Contributi volontari delle famiglie alle scuole

Comunicato su contributi volontari delle famiglie alle scuole
Arriva la primavera e, come ogni anno, arriva la Nota del Ministero sui contributi volontari delle famiglie alle scuole. Peccato che, mentre la Primavera è dolce e gentile, questa volta nella Nota c’è proprio una “aggressione” ai dirigenti scolastici, con tanto di minaccia di ispezioni e provvedimenti.  Il Ministero risponde all’ eco di una “nota trasmissione televisiva”  (come l’anno scorso fece con l’Unione Consumatori), preoccupandosi che sia “danneggiata l’immagine dell’intera amministrazione” e in questo modo interessandosi ben poco delle condizioni reali della scuola in Italia.
Ancora una volta la Nota del 7 marzo presenta i dirigenti scolastici come controparte del Governo centrale, salvo poi usarli in tutti i modi possibili quando c’è da tappare buchi creati dall’inefficienza ereditata da decenni.
Perfetta sul piano giuridico e procedurale, la Nota ministeriale comunica la “mezza verità” che, nascondendo l’altra mezza, non fa equa e corretta informazione: un’informazione parziale è sempre disinformazione e distorsione della realtà.  Come stanno le cose sui bilanci con le quali le scuole dovrebbero “attuare il diritto all’istruzione” ?
*  La scuola è stata letteralmente prosciugata da ogni tipo di risorse economiche, crollate, per il funzionamento, in cinque anni a meno di un quinto delle assegnazioni.
*   L’utilizzo dei contributi volontari delle famiglie (progettato, deliberato e soggetto a controllo del Consiglio di Istituto prima ancora che dei Revisori dei Conti) non riguarda più da anni “i livelli qualitativi sempre più elevati” dell’offerta formativa, ma l’offerta di indispensabili prestazioni (fotocopie, materiale igienico-sanitario, materiale didattico e attrezzature per i laboratori, corsi di recupero alle superori, solo per citare solo pochi casi), a garanzia del diritto all’istruzione che lo Stato chiede alle scuole.
*  Nella gran parte dei casi i corsi di lingua italiana per stranieri e le attrezzature o materiali per i portatori di handicap sono accessibili solo con quei contributi.
* L’invocata (e qui ripetuta) rivoluzione digitale dell’amministrazione scolastica, che doveva attuare agevolazioni e risparmi, è stata avviata senza un euro alle scuole, con un aumento del lavoro e dei consumi ai quali le scuole stesse debbono fare fronte. La vicenda delle iscrizioni on-line o del registro elettronico insegna.
“Fa ovviamente bene il Ministero – ha dichiarato il presidente di DiSAL prof. Roberto Pellegatta – a esigere trasparenza nell’uso di tutti i fondi: ci piacerebbe che in questo desse un esempio illuminante in tutti i campi, anche se siamo poco convinti che una dovuta trasparente rendicontazione risolverà i problemi delle scuole italiane, facendo lievitare i docenti e gli amministrativi che mancano, riempiendo le casse per rinnovare macchinari obsoleti da 20 anni e facendo sparire le crepe che ogni giorno aumentano senza nessuno che le vada a coprire”.
Nella Nota avremmo preferito leggere di trovarci tutti nella stessa barca, magari con un riconoscimento di colpa del Governo nella propria incapacità o difficoltà a garantire i fondi necessari per il buon funzionamento delle scuole. Ci saremmo così sentiti alleati nell’attuale faticosa impresa del diritto all’istruzione. Con quella Nota invece siamo solo trattati ancora come controparte.
Ma non perdiamo la speranza: parole più eque forse le leggeremo alla prossima?