La rivolta dei presidi: è emergenza

da GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

La rivolta dei presidi: è emergenza

Intere classi che entrano alla seconda ora e che escono un’ora prima della fine delle lezioni perché alle scuole viene negata la possibilità di nominare, per pochi giorni, i supplenti. Attività di laboratorio a singhiozzo perché non ci sono i soldi per riparare i computer e le lavagne digitali, per acquistare il materiale indispensabile alle esercitazioni, per garantire il funzionamento degli istituti nel pomeriggio. E ancora ambienti poco puliti perché i bidelli, in numero insufficiente rispetto alle reali necessità, sono costretti a fare la spola fra più sedi nelle quali devono vigilare sugli ingressi. La scuola in provincia di Bari è in affanno. La situazione è così grave da meritare l’attenzione del ministro. Ne è convinto pure il provveditore Mario Trifiletti che ha inviato una lettera all’Ufficio scolastico regionale, chiedendo di trasmettere la denuncia al dicastero dell’Istruzione. Il provveditore nei giorni scorsi ha raccolto le lamentele di Claudio Menga, segretario provinciale della Flc-Cgil, e di Antonello Natalicchio, coordinatore dei dirigenti scolastici per lo stesso sindacato. Riassume Natalicchio: «Noi presidi siamo in difficoltà. A fronte dei tagli delle risorse per il funzionamento, ci siamo trovati a gestire situazioni complesse. Il quadro normativo poco chiaro certamente non aiuta». Con la nascita degli istituti comprensivi (che hanno unito sotto una unica dirigenza materne, elementari e medie inferiori) e con le fusioni di più istituti superiori sottodimensionati la situazione è diventata esplosiva. «Si sono create megascuole con oltre mille alunni – spiega il preside – ma le tabelle che servono a calcolare il personale da assegnare ai singoli istituti sono tarate su una popolazione di mille studenti, non oltre. È un’assurdità». Così accade che i dirigenti non applichino alla lettera il regolamento non rispettando per esempio il monte ore di lezione, oppure lasciando incustoditi per frazioni di giornate le scuole, oppure chiedendo contributi alle famiglie non per migliorare l’offerta formativa, ma per sostituire le stampanti. «Gli aspetti più delicati – evidenzia il provveditore Trifiletti riguardano l’inadeguatezza delle risorse economiche per la retribuzione delle ore eccedenti, il taglio degli organici del personale ausiliario, tecnico e amministrativo, l’inserimento di docenti dichiarati inidonei all’insegnamento nei ranghi degli assistenti amministrativi, l’introduzione di innovazioni telematiche incompatibili con infrastrutture tecnologiche spesso inadeguate ed obsolete, la difficoltà di ottenere dagli enti locali le suppellettili ». Rientra nelle emergenze quotidiane la carenza cronica di banchi e sedie che non cadano a pezzi. Menga rincara la dose: «I presidi sono abbandonati al loro destino. Devono affrontare problemi quotidiani senza denaro e nell’isolamento nel quale sono stati confinati dalla condotta irresponsabile del ministero».