I più e i meno

I più e i meno

 di Claudia Fanti

Quello che scriverò è molto triste ma semplicemente vero e la verità non deve avvilire. Anzi, dovrebbe far rialzare la testa e pretendere risposte dal ministero.

Allora, dove eravamo rimasti?

Non ricordo ormai neanche più dove è finita la “mia” scuola elementare. Non c’è più. Ce l’hanno sottratta, volutamente bruciata.

Cova sotto le ceneri però. Eccome. Noi ci incontriamo, noi parliamo di “loro”, dei ministri degli anni ’90 e 2000! di quelli che non ci hanno impiegato nemmeno un minuto a portarcela via.

Svuotata per mezzo di tagli e taglietti, tipo certe torture che non si possono raccontare tanto fanno male, piccole torture centellinate, ma inesorabili.

Ogni anno assistiamo impotenti al calo dell’organico: una di noi se ne va, ma al suo posto nessuna entra più. E noi ci arrabattiamo per conservare una parvenza di collegialità sulle classi. Testardamente, riesumando dai nostri geni di maestre di moduli e tempo pieno d’epoca, facciamo di tutto per condividere spezzatini di attimi, ma ci rendiamo conto di essere diventate dei reperti da museo.

E per “coprire” i buchi dell’organico, svanite le compresenze per recuperi e attività di arricchimento formativo, via ai prestiti di ore su classi diverse dalla propria: un’ora entra una, l’altra fa il suo ingresso appena la prima esce dall’aula, una era esperta e aggiornata in qualcosa e vorrebbe mettere a disposizione come un tempo il suo sapere e vorrebbe confrontarsi con qualcun’altra, ma piano piano la routine del “maestro unico”, di quello che fa tutto da solo prende il sopravvento, costretto a farlo per non soccombere a orari antipedagogici, frammentati contro natura…

La scuola degli addestramenti è sempre più vicina: meno ore, meno compresenze, meno rientri pomeridiani, meno aggiornamenti…il segno meno abita qui. Ma c’è anche il segno più: più verifiche, più test, più voti, più fotocopie (proprio quelle che il buon Zavalloni odiava), più fretta, più materie e contenuti da insegnare, più ignoranza distribuita a pioggia! Essa infatti fa pendant con i meno! Ricomincio la serie dei meno: meno insegnanti, meno spazi, meno approfondimenti, meno conversazioni, meno scambi di vedute con le colleghe, meno riunioni con le famiglie, meno entusiasmo nella ricerca metodologica perché sopraffatta dai più: più alunni per classe, più giudizi standardizzati con gli odiati voti accanto, più scartoffie, elettroniche o meno non importa: sono sempre di più e sempre più zeppe di sigle e siglette che fanno tanto chic!

E di ciclo in ciclo ad affiancarsi ai meno ci sono dei più e dei meno che ci impegnano in una lotta sempre più solitaria contro la dispersione iniziale: più famiglie in difficoltà, meno operatori territoriali, più bambini difficili, meno risorse umane, meno materiali, meno soldi da investire sugli alunni e attorno a loro…

Quest’anno poi nel ricominciare l’ennesimo ciclo, negli incontri con le maestre di scuole dell’infanzia abbiamo ben compreso che anche a loro è stato imposto il segno meno degli aiuti economici: meno materiali strutturati, meno uscite, meno rinnovo di locali e giochi con più alunni, un numero esponenziale di bambini e bambine sezione per sezione…Maestre formidabili con la schiena dritta e lo sguardo deciso a far fronte ai meno, ritte sui piedi chiusi nelle scarpe da ginnastica, con le gambe gonfie coperte da jeans comodi e camicioni lunghi e informi, capelli raccolti che non disturbino la vista. Piccole grandi donne che sostengono il Paese e i suoi bambini sempre più problematici e senza un soldo bucato alle spalle, piccole spalle sempre più fragili e meno sicure di sé, a causa della lotta che i genitori fanno per trovare lavoro, per ritagliarsi uno squarcetto di tempo sereno da condividere coi figli.

2013, anno che da ragazzina non avrei neppure pensato di raggiungere e che sognavo essere più colorato e più giusto, più attento ai diritti dell’infanzia e delle maestre che la devono proteggere educare, istruire…

Siamo tutte a lavorare cercando di infondere fiducia e di mantenerla nonostante tutto, perché il nostro dovrebbe essere il lavoro della speranza, delle basi da cui partire, della preparzione a un futuro costituzionalmente inteso: scuola di tutti e per tutti, scuola che non fa differenze, che non fa parti uguali fra diseguali…

2013, un futuro raggiunto con tante illusioni e speranze per la crescita culturale, per un aumento di opportunità lavorative per tutti, per una scuola inclusiva, nella quale disabilità, diversità e aspirazioni di ogni bambino/a potessero trovare risposte serene e condivise…

Invece è stato compiuto un tale salto indietro da lasciare senza fiato, esterrefatti!

La meschinità delle scelte politiche degli ultimi governi sulla scuola ci ha prostrati. Certo come individui, singolarmente considerati, potremo anche resistere e farci il nostro nido da qualche parte, però la voglia dello stare insieme a lavorare per il bene comune ha ricevuto in questi ultimi vent’anni un colpo formidabile…e così sempre più le aule delle riunioni assomigliano a una somma di insegnanti che si guardano con diffidenza pensando a difendere il proprio spazio, la propria vita, sì la propria vita: nulla come la scuola può distruggere la vita professionale quando decreti e leggi stimolano l’individualismo invece che la collaborazione e l’abbattimento della competizione, la quale si manifesta tristemente nella corsa all’accaparramento di ore, materie, spazi fisici nei quali portare gli alunni per realizzare il desiderio di qualche laboratorio amato…E molti di noi si scontrano con il vicino, collega, in questa corsa all’accaparramento della miseria che abbiamo: guerra tra poveri ridotti a funzionari che dispensano test, voti, che non hanno voce in capitolo per portare avanti sperimentazioni sulla valutazione, sull’insegnamento della Storia, sui programmi da svolgere…insegnanti sospinti verso la mansione di piccoli funzionari che campano tra ostacoli creati ad arte da leggi e circolari che complicano e sottraggono piuttosto che risolvere e far riprendere fiato a una professione delicatissima e preziosa per tutta la società civile.