Quelli che la scuola la vogliono…

Quelli che la scuola la vogliono…

di Cosimo De Nitto

Quello della scuola non è mai stato un argomento di facile approccio e di facile “consumo” nella comunicazione sociale e nei media. Soprattutto in tempi di campagna elettorale come questi in cui ognuno ha impacchettato la propria “Agenda”-manifesto con su scritte le “cose” che si vogliono realizzare. Le “cose” sono elencate e gli elenchi formano i “programmi”. I programmi, si sa, sono una scommessa, sono una carta di intenzioni buone sempre, ma nessuno può scommettere che saranno realizzate tutte-in parte-per niente. Specialmente i “programmi” elettorali la cui finalità prima e ultima è quella di avere il massimo dei voti possibili. Ma allora cosa dovrà fare il povero malcapitato cittadino che di ingegneria istituzionale non si intende, capisce poco di geometria variabile degli ordini di scuola spesso enunciati come schemi di formazioni di calcio (5-3-5, oppure 5-3-4, oppure 4-3-5, oppure 10-3, oppure 5-5-3, oppure ancora 8-5 anticipato ecc. ecc.)? Cosa dovrà fare se si imbatterà nella “dematerializzazione”, lui, che non ha neanche il materiale, e gli dicono che ha un figliolo “nativo digitale”?

Gli direi: caro signore, lasci stare l’elenco puntato, le cifre che  spesso dicono tutto e il contrario di tutto, lasci stare le “cose” cerchi di capire che scuola hanno in testa i vari proponenti, che non lo dicono, purtroppo. Io non le darò una indicazione di voto, non faccio qui campagna elettorale. Cercherò di aiutarla non dico a scegliere, ma almeno ad avere qualche idea chiara, che lo so, non è una “cosa”, ma forse può essere più utile di una “cosa”, reale, apparente o falsa che sia. Per questo le dirò che tra tutti quelli che parlano di scuola ci sono:

1) quelli che la scuola… vogliono trasformarla in un’azienda che produce “pezzi” in serie con tanto di Amministratore Delegato che assume o licenzia a suo insindacabile giudizio di “merito” e di “produttività” certificati con test standardizzati;

2) quelli che la scuola…vogliono trasformarla in un “servizio” al cittadino “on demand”, come uno “sportello”  dietro al quale ci sono gli impiegati/insegnanti addetti al “costumer care” in funzione del “customer satisfaction”;

3) quelli che la scuola…vogliono trasformarla in un prolungamento della famiglia, la propria ovviamente, con orientamenti ideologici, religiosi, politici, educativi, che sono della propria famiglia e delle famiglie affini con gli stessi orientamenti;

4) quelli che la scuola…vogliono trasformarla in uno specchio fedele del proprio “territorio”, con cultura, economia, lingua, usi e costumi propri di quel solo territorio. Una scuola aperta ai soli membri della comunità di origine, compresi gli insegnanti che dovranno necessariamente essere indigeni e autoctoni;

5) quelli che la scuola…vogliono trasformarla in un dopo-scuola che si occupa solo di integrazione sociale, acculturazione generica e minimale, luogo socialmente sicuro in cui evitare i rischi e i pericoli della strada e del territorio degradato circostante;

6) quelli che la scuola vogliono trasformarla in una “fabbrica” di progetti educativi spesso distanti e comunque diversi dagli apprendimenti disciplinari strutturati e strutturanti;

7) quelli che la scuola…persino la vogliono “fai da te”, o “fatta in casa” come le tagliatelle emiliane o le orecchiette pugliesi; la chiamano “homeschooling”, le aule sono le stanze della casa domestica, i proff. sono mamma, papà, eventualmente i fratelli maggiori e alla scuola pubblica si va solo per sostenere gli esami ed avere il titolo;

8) quelli che la scuola…la vogliono trasformare secondo una macedonia di più punti sopra elencati. Tanto per non scontentare gli amici.

 

Poi…

Poi ci sono:

1) quelli che la scuola…vorrebbero facesse solo ed unicamente la scuola, quella che prevede la Costituzione agli Artt. 33, 34 e collegabili ad essi;

2) quelli che la scuola…credono che insegnamento e apprendimento sono organizzati, formali, strutturati, disciplinari, consapevoli, diretti…

3) quelli che la scuola…pensano non possa essere surrogata, sostituita da altre forme di apprendimento più o meno volontario, perché è vero che l’individuo apprende sempre e comunque in ogni situazione, ambiente, occasione, ma quelle sono altre e diverse forme di insegnamento/apprendimento;

4) quelli che la scuola…pensano sia unica a costruire apprendimenti, relazioni, ambienti specifici, tipici, insostituibili che nessuna altra “agenzia” formativa può realizzare;

5) quelli che la scuola…pensano debba essere “bene comune”, pubblica, democratica, integrante, costituzionale, statale, per formare una cittadinanza di persone libere, consapevoli dei propri diritti e doveri, lavoratori capaci.

Per concludere, al mio ipotetico signore/elettore dico: non lo so se ho fatto chiarezza o se, involontariamente, ho contribuito a complicare ulteriormente le cose. Spero solo di aver contribuito almeno a disambiguare non i “programmi” e le “Agende”, ma le idee su cui essi si basano, perché le “cose”, i punti passano, cambiano, evaporano, le idee di riferimento restano e ispirano l’azione di chi governa, ma anche dei cittadini non-sudditi.