro e fuori i confini dell’Unione, per sconfiggere la diseguaglianza attraverso l’uso della cultura e superare la coesione economica e sociale tra le diverse realtà territoriali.

Un sindacato moderno, specialmente se radicato nella scuola, deve partire da essa per orientare le scelte del legislatore comunitario e nazionale, così da esercitare il ruolo di tutore non soltanto dei diritti dell’uomo maturati nel corso di una storia millenaria che ha portato all’affermazione delle democrazie moderne, ma anche di promotore di un nuovo umanismo che riscopra, grazie alla valorizzazione del sapere, la dimensione sociale dell’uomo stesso.

Un documento da cui partire: EUROPA 2020

La UE, con la strategia Europa 2020, si è data 5 obiettivi di crescita fino al 2020, due dei quali riguardano il mondo dell’istruzione e della ricerca.

Nel campo della ricerca, le indicazioni sono quelle di uniformare al 3% del PIL gli investimenti nel settore da parte degli stati membri, secondo quanto più volte ribadito dall’ANIEF: attualmente, infatti, l’Italia investe in ricerca e sviluppo meno dell’1% del PIL, mentre il nostro sindacato ha chiesto sempre negli ultimi anni l’aumento almeno di 1 punto percentuale per raggiungere la media europea. È evidente che i Paesi più sviluppati economicamente ritengono strategico il finanziamento del settore della conoscenza. Nel campo dell’istruzione, si richiede di abbassare al 10% la dispersione scolastica giovanile e di incrementare quella universitaria al 40% quella universitaria nella fascia 30-34 anni, proprio mentre l’Istat certifica il più alto tasso di mancate iscrizioni all’università. Attualmente gli indicatori per l’Italia prevedono il 18,2% di abbandoni nella fascia di età 18-24 anni (non compaiono dati per le fasce di età inferiori) con un target del 15% nel 2020, e il 20,3% di istruzione universitaria per i 30-34enni con un target del 26% nel 2020. Tali indicatori sono individuati tra le cause principali che porterebbero 14.757.000 persone a rischio povertà in Italia nel 2011, tra le quali ben 10.938.000 a rischio povertà a seguito di transfert sociale. In questa quota rientra a pieno titolo il personale della scuola, a cominciare dai docenti e dagli ATA per via del blocco del contratto, dei mancati aumenti stipendiali, della mancata attivazione di una carriera, dei tagli alle risorse economiche del comparto, delle inadempienze e incapacità della classe politico- sindacale, che in generale hanno lasciato gli stipendi fermi a vent’anni addietro, senza tener conto dell’aumento del costo della vita. Il consueto ritardo nella firma dei contratti è stato sostituito dal blocco imposto dal legislatore, con l’accordo delle organizzazioni sindacali rappresentative che invece di scioperare hanno, in questi anni, concordato con il Governo la sottrazione di risorse alla scuola.

ANIEF fin dalla sua costituzione ha denunciato come la linea del rigore e della armonizzazione della spesa imposte negli ultimi anni hanno avuto il solo obiettivo di ridurre 200.000 posti nella scuola, 2/3 rispetto a tutto il pubblico impiego, segnando la fine di 4.000 scuole autonome e l’attribuzione di reggenze a titolo gratuito, in palese violazione di quei principi europei richiamati.

Soltanto l’ANIEF si è opposta seriamente a questo politica di tagli, anche nei confronti del personale ATA, come le recenti iniziative giudiziarie confermano. Eppure la sua azione ha trovato più ostacoli nel mondo del sindacalismo concertativo piuttosto che nel Governo. Il compito di un sindacato moderno, pertanto, deve puntare a ritrovare la sua stessa ragione di essere e di ottenere il raggiungimento di quegli obiettivi europei che agli occhi dei più attendi indicano in 8.000 euro l’aumento di stipendio dovuto a fine carriera, al netto degli aumenti contrattuali per gli ultimi tre anni.

Alla strategia Europa 2020, d’altronde, fa esplicito riferimento il documento inviato lo scorso mese dalla Commissione Ue al Parlamento Europeo, significativamente intitolato “Ripensare l’istruzione: investire nelle abilità in vista di migliori risultati socioeconomici”. Due aspetti del documento, in particolare, denunciano il grave ritardo che l’Italia ha accumulato negli ultimi anni rispetto al resto dell’Unione. Il primo è il forte richiamo alla necessità di investire nell’istruzione per uscire dalla lunga spirale di crisi economica che negli ultimi anni ha interessato l’Europa e non solo, necessità che in Italia sembra non trovare riscontro, mentre, ad esempio, in Brasile sono stati assegnati alla scuola i proventi del settore petrolifero. Il secondo, invece, riguarda la distribuzione percentuale per età (fotografata al 2010) dei docenti di scuola secondaria inferiore e superiore, in cui a fronte del primato per numero di insegnanti con età superiore a 50 anni, l’Italia si classifica ultima per numero di docenti nella fascia 30-39 anni. Per non parlare del numero di insegnanti under 30, per i quali l’Italia – caso unico in tutta Europa – è addirittura fuori scala, non registrandosi alcuna presenza.

