Un passato impossibile

Un passato impossibile

di Antonio Stanca

passatoDi fronte ad un contesto umano, sociale, politico, economico, culturale, linguistico, religioso così vario e mosso come quello contemporaneo, ad un sistema di comunicazione che ha potenziato i suoi mezzi fino a permettersi di avvenire tra distanze lunghissime, tra paesi lontanissimi, all’incontenibile diffusione di nuovi modi di pensare, di fare in ambito individuale e sociale, ad una modernità che in molti casi non è stata preparata, maturata ma soltanto subita, alle conseguenze critiche che questi fenomeni hanno comportato riguardo ai principi, alle regole, ai valori della tradizione, si è giunti a pensare sempre più spesso ai modi da usare per recuperare il passato. La realtà è diventata così ampia, così movimentata da non  offrire riferimenti sicuri, inalterabili come prima e da farli desiderare. Anche quelli offerti da istituzioni come la Chiesa, la famiglia, la scuola, sono ormai ridotti nella loro importanza, nella loro funzione dal momento che altri, di altra origine e provenienza, si sono diffusi ed hanno fatto perdere ad esse il valore di modelli da seguire. Si è arrivati alla formazione di una società, alla conduzione di una vita dove a distanza ravvicinata sono venute meno quelle regole di pensiero, di comportamento, quei costumi che erano stati alla loro base. Sono state accolte tante novità quante sono derivate dal rapido sviluppo della scienza, della tecnica e dalla loro applicazione a livello privato e pubblico. I nuovi mezzi dei quali si poteva disporre hanno finito con l’orientare i gusti, determinare i costumi, diffondere delle mode. E tante sono diventate queste quanti sono stati quei mezzi. Tante sono diventate pure le realtà da essi create e ancor più accresciute da fenomeni quali la globalizzazione e la comunicazione telematica. Infiniti, incalcolabili gli interessi, gli scopi che  si sono diffusi, si perseguono e non solo tra i giovani ma in ogni fascia d’età.

In una situazione simile determinatasi da tempo e volta a complicarsi sempre più si pensa ora a come arrestarla al fine di recuperare le vecchie maniere, i vecchi principi. Non si tiene conto che è impossibile riportare a pochi elementi una tale esplosione, che finita è l’idea di un destino comune nel quale proiettarsi, che molto è emerso, nell’uomo, di suoi propri bisogni, istinti, desideri, voleri e tutti ha voluto egli soddisfare a volte senza distinzione, senza sosta fino a confondersi, a perdersi tra essi. Soffre adesso delle gravi conseguenze e vorrebbe tornare indietro. Sono i pensieri di chi si sente superato dalla situazione, di chi non ha saputo, non ha voluto rinunciare a nessuna delle sue volontà e non capisce che non può farlo quando ne è sopraffatto. E’ stato affetto, l’uomo moderno, da una malattia che si è aggravata col tempo, è avanzata inesorabilmente. Una malattia che, peraltro, non sarebbe stato possibile evitare, fermare, curare se la si considera legata al processo della storia, della vita che cambiavano come i tempi chiedevano.

Allarmante è una simile constatazione ma inevitabile: significa che si son dovute accettare come necessarie la rovina, la fine di quanto ha fatto parte per secoli dell’umanità, della storia, della letteratura, della religione, degli avvenimenti, delle gesta che l’hanno costituita e segnata per generazioni. Significa che, a differenza delle altre volte, stavolta il nuovo non è derivato dal vecchio, da un suo sviluppo, da una sua evoluzione ma si è sovrapposto ad esso, lo ha negato, cancellato.

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