Chi ostacola la riqualificazione del lavoro del docente?

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Chi ostacola la riqualificazione del lavoro del docente?

di Enrico Maranzana

Il problema organizzativo è emerso di prepotenza nel corso del dibattito sull’eleggibilità dei dirigenti scolastici.

E’ stato chiesto a Stefano Stefanel, uno dei partecipanti alla discussione, di chiarire l’origine delle diverse opinioni espresse. Questa la risposta apparsa su Facebook: “Mi sembra impossibile dover spiegare che i decreti delegati sono  degli Anni Settanta e oggi siamo nel 2013. Non so, mi dica lei cosa devo dire”.

Per cogliere la natura e il senso delle innovazioni dichiarate si può leggere il Pof del liceo Giovanni Marinelli di Udine, concepito sotto la dirigenza di Stefano Stefanel.

Il quadro che emerge è nitido, saldamente ancorato alle tipiche strutture decisionali di inizio secolo scorso.

La progressione Formazione – Educazione – Istruzione – Insegnamento non è sviluppata.

Il Consiglio di Istituto è sterilizzato in quanto “Le finalità generali del Liceo sono stabilite dal Collegio dei Docenti”. In tal modo si afferma che “la scuola non è un’istituzione della nostra repubblica, ma appartiene agli insegnanti”.

Il significato di “apprendimento” sembra più legato al conoscere che non ai comportamenti esibiti dagli studenti quando affrontano un compito [competenze].

Del feed-back, elemento cardine della progettualità, dispositivo da cui non può prescindere un’organizzazione moderna, prescritto dalla legge, non c’è traccia.

L’organigramma, che dovrebbe mostrare le interconnessioni tra i diversi soggetti, non è strutturato.

La visione sistemica è assente.

Sono tutte sfaccettature di un’offerta formativa che fornisce inequivocabili elementi a sostegno della tesi avanzata in “L’analisi della pustola che infetta la scuola”.

Un secondo articolo apparso in rete [Il formicaio e il progetto. Le tavole e le favole] sviluppa ragionamenti per contrastare l’adeguamento dell’istituzione scolastica al mondo contemporaneo: il dirigente tecnico ispettivo del Miur Franco De Anna argomenta per vanificare l’impianto organizzativo dei decreti delegati richiamato in “La scuola ha una febbre da cavallo. Curiamola!”.

Il postulato su cui poggia la contestazione è: la legge dello Stato non è vincolante.

La valorizzazione della professionalità dei docenti deriva sia dall’esatta e dettagliata descrizione dell’ambito di lavoro, sia dalla circostanziata precisazione dei risultati attesi: l’assetto organizzativo fornisce la risposta a tali esigenze.

L’organizzazione, ad alto livello, è una variabile dipendente dalla natura e dalla dimensione del problema.

Il problema assegnato al sistema scolastico [finalità] riguarda la promozione e il consolidamento delle capacità, delle competenze generali e delle competenze specifiche dei giovani.

Le capacità sono qualità che si manifestano nei comportamenti esibiti quando si affronta un compito [competenze].

Le capacità sono la stella polare del servizio scolastico [Bandura, Vygotsky].

Le capacità si stimolano e si promuovono “attraverso conoscenze e abilità”.

E’ opportuno definire le capacità per elencazione. Se ne trascrivono alcune: analizzare, applicare, argomentare/giustificare, comunicare, comprendere, decidere-scegliere, generalizzare, interpretare, memorizzare, modellare, progettare, relativizzare, riconoscere, ristrutturare, sintetizzare, sistematizzare, trasferire, valutare …

Le capacità sono dei processi e come tali sono da descrivere.

L’intensità di una capacità impiegata dipende dalla dimensione del problema affrontato.

La formulazione di ipotesi di lungo periodo per la promozione delle capacità è l’architrave della “programmazione dell’azione educativa” del Collegio dei Docenti.

La formulazione di ipotesi di medio periodo per la promozione delle capacità è la spazio vitale del Consiglio di Classe.

Il Feed-back consente il monitoraggio dei processi di apprendimento che, capitalizzando gli scostamenti tra gli obiettivi programmati (capacità) e i risultati rilevati, consente il governo dei processi di apprendimento.

Le capacità portano a unità il servizio scolastico.

L’esatta e dettagliata indicazione del risultato da conseguire è la necessaria premessa alla progettazione didattica del docente. Il suo lavoro si qualificherà per l’ideazione di “occasioni di apprendimento” atte a conseguire sia i traguardi collegialmente individuati sia la trasmissione di una corretta immagine della disciplina d’appartenenza.

Una vera rivoluzione: i docenti, collegialmente e individualmente, diventano dei ricercatori-sperimentatori. La loro attività varia al variare delle qualità dell’interlocutore. Essi mettono a punto, gestiscono e governano interventi per sollecitare e confermare i comportamenti richiesti dalla dinamicità della società contemporanea.

Un parallelismo perfetto col pensiero di Albert Einstein  [“Ideas and Opinions” Crown Publishers Inc., 1954]: “A volte si considera la scuola come uno strumento per trasferire conoscenze alle nuove generazioni. Ma questo è sbagliato. La conoscenza è morta, la scuola invece serve per vivere. Essa dovrebbe sviluppare nei giovani quelle qualità e capacità che sono importanti per il benessere della società”.

Il cambiamento della struttura decisionale metterebbe in primo piano pratiche didattiche che oggi sono latenti: la capacità di argomentare, la capacità di comunicare, la capacità di generalizzare, la capacità di costruire modelli .. non sono qualità che tutti gli insegnamenti perseguono?

Il cambiamento della struttura decisionale garantirebbe l’unitarietà del servizio, consentirebbe di sfruttare le sinergie per accrescere l’incisività delle attività scolastiche, valorizzerebbe la professionalità dei docenti, ristabilirebbe il legame scuola-società.

A titolo esemplificativo si rimanda in rete a “Laboratorio di matematica: il teorema di Pitagora” che mostra la differenza tra l’insegnamento tradizionale [abilità+conoscenza] e quello previsto dall’ordinamento vigente [capacità+conoscenza].