Appunti per un riordino complessivo del “Sistema educativo di istruzione e di formazione”

Appunti per un riordino complessivo del
“Sistema educativo di istruzione e di formazione”
(versione aggiornata a novembre 2013)

 di Maurizio Tiriticco

(Roma, 25.10.13) Si sta sviluppando in questi giorni un dibattito sulla uscita dal sistema scolastico a 18 anni di età! Io ci penso da parecchio e sono convinto che è un traguardo che dovremo tagliare! Però… non dobbiamo… tagliare gli insegnanti!!! Questo deve essere assolutamente chiaro! Il problema è “utilizzare” insegnanti e insegnamenti con criteri diversi rispetto a quelli che conosciamo! Di qui mi sembra che sia opportuno cominciare a pensare se non sia il caso di superare l’attuale organizzazione fondata su a) orari di cattedra, b) classi di età e c) quadri orario eguali per tutti, insegnanti e alunni. In effetti, è la stessa autonomia delle istituzioni scolastiche e formative che sarebbe funzionale a ipotesi di questo tipo! Ovviamente, sono temi su cui occorre riflettere e discutere a fondo! Mi sembra assolutamente importante, anzi necessario, ripensare all’intero sistema istruttivo e formativo che oggi si sviluppa dai tre ai diciannove anni di età. Dovremmo avviare un dibattito serio – un po’ come fece Thelot alcuni anni fa in Francia! Dovremmo essere lungimiranti  e darci tutti i tempi che sono necessari! Negli ultimi anni la nostra scuola ha subìto troppi scossoni, imposti dall’alto! I protagonisti del cambiamento sono coloro che fanno la scuola, non solo quelli che la dirigono! Forse il contributo che segue – e che non nasce oggi ma è frutto di riflessioni che conduco da qualche tempo – può costituire un primo scarno e non sufficientemente articolato documento di discussione!

(Roma, 28.11.13) Alcuni amici, in occasione della proposta del taglio del quinto anno del secondo ciclo, mi hanno chiesto di riprendere il mio discorso su di una riforma complessiva dell’intero sistema di istruzione. Non sono affatto contrario all’accorciamento del sistema, ma occorre guardarsi da un taglio fine a se stesso! Sarebbe un rinforzo alla nostra ignoranza!!! E alla prossima indagine ocse-isfol-piaac saremmo i… postultimiii!!! Ho risistemato, arricchito e precisato il mio pezzo di un mese fa!

 

Uscire dal sistema di istruzione e formazione a 18 anni età? SI! Ma…

…purché sia l’occasione per “ripensare” l’intero percorso, da “realizzare” con una prospettiva lungimirante in tempi medio/lunghi… e con un Governo autorevole e forte, convinto che l’istruzione è un investimento e non una spesa!

 

Occorre impegnarsi per una uscita a 18 anni di età, come avviene un quasi tutte le istituzioni istruttive e formative dell’UE. GUAI, però, a tagliare l’ultimo anno senza un ripensamento complessivo e un progetto credibile!!!

Ovviamente, occorre evitare che l’uscita anticipata costituisca un alibi per tagliare gli organici. Occorre, invece, utilizzarli meglio e implementarli con una diversa organizzazione del tempo scuola.

Per una scuola a “tempo pieno” e a “spazio aperto”, che comporti:

a)        il superamento delle “classi di età”, funzionali al sistema della promozione/bocciatura che contraddice la realtà dello sviluppo/apprendimento di un soggetto in età evolutiva. Chi cresce/apprende, indipendentemente dal tempo scuola, non può mai tornare indietro! Occorre costituire gruppi di ricerca/studio flessibili in ordine non all’età anagrafica ma al concreto sviluppo/crescita di ciascun singolo alunno. La ricerca educativa ci dice che un gruppo di soggetti in apprendimento non può superare il numero di dieci membri. Ciascun gruppo avrebbe il suo spazio/aula e il suo docente guida di riferimento, sostegno, orientamento. Un alunno, a seconda dei livelli di sviluppo/crescita/apprendimento potrebbe passare da un gruppo ad un altro. Non esistono promozioni/bocciature, ma a ciascun alunno sono garantiti dieci anni di ricerca/studio finalizzati a raggiungere: a) al compimento dei 15 anni di età, le competenze culturali e di cittadinanza di cui al dm 139/07 e al livello 2 dell’EQF; b) al compimento dei 18 anni di età competenze culturali e di cittadinanza, ancora da definire, e che corrispondano al livello 4 dell’EQF;

b)        l’avvio di una didattica laboratoriale: non sono gli insegnanti “che vanno” nelle aule tradizionalmente organizzate per “classi di età”, ma sono i gruppi di apprendimento “che vanno” nelle singole “aule laboratorio”, particolarmente attrezzate, di italiano, di matematica, di scienze, di storia, di inglese, ecc.;

c)        l’avvio di tempi di ricerca/studio commisurati alle concrete esigenze dei gruppi e non scanditi dai “suoni di campanella” eguali per l’intero edificio scolastico.

