23 settembre Inaugurazione anno scolastico 2013-2014

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Si svolge il 23 settembre, presso il Quirinale, la cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico 2013-2014.

Intervento del Presidente Napolitano alla cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico 2013-2014

(Palazzo del Quirinale, 23/09/2013) L’aver accettato, nell’interesse del paese, la rielezione a Presidente della Repubblica mi permette – e mi fa molto piacere – di essere ancora qui con voi oggi e di parlare al mondo della scuola italiana. L’inizio dell’anno scolastico è, infatti, il momento e l’occasione migliore per rivolgere un augurio di buon lavoro agli insegnanti, al personale tecnico, a tutti coloro che sono impegnati nell’istruzione e per l’istruzione nella pubblica amministrazione e nella società civile. Do il benvenuto a tutte le autorità presenti. E rivolgo un saluto affettuoso a voi studenti di ogni età, ai vostri genitori e, lasciatemi aggiungere, ai vostri nonni. Non ho mai trascurato in questi anni di considerare l’istruzione a tutti i livelli uno dei pilastri e degli assi portanti della nostra società.

E in questo momento dobbiamo rinnovare e rafforzare le potenzialità di sviluppo della società italiana. Non siamo ancora usciti dalla crisi finanziaria, economica, sociale che ha colpito così duramente negli ultimi anni il nostro paese, e gran parte del mondo, dagli Stati Uniti d’America all’Europa. Sono ancora tante le famiglie che soffrono di difficoltà e di privazioni, che non ce la fanno, o ce la fanno a fatica, ad andare avanti ogni mese, che mancano di sostegni essenziali, innanzitutto il lavoro per i figli se non anche per genitori : come in Sardegna, dove è risuonata ieri la parola solidale e ispirata del Pontefice. Molti sacrifici si sono imposti ovunque nel nostro paese. L’economia e l’occupazione tardano a riprendersi : ma i primi segni di ripresa si vedono, e si riaffaccia la speranza di un nuovo, più solido sviluppo – su basi più giuste – dell’economia e della società.

Ebbene, dobbiamo fare tutti la nostra parte per far crescere i semi che appaiono e possono maturare di un miglioramento e cambiamento positivo della nostra situazione. La politica non sprechi questo momento più favorevole e faccia, attraverso il governo e il Parlamento, la sua parte, procedendo, senza incertezze e tantomeno rotture, nel compiere le azioni necessarie. Si mobilitino tutte le forze valide del paese. Anche quelle della scuola. E vengo al punto.

Pure la scuola negli ultimi anni ha sofferto delle ristrettezze provocate dalla crisi generale e ha sofferto – diciamo la verità – di incomprensioni e miopie, di rifiuti e tagli alla cieca – più che di una necessaria lotta contro innegabili sprechi – da parte dei responsabili della cosa pubblica. Ebbene, si sta ora comprendendo che bisogna cambiare strada : è questo il segno della giornata di oggi qui al Quirinale, è questo il segno nel quale inizia il nuovo anno scolastico. Ce lo dicono senza dubbio i provvedimenti adottati dal governo, specialmente il decreto approvato dieci giorni fa dal Consiglio dei ministri in materia di istruzione, università e ricerca: e vi ha fatto puntuale riferimento il ministro Carrozza che ne è stata promotrice con una passione e determinazione di cui desidero darle atto.

E in effetti – questo bisogna ben capire – rafforzare l’istruzione a tutti i livelli, sviluppare la ricerca scientifica, rendere più elevata e moderna la formazione dei giovani attraverso tutti i canali, ciò è decisivo per superare la crisi, per combattere la disoccupazione, per competere nel mondo d’oggi, per costruirci il futuro che l’Italia può riuscire a darsi.

