L’INNOVAZIONE SIAMO NOI

L’INNOVAZIONE SIAMO NOI

Start up! Le reti della buona scuola

SUMMER SCHOOL – ISCHIA

24-27 luglio 2013

Sintesi a cura di Marco Renzi della web community chiamalascuola[1]

 

Intervento del Ministro Maria Chiara Carrozza:

(Primo messaggio)

“…dobbiamo avere in mente cosa gli strumenti tecnologici portano nella scuola. Noi riusciremo veramente a far progredire la nostra scuola se riusciremo ad utilizzare lo strumento tecnologico come potenziamento delle abilità dei nostri insegnanti e dei nostri allievi. Allo stesso tempo dobbiamo pensare anche a come coprire tutto il territorio nazionale, tenendo conto di molteplici aspetti come le diversità geografiche, culturali, economiche … abbiamo un mondo scolastico che dobbiamo proteggere e dobbiamo facilitare le fughe in avanti. Ma queste fughe in avanti devono essere fughe che ci aprano la strada e ci consentano di portare tutta la scuola in avanti. Il rapporto OCSE, che è reso pubblico e tutti possono leggere, dice che va bene la fuga in avanti ma dobbiamo avere un percorso che consenta a tutte le scuole d’Italia di utilizzare gli strumenti tecnologici. Dobbiamo consentire a tutti i bambini di usufruire dei benefici della tecnologia. Dobbiamo coprire tutte le classi, formare tutti gli insegnanti … altrimenti non faremo che aumentare il nuovo digital divide … c’è chi utilizza lo smart phone ma non ha il minimo sapere di come accedere al sapere, come elaborare il sapere. Questo sarà il piano, l’orizzonte di riferimento della scuola digitale italiana…”

Il primo punto dell’intervento del Ministro Maria Chiara Carrozza centra il tema della diffusione e dell’utilizzo delle tecnologie nella scuola italiana. Le ricerche di settore sottolineano quanta strada si debba percorrere per rendere omogenea la presenza tecnologica negli istituti scolastici e quante e quali azioni si debbano porre in essere per dare a tutti i territori le stesse opportunità. A monte, però, vi è anche la necessità di posizionare l’oggetto tecnologico nella giusta dimensione: supporto alla ricerca e allo studio, potenziamento delle risorse culturali utilizzabili, facilitazione nell’acquisizione di abilità e competenze. Non “corsa in avanti” fine a se stessa – seppur auspicabile e coraggiosamente sostenibile – per accaparrarsi il bollino di scuola più tecnologica, di docente più tecnologizzato, di studente più “smanettone”. Bensì ripiegamento delle tecnologie all’acquisizione di abilità e alla facilitazione degli apprendimenti. Inseguire le tecnologie non ha senso se non si interpretano come mezzo per potenziare lo studio, la ricerca, le capacità degli studenti.

 

(Secondo messaggio)

…la valutazione. Ad ottobre ci sarà un altro rapporto Ocse i cui risultati saranno molto impegnativi. Sarà un rapporto con i dati che riguardano la nostra capacità-efficacia, prendendo in considerazione i cittadini italiani dai 5 ai 65 anni – dati estrapolati su tutto il territorio nazionale…sia nel campo linguistico-letterario, che logico  matematico. Sarà la fotografia dello stato dell’istruzione. Sarà il riferimento della politica italiana e ci consentirà di capire dove siamo e dove vogliamo arrivare. Lo strumento tecnologico dovrà consentire alla popolazione italiana di migliorare le prestazioni, di migliorare le proprie abilità ma anche di avere una maggiore omogeneità, senza lasciare fuori fette ampie della popolazione: quasi il 25 per cento dei giovani che non studiano e non lavorano è una percentuale che personalmente non mi fa dormire la notte… Percentuali che per un politico sono un incubo…

