R. Doyle, La gita di mezzanotte

Il ricordo come presenza

di Antonio Stanca

doyleE’ nato a Dublino nel 1958, ha cinquantaquattro anni, è laureato in Lettere, ha insegnato Inglese e Geografia per quattordici anni, ha cominciato a scrivere nel 1987, dal 1993 si dedica esclusivamente alla scrittura, è autore di romanzi, racconti e libri per bambini, del 2011 è il suo lavoro più recente, il romanzo La gita di mezzanotte che in Italia è stato ora pubblicato dalla casa editrice Salani di Milano con la traduzione di Alessandro Peroni. Si tratta di Roddy Doyle che vive con la famiglia, moglie e due figli, a Dublino, è molto modesto, molto riservato ed è legato agli ambienti della periferia nord della città dal momento che gli hanno procurato l’ispirazione per molti lavori. Prima di diventare scrittore Doyle è stato un accanito lettore ed alla notorietà è giunto nel 1993, quando col romanzo Paddy Clarke Ha ha ha ha vinto il Booker Prize che in Gran Bretagna è il maggior riconoscimento letterario. Nell’opera lo scrittore indaga nell’interiorità di un bambino e scopre i motivi delle sue sofferenze. Alcuni romanzi precedenti sono diventati film di successo.

Vero, reale vuole essere Doyle nelle sue narrazioni, dei sobborghi, delle periferie irlandesi vuole scrivere, della vita che qui è vissuta dalle classi operaie, dai poveri, dai derelitti, nella loro lingua rozza, spesso volgare, vuole riportarla. A volte è stato accusato di eccedere, di accogliere anche la bestemmia nel suo linguaggio ma egli si è giustificato adducendo il proposito di voler dire di una vita dura con una lingua dura, di voler scoprire quanto di umano, di tenero può esistere tra tanta rovina.

Elemento dominante della sua scrittura è il dialogo. I suoi personaggi sono mostrati mentre parlano, in quel che dicono. E sempre parlano, sempre dicono perché sempre colti sono in faccende, situazioni che non permettono di isolarsi, di concedersi ai pensieri. Devono muoversi, agire insieme agli altri e perciò devono scambiare, comunicare con questi e nei modi più spontanei, più immediati, più vicini a quanto sta succedendo.

Così avviene pure in La gita di mezzanotte, il romanzo più recente. Anche qui Doyle è vero nei contenuti e nella forma espressiva, anche qui il dialogo occupa tutto lo spazio della narrazione ma stavolta c’è posto per l’immaginazione, per l’invenzione. Stavolta dei suoi famosi, infiniti dialoghi lo scrittore fa partecipe anche una donna morta da tempo, Tansey, il suo fantasma, che a “mezzanotte” compie una “gita” insieme ai familiari più prossimi e vivi, la figlia Emer, la nipote Scarlett e la pronipote Mary, di dodici anni. In macchina percorreranno un lungo tratto, andranno da Dublino nei luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza di due di loro, Tansey ed Emer. Si recheranno nella fattoria dove erano nate e cresciute prima che i discendenti si stabilissero in città. La ritroveranno, ritroveranno altri luoghi meno antichi, conosciuti pure da Scarlett e Mary. Emergeranno molti ricordi, diversi questi saranno per le quattro donne poiché diversa è la loro età, diversi sono stati i tempi e i modi della loro vita. Tra questi Doyle creerà, nel libro, un continuo confronto.

Tramite interminabili dialoghi tra le donne mostrerà le somiglianze e le differenze tra quattro generazioni diverse, scoprirà i richiami che ancora esistono tra loro. Prima di farle incontrare lo scrittore aveva proceduto abbastanza nel libro narrando di ognuna la vita, la storia. Una volta messe insieme aveva fatto loro iniziare quella gita notturna in macchina e poi a piedi che sarebbe durata fino all’alba del giorno successivo e sarebbe diventata il modo più naturale, più vero per farle parlare, per far sapere quanto tra quelle vite, quelle storie era corso e correva, i principi, le regole, i sentimenti, gli affetti che le avevano unite e le univano mentre all’esterno succedevano le modifiche, le trasformazioni comportate dallo svolgersi dei tempi.

Una soluzione molto originale può essere considerata questa per uno scrittore che intende superare le barriere del tempo mediante le esperienze di persone comuni, che vuol far partecipare queste di una dimensione più ampia, che dei dialoghi tra loro vuole servirsi per procurare all’opera uno stato di continua animazione.

Strana sembrerà la situazione delle tre donne, Emer, Scarlett e Mary, che fanno gruppo con il fantasma della loro antenata, Tansey, ma il modo migliore è stato per estendere il significato dell’opera e dimostrare quanto può valere la forza dei sentimenti, quanto può durare la vita dell’anima, come si può superare la morte, come il ricordo può diventare presenza.