L’autovalutazione d’istituto: quanta confusione!

L’autovalutazione d’istituto: quanta confusione!

di Enrico Maranzana

L’autovalutazione di istituto è un adempimento il cui contenuto è variegato.

In molte scuole il suo significato coincide con customer satisfaction, appagamento soppesato con l’utilizzo di questionari compilati dai soggetti che interagiscono col servizio scolastico.

Un errore da matita blu

Negli scaffali delle librerie sono apparse molte pubblicazioni per orientare le scuole alla messa a punto di procedure che rispondono alle recenti richieste ministeriali in materia di valutazione.

A titolo esemplificativo si consideri “L’autovalutazione di istituto” edito da Guerini e associati il cui sviluppo evoca quanto avvenne nel 1962 alla sonda Mariner 1: la missione spaziale fallì nonostante le sofisticatissime apparecchiature di cui era dotata; aveva perso l’orientamento. Nel libro i fini sono stati sostituiti dai mezzi: la legge, che finalizza l’istituzione scuola alla promozione delle capacità dei giovani ATTRAVERSO le conoscenze, è elusa.

                                                           La linea blu è tracciata due volte

Il D.P.R. 28 marzo 2013, n. 80 caratterizza il processo di autovalutazione enunciando le fasi del suo sviluppo. All’Invalsi è demandato l’onere di definire gli indicatori di efficacia e d’efficienza e di predisporre un quadro di riferimento che le scuole utilizzeranno per vagliare la propria azione.

Esso costituirà  il  riferimento primario, il faro sia del servizio scolastico, sia per la  formulazione di un piano di miglioramento.

Un sovvertimento irrazionale dell’organigramma, una delega in bianco: un organo di staff/di consulenza è interposto tra il Miur e le scuole, sovraordinandolo a queste.

Tre sottolineature blu

Eppure la sola lettura della titolazione dell’art. 2 della legge 53/2003 sarebbe stata risolutiva e avrebbe eretto un argine ai grossolani errori commessi: l’idea “Scuola” è stata superata e sostituta dal concetto “Sistema educativo di istruzione e di formazione”.

La visione sistemica restituisce nitido il significato di autovalutazione facendolo coincidere con feed-back, con autoregolazione, con retroazione, con controllo.

Il controllo è strumento essenziale per il governo della scuola. Esso è da esercitare non solo sullo stato terminale dei processi scolastici ma è da costituisce su tutti i nodi decisionali per

  • valutare la fattibilità dei progetti                    (controllo antecedente)
  • seguirne l’evoluzione, monitorandoli          (controllo concomitante)
  • soppesarne l’efficacia                                    (controllo susseguente)
  • osservare l’effetto nel lungo periodo           (controllo dell’evoluzione)

Per l’esercizio del controllo è necessario

  • disporre di un’appropriata struttura organizzativa [CFR in rete “Coraggio! Organizziamo le Scuole”; “Quale formazione per il dirigente scolastico?”];
  • assegnare a ogni organo decisionale uno specifico mandato espresso sotto forma di risultato atteso  [Il primo raffinamento è visibile in rete “La scuola rivedrà le stelle?”];
  • mettere a punto un sistema di comunicazione non ambiguo: i termini utilizzati devono avere univoco significato   [CFR in rete “Non dimentichi d’esser donna di scienza”].

Il rispetto della volontà espressa del legislatore che ha valorizzato l’unitarietà e l’interdipendenza dei processi scolastici restituisce al lavoro dei docenti la dignità perduta e fa riconquistare alla scuola il prestigio di cui godeva nel secolo scorso.

Una riqualificazione che nasce dai seguenti germi di cambiamento:

  • la mission del sistema educativo diverge sostanzialmente dalla mission universitaria [Il DPR sul regolamento del sistema nazionale di valutazione continua a considerare la scuola satellite dell’università, non avendo colto questa profonda difformità];
  • l’autonomia delle istituzioni scolastiche che “si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana” trova nel nuovo contesto un favorevole terreno di sviluppo;
  • la complessità e la variabilità del compito assegnato agli istituti scolastici è stata riconosciuta: l’attività docente si caratterizza per la progettualità, per la collegialità, per la ricerca e per la sperimentazione;
  • il dirigente scolastico non è  più visto come un tuttologo: i suoi compiti afferiscono principalmente all’unità dell’istituzione e al mandato conferito agli organismi collegiali e ai docenti di cui deve garantire il rispetto;
  • l’assegnazione di specifiche problematiche da affrontare e da risolvere agli organi della scuola elimina l’indeterminatezza che ha sterilizzato la partecipazione: l’origine e il senso delle decisioni/azioni sono espliciti.
  • l’indebita intromissione dell’Invalsi nella fase di determinazione dei traguardi formativi, educativi e dell’istruzione è respinta: la relativa elaborazione avviene nel solco Miur-scuola.

L’attività dell’istituto di valutazione riguarderà esclusivamente il controllo susseguente che avrà come unico riferimento i POF degli istituti. In particolare i test nazionali saranno modulati per accertare l’intensità delle competenze generali e delle competenze specifiche che le scuole hanno dichiarato nel documento di programmazione e che hanno indotto con la loro azione.