Il secondo punto sviluppato dal Ministro, consequenziale al primo, accenna l’importanza della valutazione per comprendere lo stato dell’istruzione italiana. Nel mese di ottobre sarà pubblicato un rapporto Ocse che fotograferà l’efficacia del sistema scolastico italiano inquadrandolo su un’ampia fascia di popolazione, dai cinque ai sessantacinque anni. Dunque, è fondamentale comprendere lo stato dell’istruzione italiana ma è altrettanto determinante fondare le scelte politiche su un terreno conosciuto e conoscibile – i dati che emergono dalle ricerche di settore – onde capire ed affrontare concretamente, ad esempio, il gap che si registra in quasi il 25% dei giovani “che non studiano e non lavorano”. Un deterrente o comunque un tentativo interessante per fronteggiare tale situazione che “non fa dormire la notte” il decisore politico, ma non solo, passa anche attraverso un utilizzo speciale e diffuso del mezzo tecnologico.

 

(Terzo messaggio)

… Altro punto importante, essenziale, un pilastro delle scelte che deve fare il Paese, deriva dalle politiche dell’istruzione superiore e dalla loro valutazione. E’ un tema che chi dice ‘l’innovazione siamo noi’ deve affrontare. Dobbiamo essere convinti che la scuola si debba aprire, debba essere convincente, debba avere una politica innovativa. La scuola deve avere il coraggio di mostrare la propria rotta, il proprio piano e avere il coraggio di essere trasparente …. Questo a me piace. Non vedo la valutazione come uno strumento premiale, bensì dev’essere uno strumento di trasparenza, di rendicontazione delle politiche che hanno permesso di spendere, di rendicontare al cittadino la validità o meno delle politiche scolastiche … Lo strumento INVALSI lo vedo principalmente uno strumento per valutare me, per valutare il Ministro, per valutare il Ministero, per valutare chi ha adottato certe scelte. In questo senso quindi dico che l’innovazione siamo noi, i valutandi siamo noi, principalmente. Da quelle scelte che facciamo, da come investiamo quelle poche risorse che abbiamo e che possiamo liberare, dipenderanno i risultati futuri, le prestazioni negli apprendimenti nell’ambito delle abilità logico-matematiche, dipenderà quanta popolazione si laureerà, quanto saranno competitivi i giovani nel mondo del lavoro, in quanto tempo ci entreranno … ho parlato a lungo, l’altro giorno, con un amministratore di una grande multinazionale. Diceva che ha cambiato completamente le politiche di reclutamento. Le politiche di reclutamento hanno dei punti essenziali: primo punto aver fatto l’Erasmus, un punto di merito. Secondo, aver fatto un lavoro ed essersi mantenuti durante lo studio, con qualunque lavoro. Terzo, aver finito nei tempi previsti. Nessuna attenzione al voto o non tanta attenzione, ma molta attenzione a questi tre aspetti. Chi deve decidere, chi deve assumere le persone ha rovesciato completamente i parametri di riferimento per l’assunzione dei nostri ragazzi. Pensate che qualcuno, ai nostri ragazzi, nei corsi di orientamento, dica questo? Pensate che i nostri ragazzi lo sappiano? Questo è un altro di quei punti che non mi fa dormire la notte: agganciare la scuola, la formazione professionale, la formazione universitaria, il sistema di istruzione superiore, al mondo del lavoro … Non serve più di tanto dire che serviranno cinquanta meccanici, cinquanta idraulici, cinquanta ingegneri elettronici nella provincia di Milano, ma sarà utile dire invece quali sono e quali saranno le abilità e le caratteristiche sulle quali si deve concentrare la scuola e quali caratteristiche deve avere un giovane per poter ambire ad entrare con successo nel mondo del lavoro.

Valutazione delle scuole come strumento di rendicontazione sociale. Rendere conto dei progressi realmente ottenuti e percepiti dalla popolazione. Dunque occorre mirare ad una scuola trasparente e partecipata che abbia la capacità di leggere ciò che serve, perché i giovani possano entrare con successo nel mondo del lavoro. Cambia la società, cambia il mondo del lavoro e deve cambiare la scuola. Nell’orientamento, per esempio, occorre molta attenzione perché si sappia che ciò che viene richiesto tra i requisiti per l’accesso al mondo del lavoro è mutevole e non scontato. Si sappia che potrebbero essere più importanti aspetti quali l’intraprendenza, l’abnegazione al lavoro, anche durante lo studio, e il rispetto dei tempi scolastici ed universitari piuttosto che il voto sic et simpliciter.

