La valutazione c’è, i fondi no

da ItaliaOggi

La valutazione c’è, i fondi no

Alessandra Ricciardi

La macchina è pronta. Toccherà ora metterci la benzina perché il nuovo sistema di valutazione della scuola italiana possa camminare (si veda ItaliaOggi di sabato). «Senza oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica», è la clausola di invarianza della spesa che informa il regolamento definitivamente varato dal consiglio dei ministri di venerdì scorso.

E infatti non c’è un euro in più per un sistema che dovrà monitorare e supportare circa 8 mila scuola. Mancano gli ispettori, ne serve uno per ogni nucleo ispettivo: in servizio ce ne sono una trentina, contro una pianta organica di oltre 330. Nel 2008 è stato bandito un concorso per 145 posti, ma solo 80 candidati hanno superato gli scritti e sono in attesa degli orali. E poi vanno reclutati gli esperti che collaboreranno all’attività di supporto dei nuclei (due esperti e un ispettore è la composizione prevista). Il tutto nell’ambito delle risorse già disponibili. Insomma, se portare a casa il regolamento è stata un’impresa per il ministro Francesco Profumo, tra i rilievi del Cnpi, quelli del Consiglio di stato e, non meno importanti, le contrarietà della Cgil e del Pd, riuscire ad alimentare la macchina sarà l’impresa che toccherà al prossimo governo. Certo non aiuta la situazione di incertezza politica, a cui si aggiunge il sempre precario equilibrio dei conti pubblici italiani. Condizioni che secondo rumors dell’amministrazione di viale Trastevere potranno facilmente condurre a uno slittamento dell’avvio a regime della valutazione. Anche per attendere la conclusione del progetto Vales, la sperimentazione in corso presso 300 scuole che dovrà fornire gli indicatori di valutazione. Progetto che a questo punto potrebbe essere esteso ad altri istituti dal prossimo settembre. Si guadagnerebbe così un anno di tempo, utile anche per mettere a punto le relazioni con il mondo della scuola dove non tutti sono entusiasti del sistema proposto. Il nuovo modello di valutazione esterna del rendimento delle scuole ha l’obiettivo di rendicontare i miglioramenti degli istituti e di supportare le scuole in difficoltà, così come accade in molti paesi europei. Il sistema si compone di tre gambe: l’Invalsi, l’istituto che attualmente si occupa di rilevare gli apprendimenti degli studenti, l’Indire, l’istituto di ricerca per l’autonomia scolastica, e gli ispettori. Ma saranno le scuole il punto di partenza del processo attraverso procedure di autovalutazione che saranno svolte con il supporto informatico del ministero e che dovranno valutare i progressi degli studenti tra l’ingresso e l’uscita, anche alla luce del contesto sociale ed economico. L’Invalsi, che individuerà le scuole da sottoporre a verifica in base ai rapporti, definirà gli indicatori di efficienza a cui gli istituti e i loro dirigenti dovranno rispondere, mentre l’Indire dovrà favorire i processi di innovazione in ambito didattico, in particolare agendo sul versante della formazione dei docenti. I dati sull’andamento degli apprendimenti saranno rilevati attraverso test di valutazione che si faranno su base censuaria in II e V elementare, I e II media, II superiore (dove già accade ora), e poi in V superiore. Ogni scuola dovrà stilare il proprio piano di miglioramento delle perfomance. In base ai risultati raggiunti, i direttori scolastici regionali valuteranno i dirigenti scolastici per i successivi incarichi e per la quota di salario accessorio. Nessuna ricaduta, invece, per gli stipendi dei docenti. Resta critica la Flc-Cgil guidata da Mimmo Pantaleo: «È davvero incredibile l’arroganza di questo governo che in limine mortis licenzia il regolamento». Pollice verso anche di Gilda degli insegnanti: «Troppa fretta», dice il coordinatore Rino Di Meglio, «c’è il rischio di aggravio di lavoro per i docenti». Per la Cisl scuola il giudizio è invece positivo anche se, puntualizza il segretario Francesco Scrima, « ora servono risorse per far funzionare il sistema in modo che sia veramente di aiuto alle scuole». Invita a dare «centralità al lavoro dei docenti, superando», dice il segretario Massimo Di Menna, «un assetto di verifica di stampo burocratico/procedurale che è fortemente penalizzante».