Le conoscenze, le capacità possedute dai cittadini di un paese favoriscono uno sviluppo economico costante. Questo insieme di conoscenze si definisce capitale umano proprio per sottolineare il fatto che si tratta di una vera e propria ricchezza, di un patrimonio su cui un paese può contare. Se vogliamo capire quanto vale questo patrimonio dobbiamo guardare sia alla quantità dei diplomati e dei laureati, sia alla qualità, cioè a quanto si è imparato davvero a tutti i livelli dell’istruzione. L’Italia purtroppo resta ancora indietro rispetto ad altri paesi avanzati – agli ultimi posti nell’Unione Europea – per il numero di quanti procedono fino in fondo negli studi : sono addirittura calate negli ultimi anni le iscrizioni all’università, in concomitanza con l’aggravarsi della crisi economica. E’ a rischio il progresso realizzatosi nel lungo periodo precedente. L’Italia resta indietro anche per quanto riguarda le competenze che si acquisiscono con l’istruzione, come vengono misurate internazionalmente. Il ritardo è particolarmente grave al Sud, dove il divario rispetto al resto del paese aumenta man mano che si passa ai gradi più alti dell’istruzione, ma è presente anche nelle periferie delle grandi città su tutto il territorio nazionale. L’aspetto più positivo è dato dalla sensibilità e dall’impegno delle ragazze e delle giovani, la cui percentuale di partecipazione ai livelli più alti dell’istruzione supera nettamente quella maschile.

Il potenziamento del sistema scolastico là dove si presenta più debole è uno degli elementi del rinnovato impegno che l’attuale Governo sta dedicando all’istruzione. Potenziamento, a cominciare dalle strutture materiali, dagli edifici scolastici divenuti antiquati e insicuri.

Imparare è importante per l’intero sistema paese. Ma cosa serve perché a scuola si impari al meglio? I risultati di varie ricerche ci dicono che più di altri fattori conta l’apporto degli insegnanti. E quindi ci si deve impegnare a investire – in risorse e iniziative – come il Governo ha iniziato a fare, perché la già notevole professionalità dei nostri docenti si rafforzi.
È giusto premiare il merito, incentivare chi lavora nella scuola a fare sempre meglio. Ma occorre anche che gli insegnanti più ricchi di talento siano generosi nel condividerlo.

Infatti, si ottengono buoni insegnanti non solo con un’accurata formazione e con opportuni aggiornamenti, ma anche e molto promuovendo la trasmissione e lo scambio nella capacità di insegnare. Non bisogna mai smettere di imparare gli uni dagli altri, anche dai giovani, e scambiare quel che si è imparato. Sappiamo quante buone pratiche vanno spesso disperse.

Quello che vale per gli insegnanti vale anche per gli studenti. La pratica dell’aiuto negli studi dato dai più bravi a chi resta indietro o dagli studenti più adulti ai più piccoli è un altro bell’esempio di redistribuzione dei talenti. Invito perciò gli studenti migliori a essere generosi e attivi nel condividere quanto hanno imparato.
A voi giovani, a voi ragazze e ragazzi, dico nel modo più semplice e convinto : la sola risposta certa che si può dare alle vostre preoccupazioni per il futuro – “avremo lavoro e quale, qualificato e soddisfacente oppure no, potremo avere un posto riconosciuto nella società?” – la risposta certa a queste vostre domande è una sola : formatevi e preparatevi nel miglior modo possibile. Ve ne deve essere data, certo, la possibilità, dal sistema d’istruzione, dalle strutture scolastiche, dalle politiche pubbliche. Ma almeno in parte, in buona parte, queste possibilità oggi esistono in Italia.

Non così in tutto il mondo, non dimentichiamolo. Ci sono paesi nei quali lo stesso poter andare a scuola è una fortunata condizione della cui importanza noi qui non siamo più consapevoli. All’inizio di un anno scolastico capita di affrontare la scuola con riluttanza, perfino come un pesante dovere, ma la scuola, il poter studiare è soprattutto un grande privilegio. È bene non scordarsi che perfino in Italia ci sono minorenni indotti a lavorare prematuramente. Altrove questo fenomeno è ben più esteso e drammatico : addirittura bambini che invece di andare a scuola sono reclutati come soldati, mentre in altri casi tanti bambini si trovano in territori colpiti da disastri naturali o da sanguinosi conflitti.

