Bocciare è il fallimento del successo formativo!

Bocciare è il fallimento del successo formativo!

di Umberto Tenuta 

 

Lo dice la ministra Carrozza, evidentemente con grande amarezza e senza rassegnazione, almeno mi auguro.

Dice che bocciare è anche un costo, e la cosa non dovrebbe finire qui, perché occorrerebbe −occorre!−  andare alla ricerca di chi ti è responsabile di questo grande costo.

 

Ma oggi soffermiamo soprattutto sul fallimento.

 

Se la suola boccia, fallisce. 

Può evitare di evidenziare il suo fallimento nascondendo le bocciature, come pure si fa attraverso le promozioni formali.

Ma gli statistici −e purtroppo non gli statisti− si prendono la rivincita scoprendo le vere bocciature.

Le bocciature non si possono nascondere, perché emergono nel contesto della vita sociale, civile, politica, economica delle nazioni in cui le bocciature vengono nascoste.

Perché le bocciature non sono solo quelle scritte nei registri degli di esami di Stato, che sono anche essi un fallimento ed un costo che potrebbero essere evitati, sopprimendo il valore legale dei titoli di studio che, d’altra parte, solo lo Stato riconosce, perché le imprese private, non statali, non danno alcun valore ai titoli rilasciati dalle scuole e dalle università, provvedendo da sole ad accertare se i loro addetti sono in possesso delle competenze necessarie a svolgere i compiti per i quali vengono assunti.

Lo Stato, purtroppo, non lo fa nemmeno con gli addetti ai servizi scolastici e ciò è il cane che si morde la coda.

Gli operatori scolastici non vengono scelti sulla base di competenze scrupolosamente verificate sul campo.

 

Ma rinviamo ad altro tempo questo problema, pure così rilevante, forse primario, perché la prima cosa che serve alla scuola è la competenza dei suoi addetti.

 

Soffermiamoci, almeno per il momento, sul fallimento rappresentato dalle bocciature.

La scuola non boccia sui registri di esame, ma nelle aule dove i giovani molto spesso, molto più spesso di quanto si intravede attraverso i risultati degli esami e forse anche delle stesse indagini statistiche, la bocciatura si verifica non creando le situazioni che consentano ai giovani di pervenire al loro successo formativo.

Quante Montalcini, quante Hack, quanti Zichichi, quanti Rubbia ecc. ecc. sono morti e muoiono nelle nostre aule scolastiche ed universitarie?

 

Purtroppo la nostra scuola, anche nei suoi ordinamenti, non è fatta per fare emergere le eccellenze, malgrado tutti i pon che in essa si sprecano.

E quando qualche eccellenza comincia ad emergere, è costretta ad emigrare in altri paesi in cui non ci sono vincoli di età per accedere ai diversi ordini di scuola ed all’università.

Sarebbe bello che qualcuno scrivesse la storia di quanti in Italia, e forse anche in altri paesi, sono riusciti a salvarsi dalla scuola, ad emergere, a divenire grandi, come il filo d’erba sotto la pietra che si piega e riemerge alla luce del sole che gli consente di diventare alto nel cielo azzurro.

Forse questa storia delle eccellenze  potrebbe servire a fare prendere consapevolezza di quanto intelligenze la scuola uccide, non tanto con le bocciature, quanto con la sua riconosciuta incapacità di garantire a tutti i figli di donna il successo formativo.

Successo formativo non riservato solo ai “capaci e meritevoli“, come purtroppo i nostri Padri costituenti, ancora sotto l’influenza di una scuola classista di un altro tempo politico e culturale, hanno scritto nella nostra Costituzione.

Capaci e meritevoli non si nasce, ma si diventa quando i figli di donna nascono e vivono in un ambiente che sin dal grembo materno offre loro le migliori stimolazioni per alimentarsi, per crescere, per divenire grandi.

Tralascio qui il commento alle dichiarazioni odierne sulla rilevanza dei fattori genetici che sono state riportate nei quotidiani italiani.

