Retina artificiale, da Negrar una speranza con il fotovoltaico

da Corriere del Veneto

Retina artificiale, da Negrar una speranza con il fotovoltaico

NEGRAR (VR). C’è anche la firma dell’eccellenza della sanità veronese sulla prima ricerca tutta «made in Italy» per la realizzazione di una retina artificiale che potrebbe cambiare radicalmente la vita delle persone colpite da malattie degenerative della retina che possono portare alla completa cecità. Come la retinite pigmentosa che ha un’incidenza di un caso ogni 3.500 persone con la perdita totale della vista prima dei 20 anni. I primi importanti risultati del progetto saranno illustrati nel secondo congresso internazionale sulle gravi malattie della retina che si svolgerà alla Gran Guardia venerdì e sabato, organizzato dalla dottoressa Grazia Pertile, direttore dell’Unità operativa di oculistica dell’ospedale Sacro Cuore-Don Calabria di Negrar e chirurgo oculista del team che sta portando avanti lo studio. Al simposio hanno confermato la partecipazione più di 600 oculisti provenienti da ogni parte del mondo, di cui cinquanta relatori, metà dei quali dall’estero. L’obiettivo della ricerca è una piccolissima cella fotovoltaica, opera della nanotecnologia, che una volta inserita sotto la retina, è capace di catturare il segnale luminoso e trasformarlo in elettrico per poi inviarlo al cervello dove verrà codificato in immagine. Il progetto ha ottenuto lo scorso anno un importante finanziamento Telethon per la ricerca sulle malattie genetiche e vede impegnato un team multidisciplinare formato dalla stessa dottoressa Pertile, dall’équipe del professor Guglielmo Lanzani, fisico del Politecnico e direttore Centro di nanoscienze e tecnologia dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Milano, da quella del professor Fabio Benfenati, direttore del dipartimento di Neuroscienze e neurotecnologie dell’Iit di Genova, e dalla professoressa Silvia Bisti del dipartimento di Scienze cliniche applicate e biotecnologiche dell’Università de L’Aquila. «I primi risultati sui ratti sono incoraggianti spiega la dottoressa Pertile . Il polimero impiantato sotto la retina non ha indotto fenomeni di rigetto e sembra avere un’ottima biocompatibilità. La trasmissione dell’impulso è stata dimostrata anche attraverso la positiva reazione pupillare alla luce registrata nei ratti ciechi. Mi auguro che questa retina artificiale possa essere applicata su pazienti non vedenti entro cinque anni».