Si pensi ora alla Siria : tra quanti hanno dovuto abbandonarla, tra i profughi affluiti in più paesi, i minori sono circa un milione, 740 mila hanno meno di 11 anni. Ai piccoli raccolti nei campi profughi mancano i parenti lontani, ma anche e molto, da quanto dicono a chi li intervista, manca loro la scuola.

E quante bambine in particolare – in varie parti del mondo – non possono andare a scuola? Se lo fanno, sono perseguitate, aggredite per il solo fatto di non essere nate maschi e di voler studiare. Alcune di loro si battono coraggiosamente per questo diritto. È il caso di Malala Yousafzai la giovane pakistana vittima di un attentato talebano che così si è espressa in occasione del suo recente discorso all’ONU : “Il terrorismo, la guerra e i conflitti impediscono ai bambini di andare a scuola. Dobbiamo condurre una gloriosa lotta contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo, dobbiamo imbracciare i libri e le penne, sono le armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo.”
Torno a quel che dobbiamo fare in Italia. Voglio dedicare una parola all’attività di ricerca, che è condizione perché il talento possa dare frutti che gioveranno a tanti. C’è qui con noi il Professor Naldini con il Professor Aiuti e altri suoi collaboratori, e pochi giorni fa ho incontrato una più ampia delegazione di Telethon. I risultati della ricerca, in particolare di quella biomedica ma non solo di quella, costituiscono preziosi benefici rivolti al mondo, specialmente ai bambini e non solo italiani.
Investire nella ricerca, investire nel nuovo, è l’esempio che ci viene dal grande e illuminato imprenditore italiano che qui ricordiamo insieme con la RAI : Adriano Olivetti. Promuovere la ricerca e fare ricerca, e in generale studiare e lavorare sul serio è anche una forma di generosità. Lo è ugualmente impegnarsi con disciplina nello sport i cui risultati contribuiscono a ravvivare l’orgoglio nazionale. Ringrazio per questo i nostri atleti qui presenti.
La scuola, in quanto contribuisce a far crescere una cultura diffusa, fa bene alla democrazia : grazie all’istruzione e alla cultura si diviene persone più tolleranti, più aperte, più sensibili a quei valori di solidarietà cui ci richiama con tanta forza di convinzione e semplicità Papa Francesco.

Anche questa cerimonia ci ha ricordato che la scuola concorre a renderci cittadini migliori. Abbiamo potuto costatare ancora una volta quanto la scuola italiana faccia al di là dell’insegnare le materie obbligatorie : sensibilizza ai temi della legalità, ai valori costituzionali, a valori come quelli del rispetto dell’ambiente e del territorio.

La scuola invita alla correttezza, alla non violenza, al dialogo, all’apertura nei confronti di chi vive in condizioni lontane dalla nostra, nei confronti di chi è diverso. Per questo motivo abbiamo scelto come titolo di questa cerimonia La scuola nel mondo. Il mondo nella scuola, che è lo slogan stampato sulle vostre magliette. È testimonianza dell’entu-siastico impegno dei nostri insegnanti la grandissima partecipazione al concorso del Ministero che porta lo stesso titolo. La scuola insegna a vivere in società, a vivere in democrazia, a crescere e ad aprirsi al mondo.

Un’occasione importante per questa apertura al mondo è data dalla presenza di studenti di origine immigrata nelle nostre scuole, perché può sollecitare curiosità per altre vicende storiche e altre realtà, maggiore comprensione per culture e costumi diversi. La scuola deve lasciare che il mondo entri nelle sue aule.

