Scuola, Cdm approva norme su autovalutazione

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da Repubblica.it

Scuola, Cdm approva norme su autovalutazione.
Ma Cgil e Gilda criticano il governo: “Arrogante”

Via libera del Regolamento che prevederà controlli e piani di miglioramento per tutti i 9.300 istituti italiani. I risultati saranno resi pubblici così che le famiglie possano valutare e scegliere le scuole migliori. Critiche dai sindacati: “La montagna ha partorito un topolino velenoso”

di SALVO INTRAVAIA

PARTE la valutazione delle scuole italiane. Poche ore fa, il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva il Regolamento sulla valutazione del sistema di istruzione e formazione nostrano. Per scuole ed enti di formazione regionali è una novità assoluta. E, come spesso avviene, il mondo della scuola si divide tra favorevoli e contrari.

Cosa vuol dire? Dal prossimo anno scolastico tutte le scuole italiane dovranno iniziare un percorso di autovalutazione, controllato da nuclei esterni, e attivare interventi di miglioramento sull’apprendimento degli alunni e sul funzionamento delle scuole. L’Italia, in ambito europeo, era uno dei pochi paesi non ancora dotato di un sistema di questo tipo. E da settembre insegnanti, dirigenti scolastici e personale Ata verranno chiamati alle proprie responsabilità.

Del resto, che la scuola italiana arranchi è sotto gli occhi di tutti. I test Ocse-Pisa sulle cosiddette literacy (abilità) in Lettura, Matematica e Scienze dei quindicenni italiani ci collocano nelle ultime posizioni in Europa e anche i test internazionali sugli apprendimenti dei bambini di quarta elementare e terza media  –  sempre in Lettura, Matematica e Scienze  –  ci vedono arretrare. Il nuovo sistema di valutazione, che per la prima volta in maniera organica cercherà di capire dove la macchina italiana si inceppa, è molto diverso da quello premiale lanciato dalla Gelmini che, tra le polemiche del personale della scuola, dava un premio in denaro alle “migliori” scuole e ai migliori docenti.

“Abbiamo voluto sottolineare la centralità della scuola  –  spiega Elena Ugolini, sottosegretario all’Istruzione  –  per cercare di condividere con gli stessi dirigenti scolastici e i docenti la valutazione del sistema. E i primi seminari sulla sperimentazione avviata in oltre mille istituti sembrano darci ragione”. Questa volta, però la valutazione verrà estesa a tutti i novemila e 300 istituti italiani. E alla fine le famiglie potranno rendersi conto di quali saranno le scuole che funzionano meglio.

Un testo in otto punti. Il decreto varato da Palazzo Chigi in appena otto articoli spiega come funzionerà la valutazione “di sistema”: finora, con i test Invalsi sono stati valutati soltanto gli alunni e non l’intero sistema scolastico o le scuole.

Il primo passo sarà l’autovalutazione d’istituto: sulla base di una serie di indicatori predisposti dall’Invalsi, uguali per tutte le scuole italiane, verrà compilato il Rapporto di autovalutazione che ha la finalità di fare emergere gli eventuali punti deboli della scuola. Il secondo passo consiste nella predisposizione di un Piano di miglioramento per cercare di colmare il divario con le altre scuole. Per la predisposizione di quest’ultimo, le scuole potranno rivolgersi all’Indire (l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa), alle università o agli enti che riterranno più idonei. Poi, inizierà un periodo di due/tre anni in cui le scuole dovranno mettere in pratica le azioni di miglioramento e, alla fine, stilare un nuovo Rapporto di autovalutazione per valutare gli effetti del Piano e gli eventuali progressi.

Ma le scuole, durante il loro iter valutativo, riceveranno la visita dei nuclei di valutazione esterna  –   composti da un ispettore (ora dirigente tecnico), un dirigente scolastico e un esperto in materia di valutazione  –  che guideranno e indirizzeranno le scuole nel difficile percorso che stanno per intraprendere. L’idea di Profumo è quella di valorizzare l’autonomia scolastica con un contrappeso statale che renda la valutazione omogenea su tutto il territorio nazionale.

L’altra novità è che la cosiddetta Rendicontazione sociale delle istituzioni scolastiche  –  tra le performance prima e dopo la terapia del Piano  –  avverrà attraverso “la diffusione dei risultati raggiunti, attraverso indicatori e dati comparabili”. Così, all’atto delle iscrizioni, le famiglie potranno anche scegliere le scuole “migliori”.

Una strada che non piace a Flc Cgil e Gilda degli insegnanti. “E la montagna partorì il topolino velenoso”, commenta a caldo Mimmo Pantaleo, leader della Flc Cgil. “E’ davvero incredibile  –  continua Pantaleo  –  la protervia e l’arroganza di questo governo che in limine mortis licenzia la bozza di regolamento sul sistema nazionale di valutazione. Auspichiamo un sistema nazionale di valutazione che risponda effettivamente all’esigenza di migliorare istruzione e formazione in questo Paese e non è il caso del regolamento appena approvato. L’unico vero motivo  –  conclude  –  è di rispondere agli impegni assunti nel 2011 dall’Italia con l’Unione europea”.

Anche la Gilda è parecchio critica. “La valutazione  –  dichiara Rino Di Meglio  –  rischia di trasformarsi in un impegno burocratico troppo gravoso per gli insegnanti che rischiano di sottrarre tempo all’insegnamento. E, inoltre, non sono previsti investimenti”. Ma per la Cisl scuola “la direzione è quella giusta”: “La valutazione che serve alla scuola  –  spiega Francesco Scrima  –  è quella che le permette di lavorare in modo più consapevole, favorendo la qualità dei risultati e mettendola in condizione di migliorare il servizio reso all’utenza. Non interessa e non serve, invece, una valutazione che si limiti a stilare classifiche, o peggio ancora a erogare premi o infliggere punizioni. Il nuovo regolamento approvato oggi  –  conclude  –  ci sembra in linea con il primo modello, lontano dalla caricatura che per troppo tempo qualcuno ha fatto del merito e della valutazione”.