Nelson Mandela – Bisogna essere capaci di sognare

Mandela, in nome dell’uomo

di Antonio Stanca

mandelaNato nel 1918 e morto nel 2013 a novantacinque anni dopo una vita piena di eventi  pubblici e privati, il sudafricano Nelson Mandela è una figura che ha caratterizzato il secolo scorso, che in esso è diventata fondamentale insieme a quelle di altri grandi personaggi impegnati nella difesa dei diritti politici, sociali, civili dell’umanità in un tempo percorso da gravi tensioni e pericoli di carattere nazionale e internazionale.

E’ morto Giovedì 5 Dicembre e Martedì 10 il Corriere della Sera è uscito insieme ad un breve volume intitolato Nelson Mandela- Bisogna essere capaci di sognare. Nella prima parte l’opera contiene gli interventi di noti intellettuali, autori che si esprimono su Mandela, valutano quanto da lui fatto oppure, se lo hanno conosciuto direttamente, si soffermano sulle varie tappe della sua lunga vita. In appendice sono riportati i suoi discorsi più famosi. E’ un libro che si legge con facilità e che offre la possibilità di conoscere Mandela in maniera completa, di sapere tutto dell’uomo e del politico, della sua vita privata e pubblica, della sua casa di Soweto e dei luoghi diversi, delle persone e situazioni diverse tra le quali si è mosso. Leggendo si scopre come Mandela nato nel piccolo villaggio sudafricano di Mvezo si sia sentito animato, fin da ragazzo, dai principi di giustizia, libertà, uguaglianza, come crescendo, studiando abbia continuato a nutrirli soprattutto perché non li vedeva attuati nel suo Sudafrica. Qui, nonostante i tempi moderni, esistevano e valevano ancora le antiche leggi dei colonizzatori, le persone venivano distinte secondo la loro provenienza, la loro condizione economica, il colore della loro pelle, il loro credo religioso. Si era ancora razzisti da parte di una minoranza che deteneva il potere della Repubblica Sudafricana, c’era ancora l’apartheid. La maggioranza sudafricana, e non solo quella di colore, soffriva l’ignoranza, la violenza, la miseria, la malattia, la morte. Contro tali pessime condizioni di vita Mandela cominciò da giovane ad impegnarsi, a lottare nei modi più diversi. Avviò tante iniziative, coinvolse tante persone, creò delle associazioni contro l’apartheid. Entrò a far parte dell’African National Congress (ANC), il partito politico contrario al regime, fu tra i fondatori dell’Umkhonto, il gruppo armato impegnato a svolgere operazioni di sabotaggio e di guerriglia perché  il governo cedesse a certe richieste. Prese parte a tali operazioni fin quando, nel 1964, fu arrestato e messo in carcere. Qui rimase per ventisei anni dedicandosi a letture e studi che ampliarono l’ istruzione ricevuta durante il precedente periodo universitario presso la Facoltà di Legge. Furono anni  e studi che rafforzarono le sue convinzioni politiche. Non smise mai, Mandela, di credere che in Sudafrica sarebbe stato possibile raggiungere una condizione di vita libera, giusta e uguale per tutti specie per chi da secoli soffriva. E nonostante sia uscito dal carcere quando era settantenne continuò in tali aspirazioni, s’impegnò per esse fino a diventare nel 1991 Presidente dell’ANC e nel 1994 Presidente della Repubblica Sudafricana. Intanto nel 1993 aveva ricevuto il Premio Nobel per la pace dopo i precedenti Premio Lenin per la pace e Premio Sakharov per la libertà di pensiero.

Durante il periodo di Presidente della Repubblica Mandela riuscì a realizzare quanto aveva sempre perseguito per il Sudafrica, cioè la fine dell’apartheid, l’avvento di un governo democratico e l’inserimento del paese nel contesto internazionale. Furono queste conquiste a fare di lui una figura riconosciuta ovunque per le sue qualità di uomo e di politico, a trasformarlo nell’esempio, nel simbolo di quanto può la forza dello spirito, di come è possibile far diventare realtà quello che sembrava un sogno.

A ottantadue anni, nel 1999, Mandela si ritira dalla Presidenza della Repubblica e nel 2004 dichiara di voler rinunciare ad ogni altro impegno ma ormai ha raggiunto una tale notorietà, sono tanto importanti i valori da lui rappresentati che non gli è possibile rimanere lontano da  ciò che accade nel mondo, dalle manifestazioni alle quali viene invitato. Egli impersona un’idea, un bisogno che hanno superato i limiti dei loro luoghi, della loro gente e sono diventati di ogni luogo, di ogni gente con problemi d’ingiustizia e disuguaglianza. Qui Mandela comparirà a testimoniare come sia possibile vincere anche dove si è sempre perso, a promuovere riconciliazioni, unificazioni, a ridurre distanze, differenze. Si vedrà anche in altre circostanze, riceverà altri riconoscimenti e in tal modo vivrà fino a qualche anno prima di morire la notte del 5 Dicembre 2013 presso l’ospedale di Pretoria.

Con Mandela si è visto quanto può ottenere anche una persona semplice, umile, quali traguardi può raggiungere se sono di carattere umano, morale, si è provato che la storia è fatta dall’uomo. Si è riscoperto il valore di una simile verità, si è sentito il suo bisogno.