Serve connettere la scuola, la formazione, l’istruzione al mondo del lavoro, intercettando il più possibile le aspirazioni, le attitudini e le caratteristiche dei nostri ragazzi.

 

(Quarto messaggio)

 Rovesciare l’idea, idea molto coltivata dal mondo culturale da cui provengo, rovesciare la convinzione che la scuola abbia valore di per sé, sganciata dalla realtà. No. Le cose non stanno così. Noi abbiamo l’obiettivo di far trovare lavoro ai nostri ragazzi. Il lavoro muove il governo e muoverà i governi del futuro. Sposta i voti dei cittadini che giustamente ci chiedono questo. La scuola deve centrare l’obiettivo principale di far entrare nel modo del lavoro i nostri ragazzi. Dev’essere uno dei nostri pensieri fondamentali. Questo è un punto essenziale sul quale mi piacerebbe ascoltare la vostra opinione. E’ chiaro che la scuola va anche vista in chiave di preparazione alla società, con cittadini autonomi e in grado di mantenersi … la società deve anche cambiare e consentire a chi ha studiato, a chi ha dedicato anni della propria vita a prepararsi, di trovare il lavoro migliore. Liberalizzare, distruggere le barriere, facilitare, promuovere lo sviluppo dei giovani, incoraggiare i giovani nel loro percorso, far progredire sulla base del loro merito, eliminare la burocrazia, le lentezze che rendono difficile lo sviluppo di carriera dei nostri ragazzi. Sono due mondi che si parlano, scuola e lavoro, che sono strettamente connessi l’uno all’altro…

C’è molto lavoro da fare. Molto lavoro anche per rompere il recinto ovattato ove la scuola tende ad autocelebrarsi, ad auto gratificarsi, ad acquisire valore per il semplice fatto che la scuola è la scuola, senza pensare invece che occorre andare a braccetto con il lavoro. Sono i cittadini che lo chiedono: la scuola deve preparare al lavoro nella tradizione migliore delle “fabbriche del futuro”.

 

(Quinto messaggio)

… La scuola deve aiutare fin dai primi anni i giovani ad auto-valutarsi. Non deve inserire un voto e un binario ma deve consentire ai ragazzi  e alle ragazze di auto-valutarsi, di domandarsi quali siano le loro motivazioni, i loro desideri, le loro inclinazioni. Dobbiamo insegnare loro ad essere ambiziosi. In questo senso la scuola deve cambiare, deve cambiare complessivamente … Molto è anche legato alla capacità del singolo insegnante, del singolo dirigente scolastico di fare il meglio, di favorire le inclinazioni … Perciò io ritengo che uno dei compiti principali debba essere finalizzato proprio a questo, a conoscere il mondo del lavoro, a conoscere il mondo dell’università, a valutarlo in modo da indirizzare i ragazzi … è inutile pensare di raggiungere ogni alunno di ogni scuola … Serve un percorso unificato istruzione, università e ricerca.

Però c’è un punto: se non abbiamo un progetto culturale della scuola di oggi e di domani noi rischiamo che siano terze forze a decidere i programmi della scuola … tengo molto all’invalsi, tengo molto alla valutazione … però ci dev’essere un progetto culturale a monte per poter valutare sapendo qual è l’indirizzo verso il quale la società deve andare … io stessa ho diretto una scuola che dedicava una parte della sua attenzione ai test di selezione in uscita e mi arrabbiavo quando vedevo insegnanti che focalizzavano il loro insegnamento mesi e mesi verso il superamento del test di selezione. Il problema non è superare il test ma crescere nelle proprie competenze, sapere dove si va da un punto di vista di cultura. Saper risolvere il test ma sapere anche dove si va da un punto di vista di cultura. Mi aspetto che da voi, dal mondo degli insegnanti e dei dirigenti, arrivi un contributo, una ventata per ristrutturare e aggiornare i programmi …

L’Invalsi, afferma il Ministro, è importante. Tuttavia non bastano i test per valutare e valutarsi. La cultura dei test va bene ma c’è dell’altro. Non bastano i test per l’uscita dalla scuola o per l’ingresso nel mondo dell’università. Oltre ai test deve essere a priori ben chiaro il progetto culturale che indica dove vuole andare la scuola italiana e quali strade vuole percorrere per il successo formativo di tutti.