Voi studenti imparate fin da giovani a essere generosi e aperti, e innanzitutto consapevoli di quel che fa dell’Italia un paese straordinario e di quel che ciascuno di noi deve dare oggi a un’Italia in difficoltà. A tutti : buona scuola, buon anno nuovo negli studi e nel vostro cammino verso il futuro.

 

Discorso Ministro On. Prof. Maria Chiara Carrozza

(Palazzo del Quirinale, 23/09/2013) Signor Presidente della Repubblica,
gentili Autorità,
cari dirigenti scolastici, cari insegnanti, care famiglie e soprattutto cari studenti,
vorrei innanzitutto salutare gli studenti, gli autentici protagonisti delle nostre scuole.
Ringrazio, inoltre, i dirigenti scolastici, i docenti e il personale scolastico per il loro costante impegno, ogni giorno e in ogni area del nostro Paese.
Il Governo di cui mi onoro di far parte ritiene fondamentale e centrale l’istruzione. Lo scorso 9 Settembre ha approvato un decreto legge in materia. Il decreto è ora all’esame del Parlamento. Per la prima volta dopo molti anni, un provvedimento del Governo contiene investimenti per la scuola nel suo complesso, cioè a favore degli studenti, delle famiglie, degli insegnanti, del personale tecnico amministrativo.
Il mio viaggio attraverso il sistema scolastico nazionale mi sta insegnando molto. Le nostre scuole sono realtà vive in cui la partecipazione e la ricerca di forme innovative di didattica sono più diffuse di quanto non si possa immaginare.
La scuola oggi, per la sua presenza diffusa sul territorio, è sempre più l’istituzione che, proseguendo la sua responsabilità storica, unisce gli italiani.
Oggi, in particolare, la scuola deve far vivere i valori costituzionali, deve essere, come diceva Piero Calamandrei, “lo strumento perché la Costituzione scritta nei fogli diventi realtà”.
Ho imparato molto dalla visita a Casal di Principe, dove su un bene confiscato alla camorra sarà costruita una scuola per l’infanzia e dove ho dialogato con studenti, insegnanti, dirigenti scolastici, istituzioni ed associazioni. In tutti ho visto una grande voglia di rivendicare il diritto alla normalità, la più assoluta lontananza dalle organizzazioni criminali, ma soprattutto la speranza che la scuola sia il vero motore del cambiamento e dell’innovazione sociale. La scuola deve aiutare i giovani a guardare al futuro, intensificando, come abbiamo previsto nelle misure approvate dal Consiglio dei Ministri, i percorsi di orientamento per gli iscritti alle scuole secondarie di secondo grado.
Rafforzare la presenza dello Stato sul territorio attraverso un ampliamento significativo e strutturale dell’offerta formativa, come abbiamo iniziato a fare con il decreto legge, è il modo per incidere sulla crescita dei nostri giovani, dei nostri ragazzi, formando quindi una nuova generazione di cittadini che abbia in sé valori di solidarietà, di senso civico e di legalità.
Nell’articolo 9, la Costituzione connette lo sviluppo della cultura e la tutela del paesaggio. Le notizie recenti sui ritrovamenti dei rifiuti tossici a Casal di Principe, proprio a pochi metri dal Teatro dove ho salutato la comunità scolastica, confermano quanta strada ci sia ancora da percorrere. Credo che nelle scuole occorra insegnare il rispetto per l’ambiente che, come ricorda Ulrich Beck, è in cima alle preoccupazioni dei giovani europei e può essere il fattore aggregante di una nuova coscienza comune.
Dobbiamo trarre da questi eventi l’occasione per sviluppare la coscienza civile di tutti, nello stretto legame tra ambiente, legalità e sviluppo. Non partiamo da zero: i più giovani che purtroppo hanno sempre meno fiducia nella politica si impegnano invece sempre di più per le iniziative legate ai problemi dell’ambiente e del territorio.
Dobbiamo prenderci cura di questa sensibilità, della loro curiosità e ricettività su questi temi, lanciando una grande campagna su ambiente e legalità nelle scuole e accentuando sempre più i temi legati all’esercizio di una cittadinanza attiva. Dobbiamo ritrovare insieme l’importanza di una partecipazione politica attiva che torni ai valori primari, istruzione, lavoro, ambiente.
La Cittadinanza e la Costituzione vanno di pari passo e sono rafforzate, non solo nei programmi scolastici, ma nell’attività quotidiana, da quella capacità di ribellarsi davanti ai soprusi e all’illegalità che non è una forma di immaturità, bensì il germoglio di una coscienza civile che noi tutti abbiamo la responsabilità di nutrire.
Una maggiore attenzione all’ambiente creerà nuove opportunità di lavoro e scelte economiche che terranno conto dell’impatto ambientale privilegiando quelle meno invasive.
