Mancata assunzione di precari: ministero condannato a risarcimento

da Repubblica.it

Mancata assunzione di precari: ministero condannato a risarcimento

La sentenza del giudice del lavoro di Trapani Mauro Petrusa ha dato ragione a due insegnanti: il danno è stato quantificato in 150mila euro per uno e quasi 170mila per l’altro. Applicata una normativa europea. Se tutti i 10mila supplenti annuali si rivolgessero al tribunale, il governo potrebbe dover sborsare un miliardo e mezzo

di SALVO INTRAVAIA

Risarcimenti record ai precari della scuola che si rivolgono al tribunale per la mancata assunzione in ruolo dopo anni di supplenze. Il giudice del lavoro di Trapani, Mauro Petrusa, ha condannato il ministero dell’Istruzione a risarcire due insegnanti precari – uno di Educazione fisica e l’altro di laboratorio di Elettronica – con somme record: 150mila euro al primo e quasi 170mila al secondo. E adesso viale Trastevere potrebbe trovarsi a fronteggiare un nuovo assalto da parte dei supplenti annuali che chiedono l’applicazione della normativa comunitaria in materia di abuso di contratti a tempo determinato. Se i 10mila supplenti annuali che in passato hanno ottenuto l’incarico fino al 31 agosto si rivolgessero ai giudici, il governo si potrebbe trovare nelle condizioni di sborsare la stratosferica cifra di un miliardo e mezzo di euro.
Petrusa, in due recenti sentenze di primo grado, ha semplicemente preso alla lettera e applicato la disposizione comunitaria, recepita anche dal governo italiano, che vieta la stipula di contratti a tempo determinato, in qualunque settore lavorativo – istruzione compresa – sine die. La battaglia dei due precari è stata condotta col patrocinio dell’Anief, il sindacato della scuola che in questi ultimi anni ha aperto un nuovo fronte nelle relazioni sindacali col ministero dell’Istruzione, lanciando una serie di ricorsi – come quelli sulle graduatorie permanenti e più di recente quello che ha consentito a 7mila esclusi al quizzone del concorso a cattedre, ancora in fase di svolgimento, di approdare ugualmente agli scritti nonostante avessero raggiunto uno score inferiore ai 35 punti – che hanno colto nel segno.
La normativa europea è chiara: in mancanza di valide motivazioni, non è possibile abusare del contratto a tempo determinato. E questo vale anche per lo Stato italiano. I due precari, Giuseppe P. e Fabio P., hanno lavorato per diversi anni come supplenti, nominati dal Provveditorato agli studi di Trapani, ma su posto vacante. In buona sostanza, i due lamentano di non essere stati assunti in ruolo nonostante il posto loro assegnato fosse libero. Diversa è la situazione dei supplenti nominati fino al termine delle lezioni, su posti temporaneamente vacanti per l’assenza del titolare – lunga malattia, gravidanza, distacco sindacale ed altro – che non consentirebbe in ogni caso l’assunzione a tempo indeterminato.
Ogni anno sono migliaia i supplenti annuali, nominati su posto vacante. Il ministero ha giustificato questa pratica appellandosi alla specificità del settore scolastico che non consentirebbe di coprire tutti i posti vacanti anno per anno. Una spiegazione che non ha convinto il giudice, anche perché un paio di anni fa il ministro Gelmini si era impegnata con i sindacati a coprire con assunzioni in ruolo per un triennio tutte le cattedre libere. Ma poi – di fronte alle tante sentenze dei giudici del lavoro che imponevano al ministero di trasformare a tempo indeterminato i contratti dei supplenti che si erano rivolti al tribunale – il governo Monti ha preferito risolvere il problema con una leggina che, nella pubblica amministrazione, vieta la trasformazione sic et simpliciter dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato.
Così Petrusa, dovendo applicare la normativa comunitaria, ha pensato di quantificare il danno subito dal precario per lo stato di perenne incertezza in cui versa in virtù del contratto che viene rinnovato annualmente e che spesso non dà diritto né a scatti stipendiali, né al pagamento dei mesi estivi. E lo ha fatto seguendo un ragionamento logico. Quanto guadagnerebbe fino alla pensione un precario della scuola se venisse assunto a tempo indeterminato, scatti stipendiali compresi e mesi estivi pagati? E quanto guadagna invece se viene nominato con contratti a tempo determinato fino alla pensione? Al giudice che ha emesso le due sentenze di risarcimento è bastato fare la differenza e rivalutare il tutto secondo i tassi vigenti. In totale: 150mila e 170mila euro che rischiano di creare un grave problema al futuro governo.