Distribuzione percentuale, per età, degli insegnanti dell’istruzione secondaria inferiore e superiore (2010) Fonte: Base dati Eurostat, raccolta di dati UOE.

Ecco dove ci hanno condotto, nell’ultimo quinquennio, i tagli di oltre 8 miliardi di euro all’istruzione, il blocco del turn over e quello dei percorsi abilitanti nel periodo tra la chiusura delle SSIS e l’avvio dei TFA, per non parlare della decisione di tornare ai concorsi per la scuola, escludendone però i laureati non abilitati degli ultimi dieci anni. Sono dati che raccontano crudamente come l’Italia, almeno nel settore della scuola e dell’istruzione, sia già fuori dall’Europa. Se non ci sarà un’immediata inversione di tendenza, il rischio di essere relegati ai margini dell’Unione appare pericolosamente concreto, come dimostra la stasi economica che attanaglia il Paese dal 2000.

 

Un caso emblematico: la crociata ANIEF contro la precarietà

La battaglia per l’applicazione della direttiva 1999/70/CE nel pubblico impiego e in particolare nella scuola in Italia, iniziata dall’ANIEF nel 2009, deve essere combattuta con analogo vigore nella XVII legislatura dopo che gli interventi della magistratura hanno costretto il legislatore nazionale a intervenire con norme di natura interpretativa derogatorie della normativa comunitaria, trovando in alcuni casi sostegno nelle organizzazioni sindacali rappresentative che hanno cambiato la progressione di carriera dei neo-assunti con la sospensione del primo gradone stipendiale a dispetto di chiare pronunce della Corte di Strasburgo. Dai giudici d’Oltralpe ci giunge un chiaro monito pure sulla ricostruzione di carriera come sugli automatismi di carriera legati ai maggiori oneri di lavoro, tutti principi presenti, peraltro, nella nostra Costituzione, negli articoli relativi al lavoro.

La necessità di tutelare le lavoratrici ed i lavoratori della scuola della Repubblica contro gli abusi nella reiterazione dei contratti a tempo determinato è stata e rimane una battaglia di civiltà, per il rispetto in Europa del diritto al lavoro e ad un’equa retribuzione che permette di realizzarsi, di costruire una famiglia e di essere attore del progresso economico e civile della propria nazione e della comunità sovranazionale. La crociata ANIEF contro la precarietà, che ha portato nei giorni scorsi al deposito di una denuncia circoscritta a Bruxelles, negli uffici della Commissione:

  • rappresenta una concezione del lavoro diversa da quella intesa dai nostri governanti, non un’opportunità ma un dovere civico che deve essere garantito per la crescita della nazione ad ogni professionista;
  • richiama il punto nodale della lotta al “precariato a tempo indeterminato” che oggi in Italia impedisce a centinaia di migliaia di lavoratori di pianificare la propria vita e il proprio futuro, e li getta in un eterno presente senza prospettiva, abbattendo la dimensione umana;
  • ricerca la piena parificazione tra lavoratori e tempo indeterminato e lavoratori a tempo determinato, non soltanto dal punto di vista economico ma anche sul versante contrattuale, perché soltanto riconoscendo la pari dignità tra lavoratori si creano le condizioni per punire di chi ritiene il lavoro una merce da barattare in nome di qualcosa;
  • implica l’utilizzo sinergico di tutte le attività che un sindacato moderno deve approntare, dal dialogo con le istituzioni europee alla richiesta di attivazione di una procedura di messa in mora con conseguente condanna alle spese dello Stato non ottemperante;
  • consente di porre a tema da un diverso punto di vista il rapporto tra Unione Europea e Stati membri.