Sono sempre più forti anche le esigenze di integrazione davanti a una società globale ed in cui i flussi migratori verso il nostro Paese, soprattutto dalle aree meno ricche del mondo spesso anche teatro di guerra, sono ogni giorno più frequenti. L’integrazione è un fattore di arricchimento per i nostri ragazzi e per le nostre ragazze. È l’occasione per imparare a orientarsi nel mondo, per sviluppare il sentimento di solidarietà e per comprendere la varietà dei problemi da diverse prospettive. La scuola è il luogo principe per l’integrazione, è il luogo in cui i giovani hanno le prime esperienze di relazioni sociali indipendenti dalle famiglie, in cui convivono con coetanei di altre culture, religioni, tradizioni. Studiare geografia economica è dunque importante per capire la propria cultura e quella degli altri in un contesto globale.
Vorrei qui sottolineare l’importanza del lavoro quotidiano e silenzioso degli insegnanti che svolgono con abnegazione e passione un ruolo di rappresentanti dello Stato nelle frontiere della nostra società. Nel decreto legge abbiamo previsto investimenti per la formazione degli insegnanti per valorizzare le loro competenze e per migliorare il rendimento della didattica.
Al centro del sistema-scuola c’è lo studente. Dobbiamo quindi garantire, come abbiamo fatto con le misure di welfare dello studente contenute nel provvedimento urgente, in primo luogo il diritto allo studio e la possibilità per i capaci e meritevoli privi di mezzi di poter studiare senza ostacoli. Questo è uno dei compiti essenziali di uno Stato moderno, che non può limitarsi a garantire i diritti a una “media” di cittadini, ma deve garantire il diritto a ogni individuo. Le istituzioni, anche per il diritto allo studio, devono lavorare per questo.
Nel corso del mio “viaggio in Italia” ho visto scuole bellissime, ma anche tante strutture che hanno bisogno di urgenti interventi e tante scuole in affitto in locali non sempre idonei. Per questo la mia azione, come ministro dell’Istruzione, è partita dall’edilizia scolastica, consapevole del diritto di ogni alunno a vivere il tempo-scuola in luoghi confortevoli e sicuri.
Le misure contenute prima nel “decreto del fare” e poi nel “decreto scuola” vanno in questa direzione: 450 milioni già stanziati, possibilità di attivare mutui, per un importo equivalente, con la Bei e la Banca del Consiglio d’Europa, valorizzazione del ruolo delle regioni e degli enti locali e semplificazioni procedurali per l’utilizzo delle risorse.
La sicurezza è la base: è necessaria, ma non sufficiente. Proprio perché il futuro vi appartiene, cari studenti, abbiamo la responsabilità di darvi gli strumenti migliori per immaginarlo. Migliorare lo spazio della scuola vuol dire far crescere tutto lo spazio pubblico.
Abbiamo quindi la responsabilità di fare tutti il nostro dovere. Di compiere, per voi ragazzi, una piccola e silenziosa rivoluzione della normalità, in tutta Italia senza lasciare indietro nessun territorio.
Signor Presidente della Repubblica,
sogno un’Italia che sia consapevole dell’importanza dell’istruzione come fattore propulsore per la mobilità sociale, per la coesione territoriale, per la promozione della cultura e della tecnica, in modo sostenibile con la valorizzazione del nostro patrimonio paesaggistico, culturale e artistico.
Per questo è fondamentale che le istituzioni prestino costantemente attenzione all’istruzione: le risorse utilizzate per l’istruzione siano considerate come investimento in un’ottica pluriennale e non come “spese”. È compito, infatti, di chi oggi ha responsabilità di governo, pensare alle generazioni future.
La mia esortazione oggi va infine ai giovani: siate pronti a prendere in mano la vostra vita e il vostro paese ! Sviluppate la vostra personalità nel confronto con gli altri, senza farvi marginalizzare e trovando ogni occasione per partecipare alla vita pubblica. La politica ha bisogno di voi, e del vostro rinnovamento, ha bisogno di spirito di servizio, di onestà, di voglia di cambiare e di discontinuità. Maturate la vostra indipendenza ed entrate nel dibattito pubblico.
Il vostro futuro dipenderà dalla vostra formazione, dal vostro impegno, dalla vostra capacità di innovare e di creare quindi le condizioni per un futuro migliore.
Vorrei che avessimo il coraggio di costruire una scuola di creatività, esteticamente bella, che risponda ad una visione olistica della persona e del sapere. Dobbiamo smettere di separare, di dividere e riprendere una prospettiva unificante e creativa di studio, cultura e sviluppo economico.
Qual è la risposta di oggi alla diffusa domanda di una nuova politica economica credibile? È l’istruzione, che deve essere il cuore pulsante del nuovo “rinascimento” di questo Paese.

