Per una coscienza ecologica sociale

Per una coscienza ecologica sociale

 di Domenico Ciccone

Quando Howard Gardner decise di aggiungere l’intelligenza naturalistica alla famosa batteria delle sette intelligenze, che aveva rappresentato la rivoluzione psicopedagogica delle “ Formae mentis”,  si era probabilmente reso conto di aver , per così dire, dimenticato fino ad allora, una delle facoltà più antiche di cui la mente umana dispone. Riconoscere le rocce, gli animali, gli alberi. Saper prevedere il clima e comprendere i suoi effetti, riuscire ad interagire con la natura e con i suoi molteplici elementi.

Eppure, per dirla con una inflessione americana cara al professore emerito dell’ Harvard University,   l’intelligenza naturalistica è “ maledettamente” attuale e coltivandola al meglio può rappresentare un poderoso strumento di progresso e di sviluppo per le generazioni future.

Non mi lascio condizionare dal fatto che, da mezzo secolo e fino a questo momento,  mi trovo a vivere nel bel mezzo della “ Terra dei Fuochi”  ma non posso fare a meno di notare l’emergenza in cui la scuola si trova ad operare quando consapevolmente decide di consegnare un’ etica della tutela ambientale alle giovani generazioni. Quei giovani  di cui ha la responsabilità educativa insieme a famiglie, quasi sempre distratte e neppure sensibili alla tutela del patrimonio ambientale minimo, quello che è assolutamente necessario per vivere dignitosamente.

La rivoluzione culturale della tutela ambientale è l’unica strategia capace di porre le nuove generazioni in una condizione meno dannosa di quella dei genitori che, quasi colpevolmente,  hanno lasciato passare il disastro ambientale sotto il loro naso con un’indifferenza tale che è lecito porsi seri interrogativi sulla buona fede riposta nel  valutare gli effetti di cause tanto prevedibili.

Oggi il Parlamento sta lavorando ad una revisione delle norme di tutela ambientale, compresa una definizione più puntuale ed esaustiva delle sanzioni penali legate a comportamenti dannosi per l’ambiente e per il territorio.

In verità, i reati ambientali sono stati puniti con fermezza dalla magistratura ed hanno spessissimo portato alla confisca di ingenti patrimoni illeciti,  accumulati con i proventi delle ecomafie, talvolta tanto ingenti da porre seri problemi di gestione per la pubblica amministrazione. Lo Stato fatica a gestirli, assegnarli e renderli disponibili per la società civile, come è giusto che sia,  giacché essi devono ritornare ai cittadini onesti, cioè coloro ai quali sono stati indirettamente sottratti.

Allora senza dilungarsi troppo nelle fin troppo conosciute vicende che affliggono gran parte d’Italia, nella quale, tra avvelenatori ed avvelenati, si confondono le idee, i pensieri e le soluzioni possibili, mi permetto di fare alcune proposte.

Occorrono due articoli di legge significativi che, oltre ad avere un valore simbolico, possano aiutare concretamente la scuola nel promuovere lo sviluppo di una coscienza ambientale diffusa tra i giovani e tra le loro famiglie.

Diamo alla scuola i proventi derivanti dalla confisca dei beni sequestrati alle ecomafie e introduciamo per legge l’insegnamento dell’ educazione ambientale nelle classi di ogni ordine e grado.

Un provvedimento simbolico, quest’ultimo, che assumerebbe significato concreto ed attuale se supportato da appositi finanziamenti con vincolo di destinazione e da misure di accompagnamento definite sinergicamente dai ministeri competenti. Tanto più significativo se detti finanziamenti fossero l’immediato realizzo delle confische effettuate per reati ambientali.

SI parla spesso di ritornare ad una vita degna di essere vissuta ed in armonia con il proprio ambiente. L’ecologia dello sviluppo umano, pur da una prospettiva diametralmente opposta, sul piano psicopedagogico,  alla visione di Gardner, ha sottolineato l’importanza delle influenza degli ambienti e dei contesti di vita in cui tale sviluppo avviene.

I nostri piccoli cittadini, i più grandicelli, gli adolescenti ed i giovani hanno diritto ad una società meno avvelenata, dal momento che essa è il risultato tangibile dell’ambiente nel quale viviamo,  altrettanto avvelenato e malsano non solo sul piano ecologico ma anche su quello relazionale.

Il risultato dello scempio è sotto ai nostri occhi … occorre urgentemente costruire, sviluppare, sedimentare e conservare una coscienza ecologica sociale. La scuola è pronta, come sempre, ma da sola non ce la può fare!