I punti suddetti costitscono il clou di un processo di riforma che vada in profondità e su cui occorrono tutti i necessari approfondimenti: si tratta di una “riforma copernicana”! Insomma, una “legge Casati” per una scuola del Terzo millennio!!! O, se vogliamo, una “riforma Gentile”: ambedue iniziative di grande rilievo, per quei tempi e per quei contesti sociali!

 

La proposta

 

a) una scuola dell’infanzia biennale (3-5 anni)

 

b) una scuola di base decennale obbligatoria (5-15 anni) (scompare la distinzione tra un primo ciclo ottonnale e di un secondo ciclo quinquennale): non si tratta di anticipare ai 5 anni di età obiettivi e contenuti dell’attuale prima classe primaria; occorre progettare un curricolo decennale verticale continuo e progressivo che conduca un soggetto di 5 anni a raggiungere in 10 anni di istruzione le competenze di cittadinanza e culturali di cui al dm 139/07, ovviamente da rivedere, correggere, aggiornare, arricchire. Si veda anche il Quadro Europeo delleQualifiche, EQF (23 aprile 2008) e l’Accordo quadro per la referenziazione del sistema italiano delle qualifiche all’EQF (20 dicembre 2012).

Sarà opportuna un’articolazione in due quinquenni (5-10 e 10-15: dal superamento dell’egocentrismo alla padronanza delle operazioni formali di base); in tal caso occorre ragionare sul concetto stesso di ciclicità in fatto di sviluppo/crescita di un soggetto e di processi di apprendimento e socializzazione. Tale scuola è educativa, formativa, istruttiva (vedi il comma 2 dell’art. 1 del dpr 275/99) e orientativa nel contempo e non si conclude con un esame ma con una certificazione delle competenze di cittadinanza e culturali acquisite nel decennio, per come sono state accertate, a prescindere da giudizi di valore e di merito, confortate però da indicazioni per l’orientamento.

Occorrerà considerare il decennio nella sua continuità con il superamento delle attuali classi di età, funzionali a quelle promozioni/bocciature che nulla hanno a che vedere con i reali processi di sviluppo/crescita e apprendimento di un soggetto in età evolutiva. Sta alle singole ISA fare in modo che in dieci anni, con l’attivazione di opportuni gruppi di lavoro, percorsi in diversi laboratori, ciascun soggetto raggiunga il massimo delle competenze indicate dal Miur e dall’Eqf in modo che gli sia garantito, in forza di un insegnamento individualizzato, il successo formativo (vedi il comma 2 dell’art. 1 del dpr 275/99). Il che implica il superamento dell’aula contenitore di una data classe di età e l’attivazione di aule/laboratorio opportunamente attrezzate. Si ribadisce che non sarà più l’insegnante che si reca nell’aula della classe x, ma gruppi di alunni che si recano in aule laboratorio opportunamente attrezzate (ovviamente si tratta di attrezzature minimali che non escludono l’esistenza e il funzionamento di laboratori particolarmente dedicati).

Il che implica un progressivo superamento dell’attuale organizzazione per classi di età, cattedre e orari eguali per tutti gli alunni.

 

c) un’istruzione secondaria triennale (15-18 anni), che si concluda a) con la certificazione di competenze di cittadinanza, culturali e pre-professionalizzanti e b) con competenze culturali specifiche e professionalizzanti differenziate a seconda dei diversi percorsi e indirizzi, sia istruttivi (l’istruzione di competenza dello Stato) che formativi (l’istruzione e formazione professionale di competenza delle Regioni). Si tratta di percorsi che garantirebbero a ciascun soggetto il soddisfacimento del diritto/dovere all’istruzione e alla formazione (vedi art. 2, comma 1, punto c della legge 53/03).

Occorrerà istituire istituti comprensivi verticali e orizzontali in cui siano attivi percorsi in cui a una solida cultura di base umanistica e scientifica, eguale per tutti, siano associati indirizzi pre-professionalizzanti e/o professionalizzanti. Sarà necessario istituire nel primo anno di studi secondari post-obbligo di istruzione (15/16 anni di età) opportune passerelle che consentano attività di orientamento e riorientamento, qualora il percorso decennale obbligatorio non abbia soddisfatto tali esigenze.

Occorrerà procedere a una riduzione delle discipline di studio (in considerazione del fatto che le “competenze obbligatorie” di base di cittadinanza e di studio sono state acquisite da ciascun alunno), alla scelta di discipline “mirate” e all’avvio di percorsi anche e soprattutto pluridisciplinari.

 

d) occorre considerare ex novo l’insieme dei complessi rapporti tra l’istruzione secondaria statale e l’istruzione e formazione professionale di competenza delle Regioni, nonché i rapporti tra titoli di studio, qualifiche triennali e diplomi quadriennali; nonché l’effettiva attuazione del Quadro Europeo delle Qualifiche (EQF).