Scuola, una medaglia per i migliori

da La Stampa

Scuola, una medaglia per i migliori

È un successo l’esperimento del ministero: scudetti per valorizzare i risultati, ma anche impegno e condotta. Dirigenti e professori sono entusiasti
E se a scuola tornassero medaglie, coccarde e nastri? Qualcuno ci sta seriamente pensando, anzi lo sta già facendo, convinto che i ragazzi vadano gratificati e che i voti – da soli – non bastino per premiare chi si impegna. Ci vuole qualcosa in più, dicono dirigenti e professori. In molti istituti ci si arrangia da soli, c’è chi usa le medaglie, chi le stellette, chi le distribuisce a fine anno e chi in occasioni particolari.

Anche al ministero dell’Istruzione hanno preso in considerazione l’ipotesi e sostenuto un progetto di successo. Si chiama «Mimerito», è stato sperimentato in 18 scuole per un totale di 185 classi su un numero approssimativo di quattromila alunni. Ogni classe ha ricevuto 40 distintivi metallici, smaltati e dal disegno accattivante. Ci sono gli Scudetti d’eccellenza riservati al rendimento scolastico, le Stelle di condotta d’oro e d’argento e i Brevetti d’impegno personale come riconoscimento per la buona volontà e l’impegno.

I distintivi vanno restituiti dopo due-tre settimane, quindi il kit comprende anche i tabelloni da appendere in classe, sui quali per tutto l’anno vanno scritti i nomi degli alunni che hanno conquistato i premi.

La cerimonia di assegnazione dei premi avviene periodicamente, il distintivo viene indossato sul grembiule nelle scuole primarie o appuntato sul diario nelle secondarie di primo grado. «Oggi – spiega l’ideatore di Mimerito, Andrea Conci – si vive di status symbol del tutto slegati dal merito. Volevo invece restituire un contenuto, un senso agli oggetti che amiamo avere ed esibire».

I riconoscimenti possono essere concessi per un’interrogazione particolarmente brillante, per un compito in classe da 10 e lode, per un approfondimento spontaneo dell’alunno. Oppure possono servire a premiare il rispetto verso i compagni e gli educatori o la buona volontà e l’impegno, anche non legati al rendimento scolastico. In genere nella scuola primaria la cerimonia avviene ogni due-tre settimane, alle superiori dopo i consigli di classe. Ma ogni scuola è libera di adattare il metodo ai suoi bisogni. Uno dei vantaggi dell’idea è che possono essere usati molto meglio dei voti per premiare i disabili o chi presenta difficoltà nell’apprendimento, per il loro impegno. Ciò che conta, infatti, è l’impegno e la volontà di migliorare.

I dirigenti e i professori che hanno partecipato alla sperimentazione sono entusiasti. C’è chi aveva già adottato qualcosa di simile come il San Giuseppe de Merode a Roma. «Di solito, a fine anno, – racconta Maria Pia Tomassini, coordinatrice – diamo medaglie ricordo, o premi per i ragazzi più bravi, ma Mimerito li stimola in modo continuo e capillare per tutto l’anno».

C’è chi sottolinea la differenza rispetto al voto, che spesso – commenta Patrizia Vicentini dell’istituto Leopardi di Milano – serve più ai genitori come verifica che non alla gratificazione dei ragazzi. Ci siamo quindi ritrovati totalmente nel metodo».

E c’è chi sottolinea gli effetti positivi da un punto di vista psicologico. «Si è innescata una competizione positiva fra gli alunni, con benefici a livello disciplinare: spesso i ragazzi si auto-correggono fra loro, ricordandosi che con un atteggiamento non consono potrebbero rimanere fuori dalla concessione dei distintivi per la buona condotta e l’impegno», spiega Barbara Leoncini, responsabile progetti dell’Istituto comprensivo Giovanni Pascoli di Rieti. Mentre Francesca Fedele, dirigente dell’Istituto comprensivo Nosside Pythagoras di Reggio Calabria e i suoi professori hanno ritrovato nel metodo Mimerito «echi della psicologia di scuola comportamentista, in cui il “rinforzo tangibile” è un passo importante per promuovere la motivazione».