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Torna anche quest’anno il consueto appuntamento con la Cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico promossa dalla Presidenza della Repubblica e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

L’evento si terrà nel Cortile d’onore del Palazzo del Quirinale, a Roma, il 23 settembre 2013, dalle ore 16.45.
Durante la Cerimonia il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed il Ministro Maria Chiara Carrozza rivolgeranno un messaggio di saluto e il loro augurio di un buon anno scolastico ai ragazzi, agli insegnanti e alle famiglie.

Oltre alle più alte cariche dello Stato, saranno presenti al Quirinale personalità del mondo dello spettacolo, della cultura e dello sport. Nel Cortile d’onore ci saranno, poi, circa 3.000 studenti, provenienti da tutte le regioni, che assisteranno alla rappresentazione delle esperienze più significative realizzate dalle scuole sui temi della Costituzione, della difesa dell’ambiente, dell’integrazione, del rispetto della legalità e della lealtà nel mondo dello sport.
La manifestazione, condotta da Fabrizio Frizzi, sarà trasmessa in diretta su Rai Uno dalle ore 16.45 alle ore 18.45 e potrà essere seguita in diretta streaming sul sito www.istruzione.it

Circa tremila studenti alla cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico

Saranno circa tremila tra scolari e studenti gli allievi di scuole italiane che entreranno al Quirinale nel pomeriggio di lunedì 23 settembre per la cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico. Nel cortile d’onore bambine e bambini, ragazze e ragazzi assisteranno a esempi e rappresentazioni di tante attività compiute da coetanei in varie parti del Paese sulla Costituzione, la difesa dell’ambiente, l’integrazione tra italiani e stranieri, il rispetto della legalità e la lealtà nello sport.

Nel corso della cerimonia, il Presidente Giorgio Napolitano e il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, rivolgeranno i loro saluti e auguri agli studenti, agli insegnanti e alle famiglie.

All’incontro interverranno personalità del mondo dello spettacolo, della cultura e dello sport. Condotta da Fabrizio Frizzi, la manifestazione sarà trasmessa, come di consueto, in diretta su Rai Uno dalle ore 16.45 alle ore 18.45, e potrà essere seguita in diretta streaming sul sito www.quirinale.it.