Pianeta scuola

Pianeta scuola

di Sergio Bailetti

Caro Maurizio! Voglio provare ad articolare un contributo a quelle che tu chiami Linee propositive per un riordino complessivo del “Sistema educativo di istruzione e di formazione”.

Dapprima due mozioni d’ordine, una per me e una per tutti!:

La prima per te! Tu dici che dovremmo essere lungimiranti! Allora sono andato a rivedermi il significato di questa parola: lungimirante, agg. [comp. di lungi e del part. pres. di mirare]. – Di persona che guarda e vede lontano nel tempo, che prevede cioè con saggezza gli sviluppi degli avvenimenti futuri e vi provvede in tempo; anche di chi mira a uno scopo lontano, e agisce in modo da crearsi le condizioni favorevoli per conseguirlo (da Treccani.it).

La seconda per tutti! Dobbiamo porci davanti a una lavagna vuota, pulita (di ardesia, Valleda o LIM), senza neanche cornice, che ci permetta di disegnare liberamente l’ipotesi di riordino senza condizionamenti: né di lobby né di corporazioni. Segue una prima considerazione di partenza che rinforza, credo, la tua proposta.
La scuola è oggi l’unica catena di produzione di tipo tayloristico ancora in funzione. Avanzamento standardizzato (per gradi di istruzione), procedure standardizzate (ordini e programmi), lavoratori altissimamente qualificati ma con mono-specializzazione (classi di concorso/abilitazione). Quando un “pezzo” è difettoso, anche solo per una parte, viene ricostruito completamente (l’alunno ripete l’anno). Alta attenzione alla programmazione della produzione (POF), ma scarsa o nulla attenzione alla valutazione del raggiungimento degli obiettivi né alle aspettative degli utenti a valle del processo produttivo (una classe verso la successiva; primo ciclo per il secondo; primo grado per il secondo; secondo grado per l’università o mercato del lavoro e società nel complesso). Ambienti e tempi di lavoro standardizzati e immutati da secoli (classi, aule, corridoi, campanelle, calendario scolastico) ecc. ecc.

Chi pensa di proporre un riordino di sistema riproponendo questa catena di montaggio è fuori dalla storia.
Quando cominciai la scuola, io non sapevo quasi nulla e la mia maestra sapeva tutto. I miei compagni di scuola erano nelle mie stesse condizioni: pendevamo dalle labbra della nostra insegnante e così è stato per il resto degli anni scolastici. Il professore sapeva tutto della materia e io nulla o quasi.

Oggi non è più così! Il sapere è nell’etere a disposizione di tutti. Nell’etere troviamo e mettiamo il sapere di ieri, di oggi e anche di domani. Tutto il sapere: quello buono e quello cattivo. E’ a disposizione del bambino di pochi anni, degli adulti e degli anziani. Tutto il sapere!

Questo disarticola il modello che fin qui ha organizzato i luoghi dell’apprendimento; modifica profondamente la preparazione professionale degli insegnanti e la loro funzione. Rivoluziona le relazioni con chi apprende e ne modifica radicalmente la certificazione dei percorsi d’apprendimento individuale.

Per questo condivido pienamente l’impostazione della tua proposta. Concordo con la tua proposta anche per quanto riguarda l’istruzione secondaria triennale 15/18 e l’obbligo formativo, o, se vuoi, il diritto/dovere all’aistruzione o alla formazione fino ai 18 anni di età. E la certificazione delle competenze di cittadinanza dovrebbe pur sempre concludere il ciclo decennale di base. Occorrerebbe però superare, senza entrare in contrasto col Titolo V della Costituzione, la dualità della gestione dell’“istruzione” e dell’”istruzione e formazione professionale”, laddove la prima è affidata al MIUR e la seconda alle Regioni, con ragazzi che vanno e vengono dai due sistemi. È forse qui il caso di ricordare il superamento tra il sapere e il fare: oggi si pensa con le mani e si fa col cervello (vero?). E quindi l’organizzazione dell’apprendimento, al di là delle competenze, non può essere gestita da organismi diversi, da management diversi, in luoghi diversi. La formazione iniziale (cioè fino ai 18 anni) dovrebbe essere governata dalla “schola nova”: organizzazione complessa preposta alla istruzione e formazione delle giovani generazioni fino ai 18 anni per il compimento dell’obbligo scolastico e formativo.