 

(Sesto messaggio)

… Quindi i tre punti finali: che cosa può fare il governo Letta e cosa farà per la scuola nei limiti delle risorse che abbiamo a disposizione? Sono essenzialmente tre punti: il primo è l’edilizia scolastica. Con i provvedimenti del quale noi abbiamo trovato circa 300 milioni di euro che spenderemo – 100 milioni l’anno – abbiamo trovato anche altri 150 milioni suddivisi per regione per l’edilizia scolastica. E alcune risorse per la messa a norma del rischio sismico. Quindi abbiamo dedicato la prima parte del nostro intervento all’edilizia perché siamo convinti che quella fosse una delle prime emergenze da affrontare e uno dei problemi principali della scuola italiana. Abbiamo il problema del rischio sismico che non ci fa dormire la notte … provvedimenti che stanno uscendo per l’edilizia scolastica e investimenti per costruire nuove scuole.

Il secondo punto è l’organico. L’ho detto nelle linee programmatiche discusse in parlamento. Guardavo i numeri: 63.000 posti di diritto, 100.000 posti di organico di fatto. Basta questo per dire che noi abbiamo dei numeri in cui non possiamo non dire che mancano insegnanti, perché noi prendiamo più insegnanti di quelli che abbiamo in organico di diritto. Quindi io penso che noi ci spenderemo, a partire dagli insegnanti di sostegno, per cercare una stabilizzazione di questo enorme numero di insegnanti che comunque tiene in piedi la nostra scuola … numero di insegnanti che in questo momento non ha riconoscimento nell’organico di diritto.

Il terzo punto è l’innovazione tecnologica e la formazione degli insegnanti. Sono punti strettamente connessi. Non ci può essere innovazione tecnologica se non c’è formazione degli insegnanti … i rapporti che ci vengono dalla commissione europea sull’introduzione della tecnologia nella scuola ci dicono che la scuola italiana è estremamente in ritardo. Numeri molto critici che sono stati fatti da chi direttamente nella commissione europea si interessa dell’Agenda digitale e penso che noi dovremmo aiutare lo sviluppo di queste tecnologie nella scuola andando a verificare puntualmente tramite le rilevazioni, rilevazioni che ci dicano quanto effettivamente le misure che stiamo prendendo abbiano efficacia. Però, un punto per me essenziale, senza investimenti nella formazione degli insegnanti non possiamo pensare a un salto di qualità. E credo che dovremmo mettere risorse su questo, fare un investimento … Una scuola che non investe nella formazione diventa una scuola scollata dalla realtà. La formazione degli insegnanti è un punto secondo me essenziale per rivitalizzare il mondo della scuola.

Nel sesto messaggio il Ministro assembla tre aspetti su cui la politica del governo si vedrà impegnata a partire da subito.

Innanzitutto l’edilizia scolastica, con risorse sia per la messa a norma degli edifici per il rischio sismico, sia per la costruzione di nuovi istituti laddove l’incremento demografico o l’inagibilità delle vecchie strutture lo consentano.

In secondo luogo particolare attenzione al problema dell’organico e alla stabilizzazione dei docenti precari, partendo, sottolinea il Ministro, dagli insegnanti di sostegno.

In terzo luogo, il potenziamento tecnologico che dovrà necessariamente fondersi con la formazione degli insegnanti.

