La vaghezza dei BES!

La vaghezza dei BES!

di Maurizio Tiriticco

Sul n. 3 dei Quaderni della ricerca della Loescher, del 2013, leggo quanto segue: “I bisogni educativi speciali riguardano gli alunni che, in una certa fase della loro crescita (nel periodo di vita fino a diciotto anni), accanto a bisogni educativi normali, e cioè quelli di sviluppo delle competenze, di appartenenza sociale, di identità e autonomia, di valorizzazione e di autostima, di accettazione, hanno anche bisogni speciali, più complessi e difficoltosi, talvolta patologici, generati da condizioni fisiche o da fattori personali o ambientali, che creano difficoltà di funzionamento educativo e apprenditivo”.

Ebbene, nei miei tanti anni di insegnamento mi sono imbattuto in numerosissimi casi di cui al testo citato. Non è detto che tutti rinviassero al patologico, ma è vero che non c’era alunno che non presentasse in misura maggiore o minore difficoltà tra quelle citate nel brano. E’ anche vero che non ho mai definito – né io né i miei colleghi – queste normalissime difficoltà come “Bisogni Educativi Speciali”, e con tanto di maiuscole e di virgolette!

Anche perché – come apprendiamo dalla stessa pubblicazione – “la nozione di Bisogni Educativi Speciali (bes o in inglese sen, Special Educational Needs) compare per la prima volta in Inghilterra nel Rapporto Warnock nel 1978. In questo documento si suggerisce la necessità di integrare, nelle scuole della Gran Bretagna, gli alunni tradizionalmente diversi, attraverso l’adozione di un approccio inclusivo basato sull’individuazione di obiettivi educativi comuni a tutti gli alunni, indipendentemente dalle loro abilità o disabilità”

Cosa dobbiamo imparare di nuovo? Noi già un anno prima avevamo varato, con la legge 517, la normativa sull’integrazione degli alunni handicappati! E dimostrammo un coraggio che non tutti all’estero, e anche da noi purtroppo, vollero riconoscerci! Altro che BES! Che cosa dobbiamo imparare di nuovo? Quale iniziativa adottare? Non è sufficiente la normativa del 77? A meno che – e questo forse è il disegno – non la si voglia smantellare per risparmiare soldi e affidare gli handicappati agli insegnanti normali, o meglio non convenientemente specializzati?!

A fronte dei tanti BES, con cui ho avuto a che fare, non sono mai ricorso a chissà quali diavolerie per misurarmi con essi! Faceva parte della mia professionalità “leggere” e “comprendere” le “normali” difficoltà di crescita e di apprendimento di ciascuno dei miei alunni! Ora mi chiedo: non è una situazione di assoluta normalità per un insegnante avere a che fare con alunni che non sono tutti dei soldatini pronti solo a studiare e a prendere ottimi voti? Una classe è un pianeta con mille sfaccettature! Non fa parte dell’insegnante “normale” affrontare giorno dopo giorno, con pazienza e determinazione le diverse difficoltà – che quasi mai sono “speciali” – che un alunno propone? Senza invocare acronimi strani come BES che sembrano solo voler menare il can per l’aia!

E’ ovvio che le difficoltà degli alunni di oggi sono maggiori e più complesse di quelle di alcuni anni fa, ma… Insomma, pane al pane e vino al vino! O c’è l’handicap o c’è il normodotato! E il normodotato, comunque, non è immune dai mille problemi della crescita/sviluppo! La casistica è ricchissima! Il rischio è che i normodotati finiscano tutti per essere classificati BES! Complicando la vita stessa delle classi! Tra una trentina di alunni non sarà difficile classificarne 20 come BES! E allora carte su carte, programmazioni mirate, obiettivi differenziati! E Tizio sarà più BES di Caio? E meno BES di Sempronio? E i genitori staranno a guardare? Le conflittualità saranno BEStiali! E si avrà lo spappolamento delle classi! Per non dire che cosa succederà quando in una classe ci sono più alunni stranieri che parlano lingue diverse e che non sanno una parola di italiano!

A meno che non ci sia un vero handicap! Con tanto di certificazione! Ma su questo abbiamo già provveduto, nel lontano 1977, con determinazione, con coraggio e superando tante difficoltà e diffidenze! Vogliamo svendere questo patrimonio perché non abbiamo più soldi? Diciamolo chiaro e tondo e non inventiamo sigle, i cui contenuti sono di un’estrema vaghezza! Creano confusione e ansie negli insegnanti che, a fronte di ogni minima difficoltà rappresentata dal povero Gianni di turno, si chiederanno di quali BES è portatore!

E non vorrei che, tra tante cosiddette innovazioni, anche gli insegnanti diventassero BES…