L’istruzione riparte, ma… dove va?

L’istruzione riparte, ma … dove va?

di Enrico Maranzana

Io parto, ma dove vado se parto, sempre ammesso che parto” cantavano Cochi e Renato. Un quesito di vitale importanza per il decreto 104/2013: come investire le risorse disponibili?

 

Il decreto “L’istruzione riparte” ha individuato un insieme di situazioni critiche e ha dato mandato al Miur per la messa a punto dei decreti attuativi.

La parola “insieme” è carica di significato:  una scelta terminologica che vuole evidenziare l’assenza dell’indicazione d’una struttura unificate. Due principi costituzionali esauriscono i riferimenti alle regole del sistema. Nessun richiamo è stato fatto alla legge 53/2003, nonostante rappresenti lo stato attuale dell’evoluzione del pensiero del legislatore.

Ne consegue che Il campo del problema e la finalizzazione del decreto rimangono sottointesi e, ancor più insidioso, l’esistente conflitto tra le norme vigenti non è stato rilevato così come le resistenze che da anni sterilizzano i cambiamenti non sono state individuate e fronteggiate.

 

 

Legge 28 marzo 2003, n. 53

Art. 2.   Sistema educativo di istruzione e di formazione

Comma 1) ..  principi e criteri direttivi    a) è promosso l’apprendimento in tutto l’arco della vita e sono assicurate a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali, adeguate all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea;

 

Si tratta della disposizione che contiene la definizione dei concetti portanti il servizio scolastico pubblico: la terminologia in uso avrebbe dovuto uniformarsi ad essa.

 

FORMAZIONE

Il traguardo dei processi d’apprendimento è stato identificato:  i giovani, al termine del loro percorso, dovranno essere in grado di “inserirsi nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea”.

Formare è un termine relativo, da rapportare a uno specifico ambiente.

Le competenze generali circoscrivono il significato di “formazione”,  intesa in senso lato. Identificano la finalità delle singole scuole.  Sono “elaborate e adottate” dal Consiglio di Circolo/di Istituto che adatta le direttive centrali alle esigenze locali.

A titolo esemplificativo si trascrive una delle competenze generali presenti nei nuovi regolamenti di riordino del 2010: “Cogliere l’importanza dell’orientamento al risultato, del lavoro per obiettivi e della necessità di assumere responsabilità nel rispetto dell’etica e della deontologia professionale”.

Le competenze specifiche riguardano le prestazioni fornite dagli studenti in ambito disciplinare:  i singoli docenti progettano il loro lavoro per sollecitarle e rinforzarle, obiettivo che, oltre a essere portatore di una corretta immagine della disciplina, concorre a  realizzare la finalità del servizio.

 

 

Il dettato legislativo di cui si è trattato è contraddetto dalla direttiva in materia di linee guida, diramata dal Miur nel gennaio 2012 .. riguardante gli obiettivi specifici di apprendimento concernenti le attività e gli insegnamenti compresi nei piani degli studi.

La violazione di legge affiora nella frase: “L’articolazione dell’insegnamento in conoscenze e abilità è indicata quale orientamento per la progettazione didattica del docente in relazione alle scelte compiute nell’ambito della programmazione collegiale del Consiglio di classe”, asserzione che ricorre per tutte le materie curriculari.

Mentre la norma del 2003 prescrive la promozione dell’apprendimento “attraverso le conoscenze e le abilità”,  la direttiva del 2012 scandisce tali strumenti per orientare la progettazione didattica dei singoli docenti.

Mentre le norma sull’autonomia scolastica 275/99 e il TU 297/94 prefigurano un percorso progettuale che si sviluppa, per successive approssimazioni, dal risultato atteso verso la fase operativa [insegnamento],  la direttiva del 2012 propone un percorso inverso: dalla strumentazione, dalla fase esecutiva verso un traguardo intermedio.