Lungi dall’essere una conquista che possa ormai considerarsi acquisita, l’Europa appare ancora oggi un traguardo da costruire quotidianamente. Se non vogliamo che l’Unione si riduca a una fredda macchina burocratica utile solo a chi vorrebbe imporre il dominio della finanza sulla vita dei cittadini europei, dobbiamo porre innanzi a tutto il diritto di questi ultimi ad una vita piena e realizzata, come già previsto dalla nostra Costituzione oltre sessant’anni fa. E il sindacato ha il dovere di declinare e tutelare questo diritto senza svenderlo al mercato, attraverso una linea ferma che deve partire dalla scuola e non può avere compromessi. L’ANIEF crede che l’Europa, come l’Italia, debba essere (ri)fondata sul lavoro perché il lavoro e l’istruzione sono le più importanti scommesse su cui la UE deve puntare. L’ANIEF crede che un’Italia migliore passi attraverso un’Europa migliore, e che l’esperienza italiana in campo culturale e scolastico possa e debba rappresentare un contributo fondamentale per l’Europa che verrà. Difendere e valorizzare la scuola, per l’ANIEF, vuol dire difendere il futuro dell’Italia e dell’Unione.

 

Una linea d’azione: il neoumanismo sindacale

Le profonde trasformazioni determinate dalla società contemporanea hanno avuto una ricaduta anche sulla funzione della scuola che necessita di una ridefinizione della professionalità e di un vero e proprio sostegno etico–giuridico anche a livello sindacale. Nella società attuale, nel complesso scenario della cittadinanza europea – costituita da una molteplicità di attori sociali, di sottosistemi culturali ed economici, di funzioni sociali – il ruolo e la prassi della tutela sindacale devono necessariamente assumere una nuova prospettiva di senso incentrata sul riconoscimento e la rivalorizzazione pragmatica a sostegno dei diritti dell’uomo. ANIEF si è da sempre proposta come testimone del carattere fondativo della nostra Costituzione e dei valori della Carta europea dei diritti dell’uomo (CEDU), ed è stata capace di negoziare una molteplicità di rapporti interni ed esterni tra istituzioni scolastiche e politiche, alla ricerca di una giusta prassi sindacale che – nella visione etica e politica del nostro tempo – ridetermina in concreto i modelli costituzionali nello scenario nazionale in cui opera confrontandoli con quello europeo, definendo costantemente una nuova forma di umanismo sindacale. L’obiettivo perseguito in questi anni, che rilanciamo anche per il prossimo futuro, è quello di disegnare una traiettoria di efficace intervento giuridico, che non è solo il frutto dell’idea di costituzionalità ma anche delle sue diverse varianti e caratterizzazioni sul territorio nazionale, come anche di un’azione ad ampio raggio che tiene imprescindibilmente in considerazione quello spazio di cittadinanza collettiva che è l’Europa. Oggi, infatti, un credibile soggetto sindacale non può fare a meno di confrontarsi con lo scenario europeo, ponendosi di fronte a tutta la società e alle istituzioni, soprattutto quelle scolastiche e formative, come attore che muove da quegli stessi valori fondanti e dai diritti costituzionali.

ANIEF è un’associazione sindacale pluralista, capace di dialogare trasversalmente con tutti gli interlocutori politici e gli attori sociali, che ha dimostrato in questi anni di essere sempre pronta a inserirsi con determinazione, competenza e successo nel dibattito culturale, parlamentare e giurisprudenziale del nostro sistema paese, non soltanto in tema di scuola e istruzione, ma anche – in un’ottica confederale – per tutto il pubblico impiego. Ora è arrivato il momento di agire in Europa, sempre partendo da quella scuola italiana che ha subito umiliazioni dovute all’affermarsi di prassi legislative non di rado incostituzionali e non corrispondenti alla normativa comunitaria. Agire in Europa significa rilanciare il Paese nel rispetto del principio dell’obbligo di conformità del diritto interno al diritto dell’Unione che risiede nell’obbligo etico-politico di cooperazione. L’osservanza di tale adesione non può che venire dai tribunali della Repubblica, sotto la lente di ingrandimento e la capacità organizzativa del sindacato, vero protagonista della vocazione umanistica della politica europea.

ANIEF è la coscienza della necessità di una nuova paideia socio-politica della scuola, che richiami il legislatore all’insopprimibile esigenza di porre maggiore attenzione al rispetto della Costituzione della Repubblica e del diritto europeo, per realizzare una stagione di pace e giustizia sociale. Questa buona prassi sindacale deve ripartire da una nuova valorizzazione del settore della conoscenza, richiamandosi alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. La tutela dei diritti fondamentali può, in virtù dell’azione sindacale nel suo slancio umanistico, essere una risposta efficace all’indebolimento del mondo scuola e alla sua salvaguardia per il futuro, riconoscendone il ruolo di faro della società civile. Soltanto un’educazione permanente dei professionisti della scuola tesa alla riscoperta del proprio ruolo di promotori di cultura e di educatori, di tutori ed esperti dei diritti dell’uomo, a riconoscersi come animale sociale e non soltanto prodotto di consumo, può aprire la strada a buone pratiche del sapere e del potere rispondenti alle esigenze del terzo millennio.