In alcuni i miei iscritti, ai quale rinvio, ho affrontato questo problema che avrebbe bisogno di altra attenzione da parte dei nostri politici e dei nostri legislatori.

Capaci e meritevoli si comincia a divenire già nel grembo materno, già nei primissimi anni di vita, già nella più importante scuola, nella scuola dell’infanzia; già nella scuola primaria, già nella scuola della preadolescenza, già nella scuola secondaria −oddio, scuola secondaria!− e addirittura nelle nostre Università che il problema nemmeno se lo pongono.

Fermiamoci alle nostre prime scuole, alla scuola del grembo materno, assicurando alle gestanti le migliori e più ricche condizioni di vita, perché già nei loro grembi i bambini abbiano le più ricche stimolazioni per formarsi umanamente.

Assicuriamo ai neonati le migliori stimolazioni culturali possibili in un ambiente ricco dei doni, dei giochi più diversi che i neonati fanno con le loro mani, con i loro piedi, con tutti i loro organi sensoriali ovvero percettivi.

Lasciamo le madri a casa perché possano alimentare con il loro latte, stimolare ed educare i loro bambini, tanto è dimostrato che lo Stato spende di più facendole lavorare.

Sì, riconosciamo alla Scuola dell’infanzia la stessa importanza che viene riservata alle Università, come scriveva il mio grande Maestro, Roberto Mazzetti.

Prendiamo atto che la Scuola primaria è veramente primaria, secondaria solo alla scuola dell’infanzia.

Ma ciò non significa che le Scuole secondarie di primo e di secondo grado non abbiano maggiore rilevanza formativa delle Università.

Il che non significa che le Università abbiano un ruolo secondario nel processo di formazione dei giovani, in un contesto culturale nel quale ormai non si può non parlare di educazione permanente.

E, allora, creiamo le condizioni perché  le bocciature non si rendano necessarie, perché bocciare ha un costo troppo grande per la società e sopratutto per le persone umane, tutte figlie di Dio, non importa quale.

Non pensiamo più di poter risolvere il problema eliminando le bocciature, perchè quello che conta non è la promozione, quella sui registri di esame, ma quella che quotidianamente si consuma −quando si consuma− nelle delle nostre scuole, nelle quali non sempre si offrono ai giovani le migliori condizioni per alimentarsi, per crescere, per formarsi, ma non di rado si mortificano le vive energie dei giovani che si manifestano, anche e forse soprattutto, in coloro così frequentemente puniti per la loro vivacità.

Vivacità, desiderio di vita, elan vital che andrebbe stimolato, incoraggiato, favorito e comunque giammai represso con le punizioni.

Il ragazzo è troppo vivace! 

Oddio, troppo vivo, troppo vivace, innamorato della vita!

E noi condanniamo questo amore di vivere, di essere, di affermarsi che i giovani si portano dentro  fin dal loro concepimento.

Onorevole Ministra!

Ho già scritto tre lettere a Lei ed ai Suoi predecessori, ma non ha avuto riscontro.

Certo, mi fa piacere che Lei, onorevole Carrozza, dica che la bocciatura è un fallimento ed un costo. Ma non basta se non si attua la riforma delle riforme, anzi se non fa sì che le riforme, anche quelle lodevoli dei suoi predecessori, vengano attuate, seppure con le dovute correzioni.

Vengano realmente, effettivamente, e non solo formalmente, attuate dai docenti, ai quali però occorre assicurare i mezzi per la loro formazione che non può essere lasciata alla loro buona volontà ed ai loro sacrifici.

 

La scuola ha bisogno di maggiori risorse strumentali e professionali, nell’interesse dei cittadini, della società, dello Stato.

Non mettiamo nel cassetto questa consapevolezza, se vogliamo, come non possiamo non volere, che a tutti i figli di donna sia assicurato il successo formativo, che è un loro diritto, diritto soggettivo che non può essere disatteso né dai genitori né dallo Stato!