 

(Conclusioni)

Mi impegnerò al massimo per cercare risorse per la scuola. Tanto più se il mondo della scuola si aprirà e avrà il coraggio dimostrarsi in tutti i suoi lati positivi … per esempio dicevano alcuni dirigenti scolastici che bisogna eliminare le elezioni nelle scuole. Io invece penso che le elezioni e il voto nelle scuole dovrà essere visto un momento importante …  un momento importante in cui la scuola si deve aprire. Dobbiamo far entrare la società nella scuola e deve essere sfruttato meglio anche il momento delle elezioni per mostrare la scuola quello che è. Dobbiamo far entrare la società nella scuola. So che abbiamo poche risorse, che non abbiamo strumenti, che non abbiamo finanziamenti per l’autonomia scolastica. Però è importantissimo che il mondo della scuola si apra e cerchi anche sostegni privati. Per questo sto studiando un meccanismo di fondazioni che attragga risorse verso la scuola. Anche l’autonomia va vista in questo senso, per attrarre risorse verso la scuola. Le donazioni liberali, le donazioni verso la scuola. Apertura verso il mondo. L’unica speranza che noi abbiamo di essere visti come il motore dello sviluppo, come elemento essenziale di investimento, è riuscire a convincere i cittadini italiani che non si può prescindere dalla scuola e che qualunque politica di crescita del nostro paese deve partire da qua … Quando facevo la campagna elettorale arrivò un sondaggio che diceva che solo il 2% della popolazione italiana in quel momento riteneva la scuola un elemento essenziale per l’investimento per il futuro del paese. Alla domanda ‘che cosa vorresti dai tuoi candidati alle elezioni e in quali settori vorresti che loro investissero’ nessuno rispondeva ‘la scuola’ ma solo il 2%, questo è un problema. Ci deve fare riflettere, indipendentemente dalla validità di quel sondaggio. Dobbiamo fare sì che tutti dicano che la scuola è importante per il paese. E’ una sfida importante per il futuro.

Nelle conclusioni il Ministro esterna due pensieri: la necessità di corroborare le risorse per la scuola di nuova linfa, anche attraverso un sistema di fondazioni, e riportare l’istruzione, l’educazione la ricerca al centro degli interessi degli italiani.

Nel prosieguo dei lavori, e al termine dell’intervento del Ministro Maria Chiara Carrozza, l’Ispettore Giancarlo Cerini pone l’attenzione sull’entusiasmo e la determinazione che lo stesso Ministro comunica perché si avvii una fase di cambiamento attraverso un disegno strategico che annoda vari punti: risorse, Europa, tecnologia sì ma con contenuti culturali, strumenti intelligenti, valutazione etica della valutazione, rendicontazione sociale, più coraggio a collegare i nostri ragazzi al mondo del lavoro, valutazione come progetto di condivisione, orientamento come rafforzamento della capacità di esserci. Una bella sfida.

 

(Durante i report delle reti)

… L’importante delle fughe in avanti è che si rendano disponibili, le fughe, per agganciare qualcuno che è rimasto indietro e mostrare dove si vuole andare. In questo senso il forum (forum del Miur in fase di avvio) potrebbe essere una dimostrazione di casi e di buone pratiche. Stiamo per pubblicare l’agenda digitale del ministero. Uno dei punti essenziali sarà proprio quello delle buone pratiche. Costruire la biblioteca delle buone pratiche, dove si potrà accedere, vedere e mettere in pratica, magari con l’ausilio e il coraggio di chi è andato in avanti. Più che un forum vorrei costruire una messa in circolo delle buone pratiche, dei buoni esempi che possano essere raccolte da altri territori per un principio di coesione territoriale e anche di interdisciplinarietà, intercultura, confronto tra metodi, obiettivi, missioni … in sostanza, proviamo a  metterci in gioco …

Il pensiero del Ministro, durante i report delle reti presenti ad Ischia (Chiamalascuola, Senza Zaino, Book in progress, Gruppo per l’innovazione scolastica, Scuola@Appennino, rete Sirq marchio SAPERI, Innovazione per il curricolo e certificazione delle competenze), centra un aspetto che sta molto a cuore al gruppo di chiamalascuola. E’ forse proprio per questo, per la necessità del confronto, dello scambio, del bisogno di far emergere la scuola che sta “in prima linea”, che è nata la nostra piccola “grande” web community.



[1] Hanno partecipato alla Summer school, per conto del gruppo face book Chiamalascuola,  Alessandra Silvestri, Stefania Giovanetti, Lucio Benincasa e Marco Renzi