E. Canin, L’Imperatore dell’aria

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Nello spirito dell’uomo

di Antonio Stanca

 

caninEthan Canin è nato nel 1960 ad Ann Arbor, nel Michigan, si è spostato con la famiglia in diversi stati d’America ed infine si è stabilito a San Francisco, in California. Qui ha studiato, si è laureato in Letteratura Inglese, ha poi conseguito nel 1991 un dottorato in Medicina, ha esercitato la professione di medico e intanto continuava la già intrapresa attività di scrittore. Nel 1998 non ha fatto più il medico per dedicarsi all’insegnamento senza abbandonare i suoi interessi per la narrativa e la sceneggiatura. Al 1988 risale L’Imperatore dell’aria, una raccolta di nove racconti che rappresenta l’esordio letterario del Canin e che in Italia è stata pubblicata la prima volta nel 1989 dalla Mondadori di Milano ed ora dalla casa editrice Ponte delle Grazie, pure di Milano, con la traduzione di Annarosa Miele (pp. 182, € 16,80).

Canin ha avuto numerosi riconoscimenti, tra l’altro nel 1996 la famosa Granta lo ha ritenuto degno della classifica dei migliori scrittori americani. Altre opere narrative ha prodotto dopo quella iniziale e della maggiore, l’immenso romanzo America America, iniziata nel 2001, ha compiuto dieci stesure. In America America la sua attenzione è rivolta alla storia, alla vita americana degli ultimi tempi, alle condizioni sociali, politiche, economiche, culturali della nazione, al confronto tra governi di destra e di sinistra, alle guerre che sono avvenute e avvengono contro gli stati asiatici, alle azioni terroristiche, alle ripercussioni che simili avvenimenti hanno avuto sulla popolazione, a cosa hanno comportato a livello individuale e sociale. Liberale, democratica è la posizione dello scrittore, contro i ricchi, i potenti d’America, contro i loro abusi e a favore degli umili, dei poveri è impegnata, al recupero di questi tende e alla riscoperta dei valori umani più autentici, quelli morali, spirituali, che presso gli umili si sono maggiormente conservati e che in tempi di crisi, come quelli attraversati dall’America delle dubbie successioni alla Casa Bianca, dei violenti confronti con i popoli asiatici, è più facile riscoprire. La riscoperta dello spirito è un tema ricorrente nella narrativa del Canin e la si può intravedere già agli inizi, quando a ventotto anni scrisse i racconti de L’Imperatore dell’aria. Rispetto ad America America più ridotta è in essi l’ambientazione, più vicina al quotidiano, al privato la realtà, più comuni sono le situazioni presentate ma chiara è l’intenzione dell’autore di mostrare come l’interiorità serva a far superare le circostanze negative.

Non soltanto un documento, una registrazione dei problemi che si possono verificare nelle famiglie dei villaggi, dei paesi, delle città della California è il libro ma anche una ricerca dei modi utili a combattere le difficoltà. Nell’uomo indica Canin questa possibilità di salvezza. Nell’uomo perso, confuso tra pensieri e azioni, tra sé e gli altri, c’è pure quello che può ritrovarsi, riconoscersi, nel corpo che soffre c’è pure l’anima che può liberare dalla sofferenza. E’ questo il messaggio che Canin perseguirà sempre nella sua scrittura e che intanto affida ai racconti d’esordio, a quella realtà quotidiana, a quelle persone semplici delle quali essi dicono. Protagonisti delle nove storie sono giovani e anziani che confessano quanto a loro succede, è successo o pensano che succederà. Una serie di monologhi è l’opera, una ricerca di spiegazioni, di significati da parte di persone che ne hanno bisogno e che giungeranno a ritrovarli in sé stesse, nelle proprie idee.

Diversi sono i casi, riguardano un  vecchio insegnante che non vuole rinunciare ad un antico albero del suo giardino nonostante sia stato infestato dagli insetti, un figlio adolescente e il suo difficile rapporto con il padre, un altro figlio che ancora ragazzo abbandona la famiglia e si mette alla ricerca di lavoro e di amore, una giovane coppia che non può mai dirsi contenta poiché la moglie è alla continua ricerca di una casa diversa da quella abitata, una coppia di anziani che si riscoprono uniti viaggiando nella notte, una madre di due figlie che dopo la morte del marito viene scoperta a rubare, due fratelli dei quali il più giovane è costretto a subire i voleri non sempre corretti dell’altro, un ragazzo che abbandona gli studi e di fronte allo scontento dei genitori si sente smarrito, un altro ragazzo che trascorre gran parte del suo tempo sul tetto della casa ad osservare il cielo, le stelle, le nuvole, a cercarvi dei significati e non pensa a dare un senso alla propria vita.

E’ un’umanità isolata dai suoi problemi, vittima di essi, un’umanità che troverà in sé il modo per risolverli, nell’idea compenserà quanto ha perso nella realtà. E’ l’umanità del primo Canin, quella che in seguito avrebbe acquistato una dimensione più estesa senza, tuttavia, smarrire la precedente. Anche il linguaggio del Canin più maturo avrebbe continuato quello di prima nella sua chiarezza e semplicità a riprova che con L’Imperatore dell’aria erano comparsi i segni del futuro grande scrittore.