C. Serino e A. Antonacci, Psicologia sociale del bullismo

“BULLI” E “VITTIME” NEL “GRUPPO”:
LO SPAZIO EDUCATIVO PER FAMIGLIE E SCUOLE 

di  CARLO DE NITTI

serinoAl fenomeno del “bullismo” – tanto più pervasivamente diffuso quanto più ignorato o sottovalutato dagli adulti in tutti i contesti educativi, scolastici, familiari e non – non può che essere dedicato il massimo sforzo educativo delle scuole nella loro quotidiana azione militante, sostenuto da un’efficace alleanza pedagogica con le famiglie, affinchè possa essere colto l’obiettivo della sconfitta di quella che si configura, nel secondo decennio del XXI secolo, come un’emergenza educativa in tutti i milieu sociali di provenienza dei discenti.

Ad un tema di così scottante attualità – sovente i media si occupano di situazioni drammatiche che si verificano nelle nostre aule – ed, in particolare, alla sua dimensione psico-sociale, è dedicato l’ultimo, recentissimo, lavoro editoriale a quattro mani di CARMENCITA SERINO ed ALBERTO ANTONACCI, Psicologia sociale del bullismo, edito per i tipi della Carocci (pp. 215), dal significativo sottotitolo “Chiavi di lettura, esperienze, risorse”. Caratteristica precipua del volume è la sua ‘multimedialità’ perché cerca, riuscendovi, a far utilizzare ai lettori le enormi potenzialità della comunicazione attraverso il web, che si connota per la sua interattività.

Il volume è arricchito dalla presenza di interessanti Appendici su tematiche specifiche, dovute ad altri specialisti: la salute come corpus unicum bio-psico-sociale da perseguire in un’ottica multidimensionale (OMS docet…) che coinvolge le scuole; il cooperative learning favorito dall’utilizzo delle TIC come via regia al miglioramento del ‘clima’ delle classi; il bullismo omofobico e di genere.

Tematizzare oggi, come fanno gli Autori, questi argomenti di immediato impatto sociale ed  educativo significare incentrare l’attenzione su problemi che andrebbero dibattuti al fine di far compiere un vero e proprio salto di qualità non solo al mondo della scuola ed alla qualità dei suoi esiti ma anche alla società tutta perché il bullismo è un problema sociale.

Gli Autori, non a caso, dichiarano fin dalla Presentazione la loro ottica nel leggere le problematiche legate al bullismo, quella della psicologia sociale, che si rivela essere euristica non solo per l’enucleazione dei problemi ma anche per l’individuazione delle soluzioni possibili. <<Non c’è uno degli argomenti presenti in qualunque buon testo di introduzione alla psicologia sociale che non trovi una specifica articolazione nel momento in cui ci si proponga di analizzare, comprendere e contrastare i fenomeni legati al bullismo>> (p. 11). Ed in questo intendimento un ruolo importante possono giocare le risorse presenti nel web.

Quelli finora succintamente esposti sono già motivi sufficienti per asserire che questa pubblicazione non può mancare nella biblioteca di tutti coloro i quali, per professione, si occupano di educazione, ma anche di tutti i genitori che desiderino svolgere il loro fondamentale ruolo educativo in modo informato e consapevole.

Riflettere sui problemi educativi rivenienti dal bullismo non è sufficiente un approccio che consideri esclusivamente il ‘bullo’ (in tutte le sue sfaccettature) e la ‘vittima’ (in ogni suo aspetto psicosomatico) senza analizzare, interpretare e, quindi, educare tutto lo spazio psico-socio-ambientale in cui nascono relazioni ‘malate’. Scrivono gli Autori: “[…] un approccio psicosociale al bullismo richiede che l’aggressività tra pari sia analizzata considerando l’iterazione tra l’individuo (le sue caratteristiche biologiche, i tratti di personalità, gli stili di funzionamento cognitivo, gli atteggiamenti, i valori, le aspettative, le rappresentazioni individuali) e il contesto sociale, con riferimento alla presenza di gruppi diversi, al sistema normativo e valoriale ed al sistema storico-culturale nel suo complesso” (p. 37).

La fenomenologia del bullismo è assolutamente variegata nella pluralità delle dinamiche che si instaurano tra tutti i soggetti – ‘bullo/i’, ‘vittima/e’, ‘spettatori’, educatori (docenti, dirigenti, genitori, adulti significativi) – che entrano in una relazione ‘malata’ soprattutto in una fascia anagrafica quale quella dell’adolescenza in cui le competenze emozionali e le life skills (capacità di prendere decisioni, risolvere i problemi, comunicare efficacemente, pensare creativamente e criticamente, evitando gli stereotipi, gestire le emozioni e lo stress) di cui l’OMS parla per gestire le relazioni tra pari ed affermare correttamente la propria identità di genere necessitano di essere formate con la presenza di professionisti della relazione competenti e sempre aggiornati.

In quest’ottica, pare paradigmatico il contrasto che è indispensabile opporre al bullismo omofobico: come emerge da una ricerca condotta nell’Università di Bari Aldo Moro tra le studentesse e gli studenti delle classi intermedie degli istituti superiori, “per comprendere  adeguatamente il fenomeno è necessario acquisire un’ottica sistemica tesi a cogliere gli aspetti legati alla specificità delle dinamiche intergruppali e intragruppali  che si attivano in relazione alla messa in atto di comportamenti violenti” (p. 162). Compito fondamentale dei docenti e degli educatori in genere è l’educazione al rispetto delle differenze di orientamento sessuale e di identità di genere come di tutte le altre diversità, che costituiscono una ricchezza per tutti, ma soprattutto alla promozione di una cultura ‘delle pluralità’.

Altresì, una particolare attenzione i due Autori dedicano al cyberbullismo, “gli atti aggressivi, di vessazione, di umiliazione, di molestia e di diffamazione condotti intenzionalmente e ripetutamente nel tempo da un individuo o da un gruppo di individui ai danni di una vittima, usando varie forme di contatto elettronico” (p. 132). Ciò che accomuna il cyberbullismo con tutte le altre forme di bullismo è la volontà di “deridere, umiliare, calunniare la vittima” (p. 132), cui può aggiungere la potenza di una tecnologia quale quella telematica che consente di rendere nota ogni cosa a chiunque a livello planetario attraverso il web e farla permanere per tutto il tempo che si vuole.

Alla diversa forma di esercizio delle prepotenze, quella telematica, non corrisponde una diversità qualitativa sostanziale del fenomeno del bullismo, anzi, nel web, è molto più difficile per le vittime difendersi. Ciò dà spazio – sia nel web che nella realtà familiare, scolastica e sociale –  a possibilità educative fondate su “strumenti e spazi che, in una comunità inclusiva e solidale, possono essere presidiati  utilizzati al meglio e offrire opportunità di crescita” (p. 141) per tutti, “bulli”, “vittime” e “gruppi” nella loro interezza.

Questo bel volume e le innovative estensioni on line che lo arricchiscono, aiuta tutti coloro i quali vivono da adulti in corpore vili – genitori, operatori della scuola, della salute, del sociale – i problemi qui enucleati ad avere uno strumento decisivo in più nella loro cassetta degli attrezzi per affrontarli e risolverli. Con passione, professionalità e competenza.