Due alunni stranieri su 3 in ritardo alle superiori

da Corriere della Sera

RAPPORTO CARITAS-MIGRANTES

Due alunni stranieri su  3 in ritardo alle superiori

Resta indietro il 16,3% alle elementari, il 44,1% alle medie e il 67,1% alle superiori. La denuncia: «I figli di immigrati  indirizzati in scuole tecniche che diventano ghetti»

Due alunni stranieri su tre alle superiori sono in ritardo. Il problema è lì, lo indicano tutte le ricerche e lo ribadisce adesso il nuovo rapporto Caritas-Migrantes: «E’ nella scuola secondaria di secondo grado che si registrano le questioni più critiche a cominciare proprio da una scelta di indirizzi prevalentemente orientata verso la formazione tecnica e professionale e solo relativamente verso i licei, in particolare l’indirizzo scientifico».

I NUMERI – In quel dato del dossier che colloca il 38,2 per cento del totale degli allievi «stranieri» in una situazione di ritardo scolastico, pesa allora soprattutto il 67,1 per cento dei quindicenni, che fa media con il 44,1 della secondaria di primo grado e con il dato basso del 16,3 della primaria. Non si tratta solo di indirizzi sbagliati, di professori che a volte per superficialità spingono i figli di immigrati verso scuole «tecniche», in Italia sempre meno formative, in cui spesso si creano veri e propri ghetti. I «latinos» che fanno banda agli alberghieri, per esempio: ragazzini peruviani o ecuadoriani, che alle medie parlavano perfettamente italiano e che adesso in classe si ritrovano circondati da madrelingua spagnoli, non è raro che facciano passi indietro nell’apprendimento, e quindi nell’integrazione.

RISCHIO DEVIANZA – E’ questione, però, soprattutto di età e di percorso migratorio, e sono i dati a confermarlo: i bambini nati qui o arrivati molto piccoli, che magari hanno frequentato già la scuola materna, alle elementari hanno pochi problemi. Le difficoltà crescono con gli adolescenti portati in Italia con i ricongiungimenti, richiamati da mamme che li avevano affidati ai nonni, lavorano dalla mattina alla sera e non riescono a seguirli, inseriti in classe (quando ci riescono) ad anno scolastico già iniziato, in livelli generalmente più bassi rispetto alla loro età, con una conoscenza dell’italiano a volte nulla: come è possibile pensare che non accumulino ritardo? Su questo tipo di studenti – che messi nelle condizioni di inserirsi possono essere anche molto promettenti – è evidente che bisogna pensare aiuti ad hoc, che non siano ghettizzanti ma che offrano delle buone chances di recupero. Perché il rischio di disagio (e in alcuni casi di devianza) è alto, e più passa il tempo e più diventa difficile scongiurarlo.

Alessandra Coppola