 

Il chiodo fisso INVALSI è una plausibile ipotesi interpretativa dell’accaduto: il Miur esige che nei test le scuole brillino.

Da qui nasce la confusione: in ambito scolastico l’apprendimento é un processo di lungo periodo che, via via, potenzia e consolida le capacità dei giovani.

Un processo è una successione discreta di stati, in evoluzione.

Le abilità e le conoscenze sono gli elementi caratterizzanti uno stato.

Il controllo scolastico s’incardina sulla abilità e sulle conoscenze solo per soppesare lo stato attuale dei processi di apprendimento. Le sue funzioni primarie sono a) il  monitoraggio delle ipotesi formative formulate; b) la rilevazione della dinamica evolutiva dei processi d’apprendimento.

Se le scuole persistono nell’elusione della norma sulla “valutazione periodica dell’andamento complessivo dell’azione didattica per verificarne l’efficacia” la valutazione esterna perde ogni incisività e significato.

 

EDUCATIVO

Losviluppo di capacità e di competenze coerenti con le attitudini e le scelte personali” sostanzia il termine educazione.

La progettazione educativa ha inizio dall’analisi delle competenze generali, finalità della scuola, per identificare le capacità loro sottese.  Segue la loro processualizzazione, intesa come elencazione degli stati del loro manifestarsi.

La capacità  “elaborare strategie”  potrebbe condurre alla seguente sequenza: circoscrivere il campi d’indagine assumendo uno specifico punto di vista -> definire l’obiettivo -> analizzare/selezionare i dati -> formulare ipotesi: mettere in relazione i dati selezionati con l’obiettivo; valutare la consistenza della congettura -> rendere operativa l’ipotesi-> applicare la strategia e ottenere risultati -> gestire l’errore: confrontare l’obiettivo con il risultato; estrarre le informazione contenute nello scostamento osservato e capitalizzarle.

La progettazione educativa prosegue con l’enunciazione delle strategie per la promozione di capacità “coerenti con le attitudini e le scelte personali”.

Un cambiamento che avrebbe dovuto essere epocale: la tradizionale didattica versativa, undirezionale, cattedratica non é più collocabile al centro della scena.

Una metodologia ascendente, della scoperta, laboratoriale, che fa rivivere i problemi e i metodi che hanno caratterizzato l’evoluzione delle discipline ne avrebbe dovuto prendere il posto.

 

ISTRUZIONE

La scuola è concepita come un sistema: l’unitarietà, la finalizzazione, il coordinamento, il feed-back sono le sue specificità.

In questo contesto il termine  “istruzione”  trova la sua definizione:  è da rapportare a un  modalità di governo dei processi scolastici che ricerca, identifica e valorizza le sinergie tra gli insegnamenti.

Il consiglio di classe sovrintende tale funzione per conseguire gli obiettivi elaborati dagli organismi a lui sovraordinati.

 

RIPARTIRE!!

Le scuole devono essere ricollocate sul binario istituzionale e accendere i motori prima dell’inizio del prossimo anno scolastico.

I dirigenti scolastici dovrebbero essere invitati a convocare i Consigli di Circolo/di Istituto per “elaborare e adottare gli indirizzi generali”. A tal fine le competenze generali elencate nei regolamenti di riordino del 2010  verranno integrate: la finalità del servizio erogato dalle singole scuole sarà dichiarata.

L’elenco sarà completato dall’indicazione dei “criteri generali della programmazione educativa” che vincolerà il suo successivo raffinamento all’ambito sistemico.

Seguirà la convocazione del Collegio dei docenti per l’elaborazione del Piano dell’offerta formativa  “sulla base degli indirizzi generali per le attività della scuola e delle scelte generali di gestione e di amministrazione definiti dal consiglio di circolo o di istituto”.

Perché non prevedere dei premi per le scuole che si distinguono e per i docenti che progettano occasioni d’apprendimento coerenti, motivanti ed efficaci?