Lettera aperta al ministro che verrà?

Lettera aperta al ministro che verrà?

 di Maurizio Tiriticco

Perché il punto interrogativo? E’ sufficiente scrivere al ministro per chiedere che intende fare per il nostro Sistema nazionale di Istruzione e Formazione? Od occorre, invece, scrivere all’intero governo? Sono anni che, chiunque sia il ministro dell’istruzione, non solo le cose non migliorano, ma addirittura vanno sempre più peggiorando! E allora mi chiedo: vale la pena chiedere qualcosa a un ministro che tanto vale e varrà quanto il due di briscola? Purtroppo nel nostro Paese esiste da sempre una gerarchia dell’importanza e dell’autorevolezza dei vari dicasteri. Al primo posto figurano gli esteri, gli interni, l’economia e la finanza, l’industria, la giustizia, ma… istruzione, università, beni e attività culturali vengono sempre agli ultimi posti. Perché? E’ presto detto: con la cultura non si mangia! Questo è ciò che si pensa effettivamente da parte di chi aspira a dirigere il Paese. Anche se lo dice a bassa voce! E i programmi sono lì! Aria fritta! L’ho già dimostrato nel mio ultimo “Per un’educazione anche umanistica: dobbiamo crederci?”. I dibattiti di queste giornate sono eloquenti. Si parla di tutto, e purtroppo sempre con buone dosi di approssimazione: le banche sono il leitmotiv quotidiano! E poi l’economia, il lavoro! Quante formulazioni salvifiche! E quanta genericità, purtroppo! La stessa approssimazione con cui un nostro ministro ha tratto dal suo cilindro migliaia di esodati! Non sa come ha fatto e non sa neppure quanti sono!

I livelli sono questi e chi concorre non deve misurarsi con l’avversario con fondate argomentazioni, ma con mitragliate di parole! E i talk show sono l’ideale per questi minestroni! Non più di un minuto a testa, questo vuole – o si pensa che voglia – il pubblico in casa! E poi l’insulto, l’offesa, la lite, la parolaccia! Tutto ciò, purtroppo, è anche atteso e fa spettacolo! E Crozza ci costruisce i suoi gustosissimi siparietti! Poi il minestrone passa sul web per moltiplicarsi all’infinito e il cicaleccio di Twitter fa da amplificatore: e lo chiamano cinguettio! Il nulla elevato a sistema! Offensivo per i nostri uccellini! Parlare di economia, oggi, è difficile! Anche il più agguerrito studioso si trova in grandi difficoltà. Le regole del gioco sono cambiate e cambiano ogni giorno di più e non è facile capire! Figuriamoci argomentare!

Tuttavia, tutti hanno l’asso nella manica! Tutti vantano promesse salvifiche! Promesse che non sono confortate da nulla. Non c’è uno straccio di ricerca, di saggio, anche perché studiare, capire, argomentare richiede tempo e tanta tanta pazienza. Ma i nostri eroi della tivvù quando leggono, quando studiano, quando scrivono? Mai! Se corrono da uno studio televisivo a un altro!? Ebbene, a fronte di questi maltrattati macroproblemi la scuola è poca cosa! Sì, ci sono stati un po’ di tagli, ma in fondo è un carrozzone che comunque cammina! Basta qualche accorgimento, qualche piccola promessa… tanto battono alle porte migliaia di cinquantenni a cui si chiede in prima battuta se sono capaci di operazioni logiche! Come se non le avessero, se fino adesso sono riusciti a sopravvivere in questa società iniqua.

Però, da parte di ricercatori autorevoli si dice e si scrive che la conoscenza è la sfida del futuro! Si veda a questo proposito una nuova ricerca di Edgar Morin e Mauro Ceruti, La nostra Europa, per Cortina Editore: saranno mai ministri dell’istruzione? Mah! E poi si dice e si scrive che il cervello è il carbone della nuova era! Che l’istruzione è quindi un valore immenso! E che non si esaurisce nel breve tempo degli anni scolastici, ma ha tempi lunghi! E che dobbiamo studiare sempre, altrimenti siamo tagliati fuori da tutto! Belli i tempi della zappa che passava di padre in figlio, per decenni, per secoli! Oggi non è più così! Le tecnologie cambiano la nostra vita giorno dopo giorno e il cellulare di ieri oggi è già da gettare, anche se non si sa come e dove perché sarebbe opportuno, anzi necessario riciclarlo! C’è la questione dell’ambiente, che dall’avvio della rivoluzione industriale stiamo facendo a pezzi! Se queste argomentazioni sono vere, non è altrettanto vero che la ricerca, l’istruzione e la cultura dovrebbero essere la materia prima su cui occorre investire?

Non si possono affrontare i macroproblemi del lavoro, dell’economia, della moneta se di questi problemi non abbiamo conoscenza! Se la cultura non si mangia, la conoscenza però ha un costo, anzi ha costi lunghi nel tempo! “Fabbricare” un cervello pensante richiede anni e investimenti a lungo termine! Fabbricare una Punto oggi richiede tempi brevi, ma perché a monte, dalla Ford T ad oggi, si è investito soprattutto in conoscenza!

Investire in conoscenza, però, richiede lungimiranza, richiede investimenti alti, i cui benefici non si vedranno domani, ma dopodomani e dopodomani ancora! Insomma bisogna pensare in grande e alla grande! Ma, se l’obiettivo dei nostri concorrenti è quello di una poltrona che in tempi brevi, anzi brevissimi, consenta laute prebende, se non mazzette, allora diamo pure forfait!

Caro ministro! Tu che sarai ancora una volta un illustre sconosciuto, in parte gioirai per l’avvio della tua carriera politica, forse dimostrerai anche tanta buona volontà! Ma non potrai fare nulla, a parte qualche lim, qualche iscrizione on line, un po’ di belletto su una struttura fatiscente! Non potrai fare nulla, se l’intero governo non assume come impegno primario quello della conoscenza e delle ricerca! Per una vera e propria inversione di rotta! E l’impegno di una progettazione a lungo termine che investa sulla scuola, nelle sue strutture fisiche e in quelle culturali! Che dia corpo e risorse perché l’autonomia e i riordini in atto non siano soltanto inapplicati e inapplicabili decreti! Ma ci sarà una decisa volontà politica in questa direzione? Temo di no!

Quanto vorrei essere smentito!

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