S. Poggiali, Ermes

Un buon esordio

di Antonio Stanca

poggialiBuono l’esordio narrativo di Simonetta Poggiali, napoletana che insegna Lettere a Milano e collabora con giornali nazionali oltre a partecipare a sceneggiature per la televisione. Ermes (Una storia napoletana) è il suo primo romanzo pubblicato  nel 2008 per conto della Neri Pozza di Vicenza e ristampato a Febbraio del 2013 dalla BEAT di Varese (pp. 155, € 9,00). Si tratta di un’ampia narrazione che la Poggiali ambienta nella Napoli dei giorni nostri, incentra sulla figura del protagonista, il sedicenne Luigi, e con la quale ricostruisce i luoghi, i personaggi, la vita di quella Napoli rimasta sempre ai margini perché fatta di poveri, di persone alle quali mancano molte cose e per questo giungono alla clandestinità, alla violenza quando non si abbandonano a vizi come quelli dell’alcol. Abituate a vivere di espedienti fin dalla prima età, ad accettare difficili condizioni familiari, ad avere sempre problemi, a soffrire le differenze  quando vengono a contatto con gli altri, queste persone hanno dovuto cercare, percorrere vie diverse da quelle conosciute e sono approdate al malcostume, all’illegalità, ne hanno fatto il loro modo di essere.

La Napoli dei poveri, degli esclusi, dei violenti vuole rappresentare la Poggiali col suo libro e vi riesce tramite quel Luigi figlio di una madre vedova, che lavora come portinaia, fuma in continuazione, e fratello di Pasqualino, bambino delle elementari, debole fisicamente e sempre alle prese con un naso malato. Luigi vive nel clandestino, ritira le mesate per i boss e questo lavoro lo porta ad attraversare con la  vespa l’intera Napoli, ad avere contatti con gli ambienti, i protagonisti della malavita napoletana in qualunque parte della città si trovino. Un movimento continuo e rapido è la sua vita, è lui l’Ermes, il messaggero alato degli dei dell’antica Grecia, è con i suoi spostamenti che la scrittrice fa vedere tutta Napoli, ogni quartiere in ogni suo aspetto, dalle strade alle spiagge, dai palazzi alle baracche, dai colori alle ombre, dalle luci alle tenebre anche se tra queste conclude sempre i viaggi del ragazzo. Vera, autentica vuole essere la Poggiali nella rappresentazione anche perché molto concede, nell’espressione, al linguaggio parlato, al dialetto napoletano.

Il bisogno di realtà, però, finisce per essere solo un aspetto dell’opera dal momento che l’autrice fin dalle prime comparse del suo giovane protagonista lo fa vedere diverso dal ragazzo che si sarebbe creduto proprio di quell’ambiente e dagli altri ragazzi con i quali lo fa incontrare. Pur essendo Luigi un adolescente tra i tanti del luogo la Poggiali gli attribuisce delle qualità che lo distinguono, lo rende capace di richiami interiori, di voci dello spirito. Spesso lo coglie da solo a pensare, riflettere, ricordare, soffrire per la sua vita,  desiderare un’altra senza riuscire a chiarirsela, ad intravedere una qualche possibilità per raggiungerla. Sono pensieri che riflettono il movimento del suo spirito e dai quali Luigi si distoglie coltivando l’amicizia con Ninetta, la ragazza più bella del quartiere, che egli tanto ammira. Quell’amicizia lo colma di tutto ciò che avrebbe desiderato, con la ragazza si frequenta, con lei esce, lei ama nel suo segreto anche se è promessa a Gaetano, il capo dei giovani del posto che momentaneamente è in carcere. Di questa assenza i due approfitteranno per incontrarsi, parlare, uscire più spesso ma pericolosa, crudele diventerà la situazione quando Gaetano, libero, saprà delle loro frequentazioni. Gli sembreranno così gravi da giungere a sentirsi tradito da Ninetta, da diventare furioso ed uccidere la ragazza. Tanto ne soffrirà Luigi da togliersi la vita.

Il bene, il bene coltivato da Luigi sarà sopraffatto dal male, l’amore dall’odio, la vita dalla morte. Le regole dell’ambiente annulleranno quanto di nuovo stava in esso succedendo, non concederanno spazio a ciò che poteva superare i limiti di una situazione, si confermeranno come uniche, inesorabili. Non perde, però, l’opera della scrittrice il suo valore di denuncia dei gravi fenomeni  che ancora esistono senza che ci si impegni a rimuoverli, la sua funzione di messaggio per una vita migliore dove ancora non c’è.

Che tanti elementi, ambienti e personaggi, realtà e idea, vita e morte, rinuncia e speranza, siano presenti e ben combinati in un’opera d’esordio non può che sorprendere e muovere ad apprezzare il romanzo della Poggiali.